ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia (Sezione: LECCE PROVINCIA Pag. 19) |
Domenica 3 Ottobre 2004 |
O.M.
Scatta la caccia al basista. In campo pure l'Antimafia
Perquisizioni e interrogatori sono stati effettuati anche nella giornata di ieri dai carabinieri nei comuni attorno alla zona di contrada Falcolezzi, sulla strada Mesagne-San Donaci, dove venerdì mattina 7 uomini armati e mascherati hanno compiuto l'assalto al portavalori che ha fruttato un bottino di 470 mila euro. Si tratta di zone frequentate a lungo dai contrabbandieri di sigarette che lì avevano allestIto le "gubbie", ricoveri in cui nascondevano i carichi di sigarette. E può essere accaduto che i rapinatori abbiano utilizzato vecchi nascondigli per far sparire le auto utilizzate durante la rapina e allontanarsi con mezzi puliti. Le autovetture utilizzate per il colpo sono una Opel Kadett, una Mercedes e un'auto tipo fuoristrada. Tra Mesagne, San Donaci, Cellino, Oaria e Torre Santa Susanna, infatti, per molti anni i contrabbandieri hanno imperversato' forti di una approfondita conoscenza del territorio. La stessa conoscenza del territorio che hanno mostrato gli autori della rapina al portavalori. Quindi le indagini si sviluppano anche nelle province di Taranto e Lecce, ma resta il convincimento che qualche basista abbia avuto un ruolo fondamentale nella preparazione del colpo, proprio al fine di offrire assistenza logistica alla banda. Tra l'altro è vero che la Scu è stata debellata ma esistono ancora rapporti con il territorio e quello della rapina "appartiene" storicamente alla Scu. Una banda che ha agito con grande professionalità e i cui componenti avevano preparato in ogni particolare il colpo, mettendo in conto di dover sparare e quindi uccidere qualcuno. E' noto, infatti, che quella strada è molto frequentata a quell' ora, soprattutto in questo periodo, da parte di agricoltori impegnati nella vendemmia. E a poche centinaia di metri dal luogo della rapina stavano già lavorando, alle 7 del mattino, 2 gruppi di braccianti intenti a vendemmiare. I carabinieri hanno ascoltato anche loro, ma senza ottenere informazioni utili alle indagini: tutti hanno raccontato di aver sentito gli spari ma di non aver capito cosa stesse accadendo. Era accaduto che un gruppo di rapinatori aveva buttato fuori strada un portavalori facendolo scontrare con un camion rubato in provincia di Taranto e con l'aiuto di una motosega aveva squarciato il fianco sinistro del furgone dell'istituto Velialpol trasportava soldi destinati agli uffici postali della zona nord della provincia di Brindisi. I tre vigilantes che erano a bordo erano stati tenuti sotto il tiro delle armi da almeno 4 uomini. «Aprite la cassaforte o vi uccidiamo», avevano gridato i rapinatori ai tre vigilantes: Giuseppe Arnesano e Antonio Cavalloni di Veglie e Vincenzo Carlucci. I tre per fortuna non hanno riportato ferite gravi al di là delle escoriazioni subite durante il ribaltamento del portavalori. I banditi (altri complici si sono sistemati sui due lati della strada al fine di bloccare il traffico) che erano armati di fucili a pompa e kalshnikov, hanno esploso numerosi colpi sia contro il furgone che contro un automobilista, Antonio Pucci che viaggiava da Mesagne verso San Donacia bordo di un fuoristrada di colore bianco. il giovane si era fermato ed era uscito dall' auto per veder cosa stesse accadendo. Un bandito gli ha esploso contro un colpo di fucile che lo ha colpito all'addome, perforandolo, per fortuna senza gravissrme conseguenze. La determinazione con cui hanno agito e la freddezza con cui hanno sparato all'ignaro automobilista dà l'idea di una banda feroce, che non si ferma dinanzi a nulla. L'ex boss brindisino Vito Di Emidio (noto come Biullone) che dopo il pentimento raccontò la strage di Grottella, nel Salento, dove morirono tre vigilantes, ha permesso di arrestare tutti i complici di quel colpo. Ma raccontò anche che esisteva una base ampa di banditi alla quale attingere per effettuare colpi del genere. E non tutti sono in carcere. Dunque non è da escludere che un nuovo gruppo di rapinatori Si sia organizzato attorno a qualche "vecchio maestro" delle rapine ai portavalori. Lo stesso Di Emidio potrebbe essere riascoltato dai magistrati (il pm che coordina le indagini è Silvia Nastasia, della procura di di Brindisi, ma anche il pm antimafia Cataldo Motta segue gli sviluppi del caso) al fine di ottenere informazioni. La rapina può far pensare ad una riorganizzazione della Sacra corona? Il sottosegretario Alfredo Mantovano ieri nella conferenza stampa in prefettura a Brindisi ha sottolineato che «non ci sono elementi per parlare di ristrutturazione della Scu, al momento si può dire che si tratta di banditi spietati che hanno dimostrato di possedere dispositivi i quali possono essere utilizzati in altre occasioni». Richiesto di ulteriori spiegazioni a proposito dei "dispositivi" ha detto di non poter offrire informazioni a causa del segreto istruttorio. Certo non si tratta di banditi che si muovono solo su basi locali ma spaziano anche fuori dalla provincia di Brindisi. E proprio per questo motivo al vertice di ieri sono stati chiamati a partecipare i rappresentanti delle forze dell' ordine e i prefetti di tutta la Puglia.
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