ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA REPUBBLICA Lunedì 24 dicembre 2001

LIANA MILELLA

Il sottosegretario Alfredo Mantovano: per ora Sismi e Sisde non ci segnalano rischi specifici

"Nel governo c'è massima allerta ma non vedo pericoli di attentati"



ROMA Sì alla «massima attenzione», no all'«allarmismo che, soprattutto in periodi di forti spostamenti può soltanto generare confusione e panico». Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano passeggia tranquillo per le strade della sua Lecce. Da delegato del ministro per le questioni che riguardano forze di polizia e sicurezza ha sentito più volte le reazioni ai fatti americani dei massimi responsabili di servizi segreti e polizie. Ma, secondo lui, anche dopo quel fallito attentato, in Italia «non si può parlare né di pericoli imminenti, né di rischi particolari», perché «non ci sono segnalazioni simili che arrivino da fonti qualificate».

Quella miccia quasi accesa sopra l'Atlantico rilancia l'allarme mondiale e fa salire il termometro della paura. Quanto è alta la febbre in Italia?
«Non vorrei usare, per il nostro Paese, la parola "allarme", ma preferirei "attenzione". Il livello dei controlli è stato elevatissimo fin dal pomeriggio dell'11 settembre e questo ci ha consentito di svolgere un'azione preventiva e, in certi casi, anche repressiva con risultati molto importanti. Mi riferisco non solo ai controlli dei luoghi più sensibili, come gli aeroporti, ma all'arresto, ancora venti giorni fa, di un presunto terrorista a Fiumicino e allo sviluppo di indagini, come quella di Milano, che hanno permesso di coronare un lavoro in corso da mesi per disarticolare le propaggini italiane di Al Qaeda».

Ma non parlare di "allarme" non rischia di minimizzare il rischio?
«In Italia questo non è mai avvenuto, però proprio per ottenere buoni risultati non bisogna cadere nell'estremo opposto, e cioè giocare in modo anche involontario sul terreno della paralisi e della paura che a loro volta possono provocare solo psicosi collettive inutili e dannose».

E il presidente del Copaco, Bianco, che parla di «schegge impazzite» pronte a colpire?
«Non azzarderei analisi simili. La rete terroristica è ancora viva e quindi non si può ancora parlare di "schegge". Gli 007 e le polizie di tutto il mondo stanno raccogliendo dati e informazioni per capire come e fino a che punto la guerra in Afghanistan abbia ottenuto risultati in Oriente e in Occidente. Parlare di "schegge" può far pensare che il terrorismo sia sconfitto e che ci siano in giro solo dei pazzerelloni. Ma questa analisi non è ancora possibile».

Il nuovo episodio spinge il Viminale a rafforzare le misure di sicurezza. E' la riprova di un maggiore rischio?
«Non è così: i fonogrammi inviati sugli scali vanno letti come il periodico richiamo alle misure varate dopo gli attentati negli States. Ma non c'è una ragione specifica per alzare la guardia. In tutti gli aeroporti i controlli vengono effettuati con ogni strumento possibile, comprese le unità cinofile. Però, soprattutto in un momento di forte afflusso di viaggiatori per le feste, è indispensabile un richiamo a una scrupolosa osservanza delle regole in vigore».

Non neghi che l'esplosivo nascosto nelle scarpe all'interno di un aereo rivela una pericolosa falla degli apparati di controllo.
«Per quanto ci riguarda, sia le verifiche strumentali che i cani avrebbero fermato quell'uomo. E i controlli fatti nello scalo parigino saranno stati altrettanto accurati. Certo, a oggi non si possono escludere delle complicità negli apparati di sicurezza. Ma qui da noi, ci tengo a ripeterlo, ciò non è ipotizzabile».

Vuole dire che un simile pericolo non ci sarebbe stato?
«Esattamente, perché i nostri check l'avrebbero rivelato».

Però sta tornando il panico tra chi vola mentre la Tv mostra passeggeri che depositano le scarpe sui nastri di sicurezza. Sarà così in futuro?
«Non credo, perché siamo in condizioni di rilevare un rischio esplosivi. E comunque c'è sempre un margine di discrezionalità nel lavoro dei singoli addetti alla sicurezza. Ci possono essere verifiche più meticolose e accurate e bisogna che i cittadini reagiscano con pazienza. Va tutto a loro vantaggio. Ma mi sentirei di escludere che d'ora in avanti si entrerà in un aeroporto come in una Moschea, cioè a piedi nudi».

Non la mette in crisi che a oltre cento giorni dall'allarme Usa siamo a questo punto?
«In Italia sono stati fatti passi importanti, sia in termini di adeguamento legislativo e di massimizzazione dei controlli che di risultati concreti. La rete smantellata a Milano ha consentito di arrivare a un livello alto della scala terrorista, come non è avvenuto altrove in Europa. E ciò dimostra che siano stati in grado di agire ben prima che fossero compiute azioni eclatanti».

Vuole polemizzare con i 15 come ha fatto Berlusconi?
«Ci tengo solo a mettere in luce che, nonostante quelle polemiche d'Oltralpe con pesanti ricadute in Italia, il governo ha ottenuto risultati importanti con una legislazione avanzata e senza ricorrere né a giudici speciali, né a riti speciali».

Attacca gli Usa?
«Ognuno conosce i fatti di casa propria. Ma in Italia i risultati sono stati di rilievo pur mantenendo un equilibrato assetto istituzionale».

Sul terrorismo quali sono le previsioni di Viminale e 007?
«L'Italia è in Europa. Non bisogna mai dimenticarlo. E ovunque c'è preoccupazione e costante attenzione. La rete terroristica esiste tuttora ed è ramificata. I nostri servizi segreti non segnalano imminenti pericoli, né rischi particolari. E questo ci consente di mantenere un atteggiamento equilibrato».

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