ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Repubblica - Bari - 10 aprile 2002

CRISTINA ZAGARIA

La Procura della Repubblica ordina una serie di perquisizioni e sedi di associazioni. Riserbo degli investigatori

 

È caccia agli amici di Bin Laden sequestri negli ambienti islamici
L'indagine riguarda insospettabili che sarebbero legati al gruppo salafita per la predicazione e il combattimento


 

LA VOCE degli investigatori èfredda e monocorde. Basta solamente nominare "Al Qaeda", "Bin Laden" o semplicemente la parola "terrorismo" per spazzare ogni sorriso, ogni cordialità. "E un'inchiesta talmente delicata - dice il sostituto procuratore Renato Nitti- che mi sono "imposto" il silenzio stampa". Nel mondo islamico bare se c'è agitazione. La, Digos è tornata all'attacco: perquisizioni, interrogatori, sequestri. Gli uomini della squadra antiterrorismo hanno passato al setaccio case, negozi, aziende, locali e associazioni frequentati da cittadini musulmani, soprattutto - secondo indiscrezioni di nazionalità algerina. Nei corridoi della Questura, ieri mattina, si parlava anche del fermo di due stranieri. La Digos non conferma né smentisce. "Sono controlli di routine" si lasciano solo sfuggire gli agenti, confermando però, così, la notte di perquisizionie di identificazioni.

La mappa del mondo islamico barese deve essere costantemente aggiornata: volti, nomi, numeri di telefono cambiano velocemente. La Digos non si può fermare nel lavoro di prevenzione e di "schedatura". La realtà musulmana non ha i contorni ben definiti. È in continua trasformazione. E un attimo di distrazione potrebbe consentire a una cellula terroristica, intenzionata a sferrare un nuovo attacco, di passare da Bari inosservata.

Lo stesso sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, qualche giorno fa, da un lato è stato rassicurante sul pericolo terrorismo islamico, ma dall'altro ha ricordato che nonbisogna abbassare la guardia. "In Puglia non ci sono, al momento, elementi di preoccupazione - ha detto Mantovano - i fenomeni connessi a queste forme di terrorismo si stanno verificando in altre città italiane. Ma ciò non significa che non manteniamo il massimo della attenzione per cogliere segnali anomali nel territorio di una regione di frontiera come questa".

L'indagine, coordinata dal pm Renato Nitti, riguarda"insosp ettabili" che sarebbero legati al gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc). Una fazione ritenuta dagli inquirenti vicino ad AlQaeda. Durante i controlli dell'altra notte sono stati compiuti sequestri e acquisiti documenti tra cui alcuni passaporti. Il Gspc è nato in Algeria e sarebbe scaturito dal famigerato Gia assieme a un'altra cellula, nota come "Esilio e anatema", localizzata a Napoli (il processo è ancora incorso). I militanti del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento sono la siglapiù attiva fra quelle che aderiscono al "network" di Bin Laden, e molto ben radicata, come dimostrano le indagini e gli arresti dello scorso inverno della procura di Millano. E anche i quattro marocchini scoperti dal Ros di Roma a gennaio facevano capo a questa cellula: un gruppo di terroristi sui quali si è concentratal'attenzione degli investigatori nel timore di un attentato all'Ambasciata degli Stati Uniti nella capitale. I quattro, infatti, oltre al veleno, erano secondo gli inquirenti anche in possesso di mappe piuttosto dettagliate dell'acquedotto romano e dei cunicoli che si spingono nel sottosuolo. L'inchiesta di Renato Nitti è partita a fine settembre, pochissimi giorni dopo l'attacco alle Twin Towers. Un approfondimento investigativo inevitabile, data la delicata posizione geografica di Bari, definita dallo stesso procuratore generale Riccardo Dibitonto "frontiera d'Europa".

Il fascicolo è stato poi rimpinguato dal dossier che il Viminale inviato all'inizio di ottobre 2001 a dodici procure italiane ritenute "a rischio terrorismo islamico": Bari, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Varese, La Spezia, Bergamo, Como. Dodici filoni di indagine, altrettante cellule di "Al Qaeda" attive di cui gli investigatori stanno cercando di circoscrivere attività, spessore e, soprattutto, collegamenti con il gruppo autore del massacro dell'11 settembre. È stato lo stesso ministro con delega all'intelligence, Franco Frattini, a definire Bari, durante una seduta alla Camera, "uno degli epicentri del radicalismo islamico..

La pista seguita in tutt'Itaiia è quella finanziaria, e cioè il presunto appoggio economico fornito allo "sceicco dei terrore>, dai suoi fiancheggiatori in tutta Italia. E, in particolare, gli investigatori vogliono capire quale destinazione prendano i versamenti fatti dai fedeli alle moschee. Pare infatti che ogni centro religioso e culturale inviti gli iscritti a versare in una percentuale pari al dieci per cento del guadagno personale. Gli inquirenti baresi seguono con particolare attenzione l'attività di macellerie islamiche, call center, imprese di facchinaggio e piccole società edili: in italia, e in parte anche a Bari, negli ultimi anni sono spuntate come funghi. Le informative dell'intelligence non escludono che possano servire come attività di copertura per finanziare la Jihad.

E così, dallo scorso ottobre, in città sono decine i telefoni messi sotto controllo e i luoghi di tritrovo islamici sorvegliati ventiquattr'ore su ventiquattro da telecamere e da agenti in borghese. A Bari, come si sa, non esistono moschee vere e proprie. I maomettani si riuniscono a pregare in appartamenti sparsi in città e in un garage nel quartiere Libertà. Parallelamente alle indagini finanziarie continuano, a tappeto, i controlli al Porto. Sempre secondo indicazioni del Viminale c'è il sospetto che alcuni terroristi possano raggiungere l'Italia attraverso la rotta balcanica, camuffandosi, magari, tra i clandestini

 

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