L.d.M.
Il sottosegretario Alfredo MAntovano parla della legge Bossi-Fini, dello stato d'emergenza e del commissario
«Immigrati solo col contratto»
«senza il riaccompagnamento espulsioni infficaci»
La legge così detta Bossi-Fini sull'immigrazione è nel mirino delle polemiche. Faciamo il punto con il sottosegretario al ministero dell'Interno, con delega alla pubblica sicurezza, Alfredo Mantovano, salentino di An.
Allora, sottosegretario, la ritiene una leggge che possa contrastare definitivamente il fenomeno dell'immigrazione clandestina? «Ci vuole una premessa. Non si può immaginare che una legge di un singolo Stato sia da sola risolutiva del fenomeno, senza un livello di cooperazione sul piano europeo e di collaborazione su quello internazionale. Questo per sgombrare l'equivoco che nessuna legge può essere una sorta di bacchetta magica»
Chi potrà entrare in Italia? «Uno dei requisiti più importatnti per avere il permesso di un soggiorno è di essere in possesso di un contratto di lavoro, che consenta all'immigrato di vivere e di avere tutte le assistenze sociali».
Immigrati solo alla stregua di merce lavoro? È il contrario. Far venire persone che non hanno questa stabilità di lavoro, significa esporle allo sfruttamento in nero o alla tentazione criminale. Per altro anche l'Unione europea va in questa direzione col permesso di "soggiorno-lavoratore"».
Che fine farà l'immigrato che non è in regola? «Fino ad ora lo strumento maggiormente utilizzato per l'espulsione è stata la così detta intimazione, cioè la consegna al clandestino di un foglietto nel quale si dice di allontanarsi dal territorio nazionale. Uno strumento con scarsa efficacia. Riteniamo invece che il clandestino debba essere riaccompagnato nel paese di origine»
Ma bisogna sapere con certezza qual' è il paese di origine? «Bisogna identificare lo straniero e per fare questo ci vuole del tempo. Questo spiega perchè il termine massimo di permanenza nei centri viene aumentato da trenta a sessanta giorni».
Come si contrasteranno i trafficanti dei clandestini? «C'è un adeguamento delle sanzioni e, soprattutto, una parificazione, dal punto di vista del trattamento penitenziario, del trafficante di uomini al soggetto condannto per reati di mafia».
E coloro che chiedono diritto d'asilo in quanto rifugiati politici? «Non intendiamo in questo momento affrontare organicamente la materia dell'asilo, che è una materia complessa e che non può essere assimilata con quella dell'immigrazione».
Sollecitazioni a regolamentare l'asilo politico sono giunte all'Italia anche dall'Onu? «Abbiamo introdotto già qualche disposizione in questo disegno di legge, per evitare che la richiesta di asilo sia strumentalizzata per fini di clandestinità. Si prevede che al posto dell'unica commissione centrale abilitata a valutare le domande d'asilo, ci siano più commissioni lì dove solitamente avvengono gli sbarchi, in modo da accelerare l'esame delle pratiche».
Può essere migliorata questa legge? «Queste disposizioni non sono i dieci comandmenti. Già in Senato abbiamo accolto dei suggerimenti anche dell'opposizione».
Ma in che direzione andrebbe migliorata? «C'è il problema dei minori che abbianmo ereditato dal precedente governo. Ci siamo trovati 15mila minori stranieri, con un comitato che è stato avviato solo ne gennaio del 2001 e che ha trattato appena l'1,6% dei casi»
Che significa lo stato d'emergenza decretato dal governo? «Significa che, in presenza di arrivi consistenti, i prefetti possono adottare misure straordinarie per garantire l'accoglienza, come requisire locali e mezzi di trasporto».
Che ruolo ha il commissario straordinario all'immigrazione? «È un figura i cui contorni vanno ulteriormente definiti. L'immigrazione è una materia complessa che coinvolge molti dicasteri e che richiede una figura di coordianamento».
L'ultimo suo intervento sulla scarcerazione di alcuni scafisti ha sollevato dure polemiche tra i magistrati del tribunale di Lecce, che la accusasno di ingerenza.... «Ho grande rispetto per l'autonomia, l'indipendenza e le valutazioni della magistratura di tutta Italia e gradirei che qualcuno a Lecce non si sentisse vittima, anche se recitare la parte di vittima fa tendenza. Vi è poi un dato oggettivo su cui varrebbe la pena di riflettere: negli ultimi sei mesi 15 persone gravemente indiziate di appartenere a clan mafiosi sono state rimesse in libertà, perchè un gip del tribunale di Lecce non ha motivato il provvedimento che riguardava la loro cattura; a distanza di qualche mese, 40 soggetti condannati per fatti di mafia sono tornati in libertà, perchè un gip dello stesso tribunale non ha depositato nei termini la sentenza di condanna; qualche giorno fa, tre scafisti sono tornati in libertà, perchè un altro gip non ha letto le norme che riguardano la competenza in caso di naufragio e di immigrazione clandestina. Io ho il dovere di assicurarmi della sicurezza in tutta Italia, e quindi anche nel Salento, e, senza entrare nel merito delle valutazioni, mi limito a constatare che questi fatti avvengono perchè ci sono delle gravi omissioni nell'adempimento di doveri d'ufficio».
|