ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia (Sezione: LECCE Pag. 7) |
Domenica 23 maggio 2004 |
di ROSARIO TORNESELLO
«Pericoloso gioco al rialzo Diamoci tutti una calmata»
La campagna elettorale scivola di nuovo sui manifesti. Propaganda abusiva, racket delle affissioni, attentati, fuga in massa dal servizio di attacchinaggio: l'ombra della criminalità torna ad allungarsi sul primo passo che la democra zia compie per affermare se stessa, e cioe sulla propaganda per il voto. Sottosegretario Alfredo Mantovano, i vizi del passato sembrano perpetuarsi. Come può la politica vantare un primato? «A dire la verità, io in questa vicenda registro tre elementi positivi. Il primo: una dichiarazione di intenti di entrambi i principali candidati alla Provincia, che così confermano di essere dei galantuomini, affinché tutti si diano una calmata, tanto sulle dimensioni dei manifesti quanto sulle affisioni. Il secondo: l'amministrazione comunale di Lecce, caso raro, prende un'iniziativa per appaltare il servizio di attacéhinaggio. Il terzo: stiamo parlando dell' affissione di manifesti in una provincia in cui l'azione della magistratura è andata a colpire, sul fronte della criminalità' ben altri giri, fatti di usura, ricic1aggio, estorsioni su vasta scala. In passato la criminalità, anche durante la campagna elettorale, ha conosciuto livelli di penetrazione più preoccupante». Onorevole, non rischiamo di minimizzare in questo gioco dei raffronti? «No. lo non voglio sottovaluta re ,nulla. Ma neppure enfatizzare. Dico s010 che questa storia delle affissioni ha margini molto limitati». Lei ha parlato di tre aspetti positivi. Ne derivano altrettante obiezioni. «Prego». La prima: i candidati si erano impegnati ad azzerare gli eccessi. Invece hanno addobbato con i loro volti il Salento intero. Per emulazione, dietro di loro tutti gli altri. «In questo caso ,bisogna ricorrere alla psicologia. Prima ancora di capire a chi affidarsi ,per le affissioni, bisogna riconoscere che tutti, vengono colpiti dalla stessa sindrome: fare il manifesto più grande e più diffuso. Vedersi sui muri deve avere un effetto rassicurante. Ma questa corsa ai manifesti è un'asta al rialzo in cui tutti perdiamo. Contenerla vuoI dire contenere gli aspetti sgradevoli della campagna elettorale, come quelli connessi alle affissioni». La seconda: il Comune ha fatto l'offerta a quattro cooperative per la copertura del servizio di attacchinaggio. Ma a parte che gli ultimi rappresentanti di due delle quattro sono coinvolti in inchieste gJ,udiZiarie specifichè; c'è che a questo si arriva dopo che la "Dogre", società comunale di atrJssioni, s'è tirata indietro e la "Lupiae", che pure brilla per una certa vivacità imprenditoriale, ha detto «no grazie». Non c'è un qualcosa di strano in tutto questo? «Intanto valorizzo il passo del Comune. Dopo di che, ed è questo un discorso che vale per ogro attività di prevenzione contro la criminalità, ammetto che la cosa peggiore è una sorta di autocensura. Qualsiasi impegno nel contrasto alla criminalità implica la valutazione , in ipotesi, di possibili conseguenze. Ecco: l'evitare qualsiasi problema, anche il più lontano, anche solo il desiderio di evitarlo, deve aver funzionato come e più di qualsiasi richiesta di stare "buono e calmo", pur se nello specifico non so se ci sia stata. L'autocensura è questa». La paura della criminalità più forte della criminalità stessa. Non testimonia un punto, di svolta nell'avanzata della mafia? «Tutto questo mi fa pensare che forse è necessario fare ciò che si dice sempre, e cioè che la sicurezza non dipende solo dalle forze di polizia ma anche - e molto - dalla collaborazioné di tutti. Si potrebbe usare proprio l'argomento affissioni come banco di prova». Terza e ultima obiezione: è vero che stiamo parlando di manifesti elettorali. Ma per affigerli i candidati e chi gli sta intorno assoldano squadre abusive di attacchini attravers'o cui, dietro il versamento di somme di denaro per la mano d'opera, si amministrano pacchetti di voti. Scusi, ma così non si alimenta quella vituperata zona grigia in cui politica e delinquenza spesso entrano in contatto? «L'osservazione è condivisibile. Ma la risposta è affidata a quel senso di responsabilità che ciascun candidato dovrebbe dimostrare di avere in misura adeguata, accrescendolo se necessario». Rimedi? «Non c'è solo una via di uscita. Facendo tutte le debite proPorzioni, è come chiedere in quale modo si esce dal racket. Con indagini più serrate, con provvedimenti più severi. Faccio degli esempi, è ovvio. Ma anche con una maggiore reattivltà da parte del soggetti interessati. Ora riportiamo tutto questo discorso ai manifesti e alle patologie connesse e tiriamo le somme». Abbiamo parlato di usura, di riciclaggio, di impegno di tutti a fare fino in fondo il proprio dovere. Così il discorso si sposta su due altre vicende significative avvenute nel Salento negli ultimi giorni: il sollecito alle banche del procuratore nazionale antimafia Vi gna perché siano più solerti nel segnalare operazioni in odor di riciclaggio; e poi l'incontro da lei avuto in prefettura con gli istituti di credito per l'attuazione dei protocolli antiusura. «Come vede, si fa sempre riferimento a degli atteggiamenti positivi. Nel particolare settore dell'usura e del ricic1aggio la legge chiama le banche ad una maggiore vigilanza e ad un maggior impegno». Ma sul versante dell 'usùra le banche dicono che quei protocolU non possono partire se prima il ministero non stanzia i fondi che consentono ai consorzi di categoria, i Conti. di, di garantire i prestiti verso soggetti a rischio. «Gli impegni presi vanno rispettati; le obiezioni delle banche mi preoccupano. E vero che dal 2001 le' varie leggi finanziarie non hanno mai previsto uno stanziamento diretto di fondi, ma è anche vero che in ogni esercizio finanziario una parte delle somme destinate alle vittime del racket, sempre sovrabbondanti; è stata stornata in favore della prevenzione dell'usura. Ma il discorso è molto più ampio. Nei protocolli sottoscritti si parla, ad esempio, della necessità di rendere in generale il credito più facilmente accessibile. Del resto ancora oggi si registrano casi di operatori con conti in attivo e che non ottengono credito; che hanno subìto un protesto, sono rientrati e non hanno ottenuto alcun finanziamento. Ci sono atteggiamenti bancari non condivisibili, dettati da un eccesso di autotutela». Come nel caso della tirata d'orecchi fatta da Vigna: per ragioni di bottega non si segnalano operazioni a rischio. I magistrati della Procura nazionale antimafia l'hanno detto chiaramente: 345 segnalazioui dal '97 ad oggi, in provincia di Lecce, sono davvero troppo poche. «Sì, alla base c'è una logica identica. Da questo punto di vista io non ho remore a dire che qualcuno ancora non ha capito bene i termini del discorso. Sia chiaro: nnn tutti gli istituti vanno messi sullo stesso piano. E per fortuna c'è un elemento positivo: irruolo di sprone dall' Abi, che invece mostra lungimiranza e attenzione». Da novembre stesso obbligo di segnalazioni riguarderà una vasta schiera di professionisti: dai notai agli avvocati, dai commercialisti ai revisori contabili e via dicendo. Si porranno identici problemi.? «lo credo che sia sbagliato aspettarsi qualcosa di positivo dal funzionamento del sistema delle sanzioni: se dovesse operare al meglio ci sarebbe il rischio di una strage, ma sarebbe anche come dire che "tutti colpevoli, nessun colpevole". Bisogna investire molto sull' opera di sensibilizzazione. L'appello è alle associazioni e agli ordini professionali. Conviene a tutti. Come nel caso dei manifesti». E così siamo al punto di partenza. Si aspetta che i candidati rinnovino, e stavolta mantengano, gli impegni già presi? «lo confido molto sui mass media. Ancor più che sulle sanzioni: in genere gli accertamenti hanno tempi fisiologici che è impensabile abbreviare, sicché le multe arriverebbero fuori tempo massimo. La denuncia pubblica è invece molto più efficace. Sicuro».
|
vedi i precedenti interventi |