ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su la Repubblica (Sezione: Pag. 5 ) |
Domenica 23 ottobre 2005 |
LELLO PARISE
Una liquidazione per lasciare il programma di protezione
E il pentito preferisce la buonauscita dallo Stato
ROMA - Liquidati economicamente e soddisfatti i pentiti e i testimoni di giustizia in Italia. Al Viminale son in voga le cosidette "capitalizzazioni": una vera e propria buonauscita perchè lo Stato non debba concedere vitalizi a tutti quelli che in un modo o nell'altro permettono la condanna di deliquenti. Devono essere proposte diffcili da rifiutare se la schiera dei pentiti che accetta le liquidazioni s'impenna tra il 2001 e quest'anno, da 181 a 833. Il risultato? La «popolazione protetta« come la chiama Alfredo Mantovano, il sottosegretario delegato dal ministro dell'Interno Pisanu a vestire i panni del regista della "operazione reinserimento socio-lavorativo", si riduce di 1050 unità, compresi i familiari di collaboratori e testi: quattro anni fa erano 5 mila 152, sono 4 mila 102. Non è che la gente rinuncia a voltare le spalle alle cosche o a rischiare la propria vita pur di vedere un boss dietro le sbarre di un carcere perchè nutre una scarsa fiducia nello Stato? Mantovano dice di no e spiega: «Tutt'altro. Questo decremento dimostra i risultati positivi ottenuti dalla commssione che presìedo, finalizzati ad incentivare il ritorno ad un'esistenza normale di quanti hanno avuto una funzione giudiziaria. È tutto documentato, nel segno della trasparenza. I criteri molto elastici del passato, sono soltanto un brutto ricordo». Secondo i dati dello stesso Viminale, così facendo le spese di protezione si riducono del trenta per cento: a 15 milioni di euro, per la precisione. Spese che nel 2001, ammontavano ad oltre 84 milioni e che nel primo semestre del 2005 non superano i 36 milioni di eruo. Il risparmio più significativo è stato registrato da gennaio a giuigno del 2003: 26 milioni. «La capitalizzazione - racconta Mantovano - si calcola partendo da una base uguale per tutti: mediamente, un pentito o un testimone riceve un assegno mensdle di 2 mila euro cui bisgna aggiungere la casa e il denaro il necessario per l'istruzione dei figli oppure l'assistenza sanitaria. Questo assegno si moltiplica per dodici mesi prima di calolare il versamento da una a cinque annualità di cui beneficieràè il pentito, o da due a dieci annualità da concedere al testimone. Esclusivamente nel caso di quest'ultimo, per esempio, le case di cui è proprietario saranno acquistate dallo Stato a pezzi di mercarto, come sempre lo Stato, potrebbe contriìbuire a finanziare il ripristino della sua eventuale attività imprenditoriale in un'altra città. Questi meccanismi - assicura il sottosegretario - sono stasti applicati già un sacco di volte. Senza trucchi nè inganni. Soprattutto, è fondamentale il consenso dei diretti interessati: non possiamo mica imporre accordi del genere a chi, spesso, per senso civico affronta situazioni di indubbio disagio: Diversa è la condizione dei pentiti, che puntano principalmente ad ottenere sconti di pena». Attualmente i mafiosi "colaboranti" sono 286, 260 i camorristi, 116 gli appartenenti alla 'ndragheta e 88 quelli della Sacra corona unita. È in Campagna invece il maggior numero di testimoni: 26. Subito ci sono i calabresi (17), seguiti da siciliani (11) e pugliesi (appena 3).
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