ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su NUOVO Quotidiano di puglia
(Sezione:        Pag.    9)
Mercoledì 20 aprile 2005

R.M.

Alfredo Mantovano, esponenete di An, è vicino alle posizioni di Alleanza cattolica

 

 

 «Dopo la semina di Wojtyla, è l'ora del raccolto»

«La religione non può piearsi alle mode»
 


 

La condanna del relativismo? Prima che da Benedetto XVI, è venuta da Giovanni Paolo II. Non a caso l'omelia alla Messa "Pro eligendo pontifice" dell'ex cardinale Ratzinger è apparsa la sintesi di 23 anni di lavoro al fianco di Wojtyla. «Nella "Centesimus annus" c'è un passaggio nel quale si dice che dopo la caduta dei regimi COmunisti non è scomparso il rischio del totalitarismo. Una democrazia senza valori finisce per diventare totalitarismo aperto e subdolo», dice Alfredo Mantovano, esponente di An e vicino alle posizioni di Alleanza cattolica. «Se si ritiene che tutto dipenda dall'opinione del singolo e non c'è alcun riferimento oggettivo che si fonda nella natura dell'uomo si richia di scadere nella dittatura del relativismo su cui Giovanni Poalo II ha detto tanto».

Proprio le problematiche legate alla morale sessuale hanno meritato a papa Wojtyla l'accusa di essere un conservatore.
«Quando si parla di relativismo, non ci si riferisce solo alla morale sessuale, ma si guarda al futuro e alla sfide del futuro. Se conservatore significa conservare la natura dell'uomo ben venga».

Secondo il filosofo Emanuele Severino la Chiesa da una parte mostra di capire il carattere decisivo della filosofia nella storia dell'uomo, dall'altro sottovaluta la potenza ,del pensiero fIlosofico del nostro tempo e lo riduce a semplice relativismo. Lei come la pensa?
«Sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno alle spalle una solida formazione filosofica che tiene conto anche del contributo dei principali pensatori del XIX e XX secolo».

Che Papa sarà secondo lei Bendetto XVI?
«Parto dal nome scelto che, che si collega a Benedetto XV, il papa del no alla prima guerra mondiale. E poi non a caso San Benedetto è il patrono dell'Europa: è stato uno degli artefici dell' evangelizazione dell'Europa. Ha arato l'Europa anche culturalmente, recuperando i classici dell' antichità e leggendoli alla luce dell' annuncio cristiano alla fipe dell'Impero romano, che allora sembrava la fine. del mondo. Oggi ci sono elementi di analogia col quell'epoca con l'Europa 'che rifiuta di dirsi cristiana e con uno stato di confusione e smarrimento che cerca un punto di riferimento. La Chiesa si pone come punto di riferimento di ricostruzione».

Si può vivere senza una fede?
«Le ultime settimane a Roma e non solo dimostrano l'esistenza di una enorme domanda di fede religiosa alla quale è indispensabile che corrisponda un' offerta credibile».

Cioè?
«Vuol dire che quello che il Papa dice a Roma ha bisogno di amplificatori in ogni partè del mondo a cominciare dai nostri territori. Una parte del pontificato di Benedetto XVI sarà dedicato a far sedimentare il magie stero di Giovanni Paolo II che, proprio perchè importante, è stato tenuto in reale considerazione solo in misura parziale».

Secondo lei oggi il cristianesimo è stanco?
«Alcuni uomini di Chiesa in certi casi danno l'impressione di stanchezza anche nel ritardo con cui si risponde a quella straordinaria, domanda, la stessa che ha portato tanti giovani a fare lO ore di coda per salutare la salma del Papa. In tanti sono rimasti delusi davanti alle porte chiuse delle chiese dove avrebbero voluto pregare per il pontefice morto».

Lei pensa che dopo Wojtyla la Chiesa sia obbligata più che mai a rivolgersi al mondo?
«Quella di Giovanni Paolo è stata una semina amplissima. Adesso si tratta di far sì che questo seme entri nel'terreno».

E non si disperda nei venti delle mode del pensiero?
«Esattamente».


    

 

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