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Articolo pubblicato su Panorama
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Lunedì 13 febbraio 2006

di Ignazio Ingrao

VATICANO - I CONSIGLI PER IL VOTO DEL 9 APRILE

 

 Elezioni: la Chiesa ha fatto centro

Chiamata alle armi per la difesa dei valori cristiani: ed ecco i buoni che meritano di essere premiati. Con una preferenza per i partiti di Casini e Rutelli. E qualche sorpresa.


 

da Roma

In vista delle elezioni del 9 aprile neanche Stalin dormirebbe tranquillo. Al Papa mancano sempre le «divisioni» armate, come ironizzava il capo dell'Unione Sovietica al tempo della guerra fredda. Ma la Chiesa italiana si è attrezzata. Si preparano così a scendere in campo falangi di candidati che hanno promesso fedeltà alle parole d'ordine lanciate dai vescovi italiani: famiglia, vita, occupazione, Mezzogiorno, legalità, bene comune. Il segretario generale della Cei, Giuseppe Betori, suona una chiamata alle armi trasversale: «La Chiesa non vuole che i cattolici si schierino, ma che tutti si schierino» per difendere i valori cristiani. Galvanizzati dal flop del referendum del giugno scorso sulla fecondazione medicalmente assistita, i vertici della Chiesa italiana contano su un'area più vasta dei soli credenti praticanti.

La novità di queste elezioni è rappresentata infatti dal sostegno a candidati laici, esterni alla Chiesa ma affini al suo modo di sentire. L'elenco dei «fiancheggiatori» è guidato dal presidente del Senato Marcello Pera, seguito da Ferdinando Adornato. Sul fronte dell'opposizione ci sarebbe Giuliano Amato, apprezzato per le posizioni assunte contro l'aborto ma non per quelle sulla fecondazione assistita. Per lui si registra una prudente apertura con riserva. C'è poi la truppa dei «cattolici d'origine controllata» che si sono distinti nella battaglia referendaria per aver difeso le posizioni della Cei e ora si preparano a raccogliere i frutti della riconoscenza: Maria Burani Procaccini, Domenico Di Virgilio e Grazia Sestini, per Forza Italia; Luca Volonté, Ivo Tarolli e Francesco D'Onofrio per l'Udc; Gustavo Selva e Alfredo Mantovano per An; Francesca Martini per la Lega, Giuseppe Fioroni, Emanuela Baio Dossi, Giuseppe Gambale, Renzo Lusetti, Patrizia Toia, Donato Mosella per la Margherita; Alessandro De Franciscis per l'Udeur.

A questi si aggiungono i «campioni» della battaglia per una corretta applicazione della legge sull'aborto, a cominciare dal ministro della Salute Francesco Storace, proseguendo con Giuseppe Palumbo di Forza Italia e Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc. Accanto a loro ci saranno i «fedelissimi»: arrivano dal mondo associativo e sono stati donne e uomini di fiducia dei vertici della Chiesa italiana. Sono i volti nuovi di questa tornata elettorale: tra questi Luisa Santolini, presidente del Forum delle associazioni familiari, probabile candidata in Campania con l'Udc, e Luigi Bobba, presidente delle Acli con l'Unione.

La strategia è quella del marciare divisi per colpire uniti: «In vista del prossimo appuntamento elettorale confermiamo la linea di non coinvolgerci, come Chiesa e quindi come clero e come organismi ecclesiali, in alcuna scelta di schieramento politico o di partito» spiega il cardinale Camillo Ruini, in odore di riconferma, seppure temporanea, da parte di Benedetto XVI, come presidente della Conferenza episcopale italiana e vicario del Papa per la diocesi di Roma. Sono lontani i tempi dell'unione politica dei cattolici sotto lo scudo crociato. «Candidati affidabili», come si sente dire nel felpato linguaggio curiale, sono presenti in entrambe le coalizioni, con una significativa predilezione per il centro dello schieramento.

Rinviato a tempi migliori il sogno di ricostituire un grande partito cattolico di centro, la Chiesa italiana punta sulla governabilità e gioca la carta dei candidati moderati, per contrastare le ali radicali degli schieramenti. Vanno lette in questa chiave le ampie aperture di credito ai leader di Margherita e Udc, Francesco Rutelli e Pier Ferdinando Casini. Apprezzamento per Clemente Mastella dell'Udeur che si è opposto all'ingresso dei radicali nell'Unione. Freddezza nei confronti di Marco Follini, per lo strappo con Casini.

Discorso a parte meritano Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Cresce nel mondo cattolico il gradimento verso il leader della Cdl, anche grazie alle sue dichiarazioni contro il riconoscimento delle coppie di fatto, nonostante alcune riserve in merito all'efficacia delle politiche familiari adottate dal governo. Interfaccia del leader di Forza Italia con il mondo cattolico è il sottosegretario Gianni Letta, che gode di indiscusso prestigio anche ai piani più alti della Chiesa italiana.

Prodi punta invece sul sostegno che arriva dalla base del mondo associativo più che dai vertici della Cei. Un'area che va dall'Azione cattolica fino all'Agesci (scout), passando per le Acli, è pronta a schierarsi con lui. Si registra delusione da altri strati del mondo cattolico per la mancata candidatura di Savino Pezzotta, soddisfazione invece per la discesa in campo di Edo Patriarca, esponente di punta degli scout cattolici.

Nella vasta e articolata galassia della Chiesa italiana, accanto alle simpatie o antipatie dei vertici della gerarchia c'è il pluralismo dei diversi mondi associativi che si fanno carico di appoggiare questo o quel candidato con un tam tam sotterraneo. Dalle file di Cl arriva così il sostegno a Roberto Formigoni e Maurizio Lupi di Forza Italia; larghi strati dell'Azione cattolica si ritrovano in figure come Rosy Bindi, Giorgio Tonini e Franco Monaco dell'Unione; Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno di An fanno affidamento sui rapporti intessuti con l'Opus Dei; mentre a livello locale il sindaco di Roma Walter Veltroni conta anche sull'appoggio della Comunità di Sant'Egidio.

Diversi ministri uscenti del governo Berlusconi godono di notevole presa sul mondo cattolico, a cominciare dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, dell'Interno Giuseppe Pisanu, della Funzione pubblica Mario Baccini, dell'Istruzione Letizia Moratti (candidato sindaco al Comune di Milano), dei Beni culturali Rocco Buttiglione, delle Comunicazioni Mario Landolfi e degli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia.

Pollice verso invece per il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e per quello delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo. C'è però chi invita a non fare troppo affidamento sulla Chiesa e ricorda l'influente prelato romano che nelle ultime elezioni regionali si è speso senza riserve per la rielezione di Storace con esiti disastrosi. Alle volte basta una devota preghiera, come insegnava Giorgio La Pira, che mobilitava i conventi di clausura: votate e pregate.


MOVIMENTISTI

Roberto Formigoni, Maurizio Lupi (Comunizione e liberazione), Rosy Bindi, Giorgio Tonini, Franco Monaco (Azione cattolica), Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno (vicini all’Opus Dei), Edo Patriarca (Agesci).

LEADER DA COLTIVARE
Francesco Rutelli, Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella, Silvio Berlusconi.

MINISTRI DA SEGNALARE
Carlo Giovanardi, Giuseppe Pisanu, Mario Baccini, Letizia Moratti, Rocco Buttiglione, Mirko Tremaglia, Mario Landolfi.

FEDELISSIMI
Luisa Santolini, Luigi Bobba.

ANTIABORTISTI
Francesco Storace, Giuseppe Palumbo, Lorenzo Cesa.

AMICI LAICI
Marcello Pera, Ferdinando Adornato, Giuliano Amato.

CATTOLICI DOC
Maria Burani Procaccini, Domenico Di Virgilio, Grazia Sestini, Luca Volonté, Ivo Tarolli, Francesco D’Onofrio, Gustavo Selva, Alfredo Mantovano, Francesca Martini, Giuseppe Fioroni, Emanuela Baio Dossi, Giuseppe Gambale, Renzo Lusetti, Patrizia Toia, Donato Mosella, Alessandro De Franciscis.


    

 

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