ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su La Repubblica/Bari Domenica 6 gennaio 2002

LELLO PARISE

Nel Salento il sottosegretario all'Interno lancia la sfida: "Messi alle strette, correremo da soli alle elezioni amministrative"

La rabbia di An contro Forza Italia
Mantovano: "Casa delle Libertà non significa Casa di Berlusconi"


Nel Polo cova il fuoco sotto la cenere. In vista delle elezioni amministrative nella primavera che verrà, è tutto un digrignare di denti. Fra Alleanza Nazionale e Forza Italia, i due principali partiti della Casa delle Libertà. Fino a quando le punture di spillo accendono gli animi e scatenano le risse fra esponenti politici di seconda o terza fila, un po' tutti gettano acqua sul sospetto che niente vada per il verso giusto nell'arcipelago del centrodestra. Quando, però, a decidere di alzare il sipario delle polemiche è uno dei rappresentanti più autorevoli della coalizione, ecco che va in scena quello che nel "teatrino della politica" si definisce in genere un regolamento di conti. Alfredo Mantovano — ex magistrato, leader leccese di An e sottosegretario all'Interno nel "Berlusconi II" — è diffidente nei confronti degli "azzurri" e, contrariamente al solito, non fa nulla per nascondere né i dubbi né il muso lungo. Non solo. Per la prima volta, lancia il classico guanto di sfida: «Siamo disponibili a "scendere in campo" da soli, se saremo messi alle strette». Da chi? Da Forza Italia, ovviamente. Quando? In occasione dei prossimi appuntamenti elettorali (nel Salento dovranno essere rinnovati sedici consigli comunali, tra cui quello di Lecce).

Ieri sera, dagli schermi di "Canale 8", Mantovano va per le spicce: «Casa delle Libertà non significa Casa di Forza Italia». Più chiaro di così. Noi della Nuova Destra, è il ragionamento, fatti non siamo per vivere come bruti; anche se i "berluscones" vorrebbero ridurci come animali irragionevoli. «Ma alle ultime "politiche" — spiega lo stesso Mantovano — Alleanza Nazionale ha ottenuto nel capoluogo del Salento il 24% dei consensi, e il 19% nel resto della provincia. Dati di tutto rispetto, che non si può fingere di non riconoscere come tali». Eppure, «proprio alle elezioni del 2001 soltanto tre collegi sono stati riservati ad An, rispetto ai cinque parlamentari che aveva "conquistato" cinque anni prima, nel 1996. Dobbiamo recuperare dignità» taglia corto il sottosegretario.

E' quello che pensano, in fondo, un po' tutti i dirigenti del partito: «Con Forza Italia siamo alleati, ma non ci siamo né fidanzati né sposati». Ed è così che prende corpo sempre di più l'idea di «andare da soli», rammentate? Sì, insomma, di presentare alle "amministrative" candidati sindaci "targati" An e di non farli schierare sotto il rassicurante ombrello del Polo. «Le faccio l'esempio di Nardò, dove Forza Italia dice no a quello che dovrebbe essere il possibile "primo cittadino" del centrodestra, l'attuale vicesindaco di An. Ma non indica una soluzione alternativa e altrettanto valida. Questo è inaccettabile: perché a noi non piace essere messi con le spalle al muro».

Quanto, poi, questo tipo di malumori potranno dilagare a macchia d'olio nelle altre province pugliesi e fare esplodere una vera e propria "grande guerra" tra An e Forza Italia, non è dato sapere. Mantovano, noblesse oblige, lo esclude. Però se da una delle roccaforti della Destra cominciano a sparare a palle incatenate contro i "forzaitalioti, il futuro promette poco di buono. Comunque vada a finire, sembra in ogni caso tramontata definitivamente all'interno del centrodestra l'epoca della "armonia", tanto cara a Giuseppe "Pinuccio" Tatarella: moderazione, poca ideologia e tanti fatti, ma soprattutto autorità astutamente bizantina del "Berlusconi I", il governo che anche nel 1994 si dibatteva tra candore e beceraggine. La "battaglia dei sindaci" che An intende ingaggiare nel Salento, tuttavia non dovrebbe coinvolgere la "capitale del barocco": Adriana Poli Bortone non si tocca. Sorride, Mantovano: «Mettere in discussione l'esistenza del sole, non si può».

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