ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su la PADANIA (Sezione: Pag. ) |
Venerdì 5 Marzo 2004 |
Banca 121, l'inchiesta va avanti Acquisiti nuovi atti dalla Procura
TRANI (BARI) - La vicenda della banca 121 ha registrato ieri, tra l'altro, anche le prime schermaglie giuridico-politiche: a D'Alema che dice «se qualcuno sostiene che sono interessato alla Banca 121 lo denuncio», il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano ha infatti risposto: «Alzo la mano come fanno i bambini a scuola, se vuole può denunciare me. Ho già detto più volte che vi è stato un chiaro interesse politico del gruppo facente capo a D'Alema nel cercare di favorire per quanto possibile dal punto di vista politico la costituzione di un grosso polo bancario che aveva come meta la fusione tra il Monte dei Paschi di Siena e la Bnl. Funzionale all'ingrossamento del Monte dei Paschi attraverso l'inglobamento della Banca del Salento». Intanto ieri diversi documenti sono stati acquisiti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani (Bari) nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta truffa legata al collocamento di prodotti finanziari "ballerini" emessi negli anni scorsi da Banca 121 (ora del gruppo Monte dei Paschi di Siena). Nell'indagine è indagato il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, per il reato di favoreggiamento reale nel delitto di truffa aggravata, finora contestato a 37 tra dirigenti, funzionari e impiegati di Banca 121. A quanto si è saputo, nei prossimi giorni giungerà a Trani anche la relazione che il pm inquirente, Antonio Savasta, ha chiesto alla Consob che, assieme a Bankitalia, tra il 2001 e il 2002, avrebbe ricevuto le lamentele dei risparmiatori che avevano sottoscritto alcuni dei prodotti finanziari finiti sotto inchiesta. Nelle lettere inviate ai due organismi di vigilanza - a quanto si è saputo - i risparmiatori lamentavano ingenti danni economici. Bankitalia già nei giorni scorsi ha consegnato al pm Savasta i documenti richiesti. Fonti della procura di Trani hanno inoltre definito "falsa e infondata" la notizia pubblicata ieri da un quotidiano locale che annuncia, citando una fonte anonima ma definita "autorevole", la prossima audizione, da parte della Procura tranese, del governatore di via Nazionale.
Dell'eventuale interrogatorio di Fazio aveva parlato nei giorni scorsi il procuratore di Trani, Nicola Barbera, che, rispondendo ai giornalisti, aveva detto: «Vedremo se sarà il caso di ascoltare" Fazio. "Inventate e prive di fondamento" vengono poi definite da fonti inquirenti le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi da alcuni quotidiani sulla imminente richiesta di archiviazione della posizione del governatore Fazio da parte della Procura. «È assolutamente presto per parlare di richiesta di archiviazione», tagliano corto gli inquirenti.
Ieri si è anche appresa la storia di uno dei casi emblematici dei risparmiatori finiti nella vicenda loro malgrado. Si tratta di una donna di trentacinque anni, sordomuta dalla nascita e per questo ritenuta dal suo avvocato un soggetto ancora più indifeso e vulnerabile. Lei è Raffaella Gigante, di Bari, assistita dall'avvocato Ascanio Amenduni, che ieri ha presentato denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, chiedendo anche provvedimenti cautelari. La vicenda comincia il 4 luglio del 2000, quando sottoscrive nell'Agenzia di Bari della ex Banca del Salento, poi Banca 121 di cui era correntista, una precompilata proposta di adesione al programma di investimento chiamato "My Way", collocato sul mercato finanziario dall'allora Banca del Salento. L'investimento veniva presentato Gigante dall'impiegato come «un'assicurazione dal rendimento sicuro che si sarebbe andata ad affiancare alla pensione». Per la presentazione del prodotto finanziario l'impiegato non si avvalse dell'assistenza di un interprete, visto l'handicap di Raffaella Gigante, sostenendo, tra l'altro, di aver spiegato tutto al padre della cliente. Quest'ultimo, invece, ha poi riferito alla figlia di non aver mai tenuto con impiegati della Banca colloqui preventivi. Solo successivamente alla firma, la donna ha scoperto che il piano "My Way", tra l'altro, «consisteva - si legge nella denuncia - nell'accensione di un mutuo con scadenza trentennale, con l' assunzione dei rischi di investimento esclusivamente a carico dell'investitore, e con possibilità di sciogliersi dal contratto solo ricorrendo a complicate clausole di alta matematica finanziaria, nonchè sopportando ingenti esborsi monetari».
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