ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su nuovo Quotdiano di Puglia (Sezione: ATTUALITA' Pag. 3 ) |
Sabato 31 maggio 2003 |
G.A. Convegno a Lecce. Il Capo dello Stato invita al dialogo, ma prevale l'animosità Giustizia, è scontro malgrado Ciampi
La parola d'ordine è il dialogo, ma, com'era immaginabile, la prima giomata del convegno leccese sui problemi della giustizia è servita a nmarcare le divisioni tra magistrati e politici, nel giorno in cui il pm milanese fida Boccassini chiedeva undici anni di carcere per l'ex ministro Cesare Previti. L'invito al dialogo è venuto dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che nel suo messaggio ha invitato ad affrontare i temi della giustizia «con decisione attraverso un dialogo costruttivo». «In ogni mio intervento, anche pubblico, sui temi della giustizia - scrive Ciampi - ho costantemente auspicato che gli stessi, oltre che in sede politica e parlamentare, vengano affrontati con decisione attraverso un intenso costruttivo dialogo, con scambio di idee, di proposte e di esperienze tra magistrati e avvocati. Apprezzo dunque in modo particolare l'iniziativa dell'Anm, dell' Oua e del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Lecce, grazie ai quali si tiene in quella città il convegno dedicato al tema cruciale delle tre qualità fondamentali dell'attività giurisdizionale considerata nel suo insieme: "Qualità della giustizia, qualità dei soggetti, qualità del servizio"». «Il mio apprezzamento -aggiunge Ciampi - non è rivolto soltanto al metodo di collaborazione tra magistrati e avvocati seguito in questa occasione, ma anche al merito dei temi trattati, tra i quali spiccano quelli relativi alla formazione dei magistrati e degli avvocati, anche con. riferimento allo spazio europeo della giustizia, nonchè all'organizzazione e direzione degli uffici giudiziari e alla fondamentale problematica della tutela dei minori». L'appello di Ciampi è stato accolto, almeno nella forma degli interventi, ma nella sostanza le divisioni sono emerse pesantemente. E così Silvano Berti, presidente dell'Organismo unitario dell'Avvocatura italiana, ha sostenuto che il convegno- «è un' occasione per mettere in mora, non in senso esclusivamente negativo, ma per spronare con uno scatto d'orgoglio il governo, la maggioranza per fare la politica della giustizia per le questioni che riguardano I a giustizia», aggiungendo però, senza mezzi termini che «c'è un gravissimo ritardo da parte del governo nell' attuazione delle riforme, riforme che riguardano la qualità del servizio. L' organizzazione di questa conferenza - ha aggiunto -era estremamente rischiosa proprio in riferimento al dibattito che è in corso nella politica, che riguarda evidentemente una giustizia diversa da quella che interessa il cittadino». E se dagli avvocati è venuto un affondo aI governo per la mancata efficienza della giustizia, ci ha pensato il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, a riaprire la polemica coi magistrati: «Efficienza - ha detto - significa certamente mezzi e strutture adeguate, ma significa anche risorse umane. Alla fine si possono fare tutte le riforme che si vogliono ma lo snodo è la sentenza, che viene scritta da un giudice; se quel giudice sarà motivato e nelle condizioni di essere- valutato in modo adeguato, vi è un condizionamento positivo per una sentenza che risponda alle esigenze della giustizia, altrimenti continuerà a girare intorno senza trovare soluzioni». Evidente il riferimento ai problemi di formazione e di avanzamento delle carriere. Drastico il giudizio di Mantovano sul rapporto tra politica e magistratura: «Il rapporto è pessimo - ha detto - non riesco a trovare altre definizioni. Non si può trascurare la circostanza obiettiva che mentre si svolge questo convegno vi è uno scontro fortissimo che non fa bene a nessuno, che delegittima le istituzioni generali, rispetto al quale credo che non convenga arroccarsi su "Sei stato prima tu". Io registro - ha proseguito il sottosegretario - un dato obiettivo: un anno fa il mondo della magistratura associata era molto vicino ad un'intesa di massima con la proposta del governo sull'ordinamento giudiziario. Questo dialogo, che era concreto e serrato, si interruppe bruscamente con lo sciopero proclamato dall'Anm. Mi chiedo oggi, a fronte di questo testo che soddisfa meno l'Anm, quali saranno gli strumenti di dissenso e di contestazione». La replica di Edmondo Bruti Liberati è stata altrettanto ferma e chiara: «Noi magistrati appli-. chiamo la legge che è in vigore, se cambierà applicheremo la nuova legge». Ma ha subito ammonito: «Il compito dei magistrati è difendere l'indipendenza della magistratura, che è garanzia per i cittadini e non certo un privilegio per i magistrati». Poi è entrato nel merito del problema chiave dello scontro con il govemo: «Vogliamo che il pubblico ministero rimanga attratto nell'orbita della giurisdizione, nell'orbita della magistratura giudicante, piuttosto che essere attratto verso torbita di polizia. 11 pm deve essere il primo garante della libertà dei cittadini. L'Anm è favorevole a un regime di incompatibilità che non consenta ad un pubblico ministe'~ro e ad un giudice di passare dall'una all'altra funzione nello stesso ufficio, nello stesso Tribunale. Mi sembra che questa norma sia sufficiente a tutelare l'immagme di imparzialità». Sul bilancio per la giustizia, Bruti Liberati ha detto poi che i magistrati si rendono conto «dei tagli al bilancio dello Stato, che sono un problema che riguarda tutti i ministeri, ma è necessario che il ministero della Giustizia si impegni per razionalizzare la spesa, salvaguardando quelli che sono i servizi essenziali, tra i quali la stenotipia». Anche su queste questioni Bruti Liberati ha detto che è impossibile in tempi brevi arrivare a delle conclusioni. «Stiamo avanzando -ha affermato - quando - necessario delle critiche, ma anche delle proposte precise e articolate e il dialogo è esattamente su questo. Tra l'altro, ha aggiunto, sulla valutazione della professionalità, un tema che il disegno di legge governativo sull'ordinamento giudiziario non affronta in modo adeguato, abbiamo avanzato proposte, edite in un apposito volume, che sarà tra circa un mese nelle librerie. Ed ancora, in merito alla preparazione dei neomagistrati, quelli che si scelgono - ha detto - sono i laureati che le nostre facoltà di giurisprudenza producono. Si deve fare molto sulla forma.ìione successiva, occorre un tirocinio iniziale più adeguato. Il Consiglio superiore della magistratura - ha concluso - già lo sta facendo, ma dovrebbe farlo con una struttura stabile, una scuola della magistratura che deve essere istituita presso il Csm».
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