ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su la Padania
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Martedì 13 gennaio 2004

 

 

 

Ma l'Anm minaccia lo sciopero

Il "sindacato dei magistrati" non vuole rinunciare ai privilegi di casta


 

ROMA - «È doveroso condividere la saggezza dell'appello del dott. Favara a concludere il periodo di crisi fra politica e giurisdizione. Le basi sulle quali avviare tale conclusione sono esattamente quelle indicate nella sua relazione, con particolare riferimento alla necessità che la magistratura rispetti i limiti tecnici della sua funzione, senza finalità moralizzatrici o di supplenza». A commentare così la relazione con cui si è aperto l'anno giudiziario è il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, secondo il quale i contenuti saranno tanto più utili quanto più seguiti «da gesti coerenti e concludenti da parte di tutti».

Secondo Mantovano, infatti, «è realistico constatare» che le basi su cui avviare la conclusione della crisi tra politica e giurisdizione «al momento rappresentano soltanto un autorevole auspicio», e il sottosegretario spiega perché: «Magistratura democratica, una delle correnti storiche della magistratura associata, continua a parlare di "funzione di indirizzo politico propria della giurisdizione"; non pochi giudici partecipano attivamente ai girotondi, o addirittura manifestano simpatia verso i no global; talune leggi proposte dal governo in carica, come la Bossi-Fini sull'immigrazione, vengono in concreto boicottate, in nome di precisi presupposti ideologici, teorizzati e illustrati da giudici in scritti e in convegni; la stessa Anm boccia ogni ipotesi di riforma dell'ordinamento giudiziario in termini di attentato all'autonomia e all'indipendenza del corpo».

E infatti ieri l'Associazione nazionale magistrati, attraverso il suo segretario Carlo Fucci, ha detto, commentando la relazione del pg Favera, ha dichiarato che «non resteremo in silenzio di fronte all'aggressione dello Stato di diritto, che è all'orizzonte con la riforma dell'ordinamento giudiziario», percorrendo tutte le strade «compreso il ricorso allo sciopero». Venerdì, in vista della ripresa della discussione in Senato della riforma, l'Anm ha chiesto un nuovo incontro al ministro della Giustizia Roberto Castelli, con il quale l'ultimo contatto risale a un anno fa. Al Guardasigilli il "sindacato delle toghe" tornerà ad esplicitare il proprio allarme per gli effetti della riforma dell'ordinamento giudiziario e a presentare le proprie proposte alternative, così come ha già fatto negli incontri avuti con i rappresentanti delle forze politiche e con i presidenti di tutti i gruppi al Senato.

Colloqui che sinora non hanno dato l'esito sperato: «purtroppo le nostre proposte non hanno avuto alcuna attenzione» sostiene il presidente Edmondo Bruti Liberati, che a nome dell'Anm esprime una «profonda insoddisfazione per la posizione assunta dal governo».

 

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