ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su la Padania
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Mercoledì 3 luglio 2002

L’estremo saluto a Paolo Scrofani

Ieri il funerale del vicequestore perito nello scoppio di via Cermenate


«Un eroe della vita quotidiana»: così monsignor Erminio De Scalzi ha definito, nella sua omelia durante il funerale svoltosi ieri a Sant’Ambrogio, il vicequestore Paolo Scrofani morto nella tragedia di via Cermenate. «Ancora una volta la nostra città è in lutto perla morte violenta di uno dei nostri custodi», ha esordito monsignor De Scalzi ricordando come il vicequestore fosse conosciuto da tutti «come persona generosa, disponibile, dedita al suo lavoro con passione e competenza, impegnato a contrastare il male e a contribuire per la sua parte affinché i cittadini potessero vivere il più possibile sereni e sicuri».

Il feretro di Paolo Scrofani è giunto alla basilica salutato da un picchetto d’onore e circondato da una folla che Sant’Ambrogio non è riuscita a contenere tutta. Dietro la bara la moglie Emma, anch’ella funzionaria di polizia, la figlia Federica di 12 anni, in lacrime tra le braccia della zia, gli altri familiari e soprattutto centinaia di poliziotti, ma anche carabinieri, vigili del fuoco e rappresentanti della Croce Rossa. A mezz'asta le bandiere dell’Università Cattolica che si trova proprio di fronte alla caserma, della stessa sede della Polizia di Stato così come tutte quelle di Milano, dove ieri era stato proclamato il lutto cittadino. In chiesa in prima fila c’erano le autorità civili e militari e i familiari.

A rappresentare lo Stato, in assenza del ministro dell’Interno Claudio Scajola che in un primo tempo era atteso alle esequie, il sottosegretario Alfredo Mantovano, quindi il prefetto di Milano, Bruno Ferrante, il questore Vincenzo Boncoraglio, il sindaco e il vicesindaco, Gabriele Albertini e Riccardo De Corato, il presidente della Provincia, Ombretta Colli e, in rappresentanza della Regione, il vicepresidente Viviana Beccalossi. In molti anche i magistrati o ex, come Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D’Ambrosio e Alfredo Spataro. Ieri intanto il gip Clementina Forleo ha convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare in carcere di Massimo Santoro, il muratore trentaduenne che venerdì scorso, per resistere allo sfratto esecutivo, dopo aver sparato e ferito un vigile del fuoco, ha fatto esplodere il suo appartamento provocando la morte del vicequestore e il ferimento di una ventina di poliziotti. Per il giudice, che ha depositato il provvedimento ieri mattina, Santoro è responsabile di omicidio volontario, disastro doloso, lesioni volontarie, ricettazione e porto illegale di arma. Queste accuse erano state formulate anche dai pm Alfredo Robledo e Maria Elena Teatini, titolari dell’indagine sulla tragedia di via Giovanni da Cermenate, i quali hanno già disposto una consulenza per accertare le cause dell’ esplosione. L’interrogatorio avverrà solo quando le condizioni di Santoro lo permetteranno.

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