ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su la Republlica - BARI
(Sezione:      III  )
Domenica 22 febbraio 2004

LELLO PARISE

L'attacco del sotosegretario di An contro il possibile candidato sindaco

Mantovano: "No a Pisicchio Fitto era contro i ribaltoni"


 

PISICCHIO chi? Gianfranco Fini le manda a dire. Il destinatario? Raffaele Fitto. L'ambasciatore del vicepresidente del Consiglio? Uno dei suoi più autorevoli" delfini" nell'ambito di An e che lo stesso Fini nel 2001 vuole al governo: Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno. E' l'unico pugliese del Berlusconi II e, questo, già è indicativo delle qualità che il "numero uno" d'Alleanza nazionale riconosce al magistrato "prestato" alla politica.

Perché, sottosegretario Mantovano, puntate i piedi contro l'ex capo-gruppo dell'Udeur alla Camera?
"Niente di personale, sia ben chiaro".

Va bene, però insistiamo: come mai non volete che l'onorevole Pino Pisicchio indossi la casacca della Casa delle libertà e corra per diventare il sindaco dl Bari?
"Nessuno può impedire all'onorevole Pisicchio di lasciare l'Ulivo. Ma quello che renderebbe poco credibile il ravvedimento - tale, ovviamente, dal mio punto di vista -, è l'annunciata candidatura dello stesso onorevole Pisicchio a sindaco del capoluogo pugliese per il centro-destra".

E' il risultato della "campagna acquisti" orchestrata da Fitto.
"Fitto prima delle "politiche" del 2001 criticò il "salto del fosso" del senatore Bruno Erroi, dal Partito popolare a Forza Italia. Io ero d'accordo con il presidente della Regione".

Erroi cambiò maglla e schieramento, però gli fu impedito di presentarsi alle elezloni nel collegio senatoriale dl Gallipoli. La regola del gioco applicata tre anni fa, così come stanno le cose non vale più? "Io continuo a condividere quelle osservazioni critiche fatte, all'epoca, da Fitto".

La spiegazione?
"Il bipolarismo non significa passare disinvoltamente da una parte all'altra della barricata politica, alla vigilia d'elezioni".

L'idea è quella dl "rubare" consensi sul fronte moderato, all'Ulivo.
"Non si vince rubando né al centro né a destra, ma con programmi e candidati convincenti".

Gli elettori d'An, a quantop are, non batteranno le mani per la nomination di Pisicchio.
"Quanto a questa nomination il discorso dovrà, necessariamente essere approfondito".

Il clima è teso?
"No, tutt'altro. Ma se io, rappresentante d'An, votassi a Bari, avrei qualche perplessità ad indicare Pisicchio".

La ragione?
"E' un problema d'affldabiità politica, e il centrodestra deve farsene carico. Non dobbiamo mal dimenticare che, dopo Napoli, Bari è la città più improtante del Mezzogiorno: non possiamo permetterci il lusso di sbagliare. Innanzi tutto, l'elettore va rispettato".

Come, scusi?
"Dobbiamo offrirgli, prima d'ogni altra cosa, l'immagine di una coalizione compatta e seria, in grado di governare una città difficile qual è Bari. Non vorrei che un'eventuale giunta Pisicchio, cambiasse improvvisamente colore dopo due settimane. Sa, in quella fascia circoscritta del centro, i tour polltici da un polo all'altro sono frequenti...".

Alle corte, sottosegretario Mantovano: non si fida della "soluzione Pisicchio". E' così?
"E' proprio così. Ancorché la "soluzione Pisicchio" non ha niente da spartire col giudizio che ho a proposito di Pisicchio uomo politico".

La contestazione riguarda il metodo seguito per arrivare a questa scelta?
"C'è un rischio: la gente può essere portata a pensare che siamo tutti uguali. Invece, non è vero: ci sono differenze sostanziali fra centrodestra e centrosinistra. Ma appunto attraverso metodi come quello che qualcuno vuole adottare a Bari, corriamo il pericolo di fare di tutte le erbe, un fascio".


    

 

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