ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su QN Il Resto del Carlino Il Giorno La Nazione (Sezione: Il Resto del Carlino Cronaca Pag. ) |
Venerdì 3 Gennaio 2003 |
di Lucio Tamburini
Indulto, i detenuti
vanno in pressing: sciopero della fame
ROMA — E' sul tema dell'indulto la prima occasione di confronto tra maggioranza e opposizione, dopo l'appello di Ciampi al dialogo più pacato tra le forze politiche. E i detenuti sono pronti allo sciopero della fame, per accompagnare il Parlamento nell'emanazione di un provvedimento di clemenza. Lo dice il Verde Paolo Cento che è stato nel carcere romano di Regina Coeli, dove ha trovato «un clima sereno, ma anche di grande attesa», sostenendo che il popolo delle celle rifiuta «l'indultino», l'ipotesi di uno sconto degli ultimi tre anni di pena per chi ha tenuto buona condotta e non commette nuovi reati nei cinque anni successivi alla scarcerazione. Una proposta che andrà in Aula, a Montecitorio, dalla metà del mese e potrebbe avere il via libera con la semplice maggioranza della metà più uno dei votanti. Il vero e proprio indulto, invece, passerebbe solo con la maggioranza qualificata dei due terzi. A meno di cambiare la Costituzione. E anche dopo la caduta del veto di Fini (libertà di voto, secondo coscienza), una simile larga intesa, trasversale, non è detto che sia proprio a portata di mano. Chi frena Tanto più che all'interno della stessa An e della Lega restano molte le prese di posizione contro un qualsiasi provvedimento di clemenza. Mentre Franco Cardiello (An) sostiene che si rischia di mettere fuori dal carcere 45mila pregiudicati, e il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano afferma che l'indulto sarebbe soltanto un palliativo, per lo sfollamento della carceri, continuano a dire no Domenico Nania, capogruppo di An a palazzo Madama, e il vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli. Per entrambi, le parole del Papa in favore di un atto di clemenza non vanno strumenalizzate. Se si dovessero fare le leggi caldeggiate dal Pontefice — commenta Nania — «allora ci sarebbe di che sperare anche per l'abolizione dell'aborto» e così via. Per Calderoli, poi, «i delinquenti stanno bene in galera» e il Santo Padre si è rivolto a tutti i cristiani, non solo agli italiani: «Stiamo a vedere, prima, come rispondono gli altri Paesi...». Così, i radicali temono che il problema venga «riaccantonato». «Lo sciopero della fame che riprenderemo nei prossimi giorni — avverte il segretario Capezzone — aiuterà tutti ad assumersi presto e bene le proprie responsabilità». Ma sulla giustizia, intanto, riprende il contrasto. Tra governo e magistrati, che dopo lo sciopero delle toghe deciso l'anno scorso si preparano quest'anno — come spiega il segretario dell'Anm Edmondo Bruti Liberati (nella foto) — a sfilare con una copia della Costituzione tra le mani, all'inaugurazione dell'anno giudiziario il 13 dicembre. E riprende anche il muro contro muro tra maggioranza e opposizione. FI annuncia per le riforme un ruolino di marcia che l'Ulivo respinge decisamente, sparando intanto ad alzo zero contro una proposta di legge di Cola (An) per ridurre ad oltre la metà le pene previste per la bancarotta, anche fraudolenta. Duro l'attacco del senatore della Quercia, Guido Calvi: «Gli esponenti della Cdl non finiscono mai di sorprendere, si tratterà ora di vedere a quale dei loro amici potrà giovare questa legge: stanno trasformando questo paese in uno Stato dell'impunità».
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