ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo comparso su REPUBBLICA Lunedì 1 ottobre 2001



Il sottosegretario all'Interno

Mantovano: esigenza europea non solo italiana


ROMA - «A Bruxelles la Francia ha chiesto all'Italia e ai 15 di poter contare su un unico referente nazionale antiterrorismo». A dirlo è Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno.

Serve davvero un cordinamento nazionale?
«È un'esigenza non solo italiana, ma europea. Alla riunione dei ministri dell'Interno e della Giustizia Ue si è discusso di terrorismo. La Francia ha proposto di rendere obbligatoria la presenza di un referente nazionale in materia di terrorismo. A me è sembrato indicativo che la richiesta venisse da un Paese finora non molto disponibile alla cooperazione giudiziaria, si pensi all'ospitalità offerta ai terroristi italiani, ma che nel suo ordinamento prevede la figura di un pubblico ministero centrale antiterrorismo».

E i 15 hanno raggiunto l'intesa?
«È stato approvato un documento in cui è scritto che la richiesta francese ha una "priorità elevata", una frase che non rappresenta per noi un obbligo, ma che ha un suo peso importante».

Qual è la sua opinione sull'idea di Vigna?
«Ci tengo a dire che si tratta di un mio parere, in quanto l'argomento è delicato al punto che non solo deve essere discusso a livello tecnico al ministero, ma deve essere valutato politicamente dal governo. E comunque, per utilizzare la massima latina "presentami il fatto concreto e ti darò la norma giuridica", dico che dobbiamo prendere atto di come il diritto si debba adeguare a seconda dell'andamento e delle modalità di delitti e criminalità».

Che vuol dire?
«Le norme sul terrorismo sono inadeguate. Mi spiego con un esempio: nel ‘95, a Napoli, fu aperta un'indagine su cellule del Gia in Italia. Fu contestato il reato di associazione sovversiva, ma la Cassazione lo derubricò ad associazione a delinquere, motivandolo così: le eventuali azioni terroristiche sarebbero state compiute all'estero e non in Italia. E fuori dai nostri confini non si può contestare quel reato. Sarebbe sufficiente aggiungere una parola nel codice penale: associazione con la finalità di sovvertire l'ordine democratico sia all'interno che sul piano internazionale».

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