ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su la Repubblica (Sezione: POLITICA Pag. ) |
domenica 24 luglio 2005 |
Il ministro della Salute: "Fini ha distrutto il partito per chiacchiere da bar Costringe An a difendersi da lui. Gli chiedo più rispetto e più coraggio"
Storace ricostruisce Destra sociale
"Democrazia è discutere il leader"
ORVIETO - "Rutelli ha messo in discussione Romano Prodi: anche da noi si può parlare della scelta del leader senza timore di censure: questa è la democrazia". Quando Francesco Storace prende la parola per chiudere la due giorni in cui rinasce Destra sociale, la sua corrente di partito, si capiscono subito due cose: uno, che Gianfranco Fini, ridisegnando i vertici del partito, non ha fatto i conti con l'ex governatore del Lazio e i suoi uomini. Due, che da qui alle elezioni i progetti messi in cantiere dal presidente di An - soprattutto la costituente del partito unico - non saranno facili da portare avanti senza precise garanzie a questi arrabbiati riuniti a Orvieto. Storace parla da leader. Leader di una "Destra sociale che non muore, rinasce e non si cancella più". E leader del dissenso interno al partito dopo la cacciata dai vertici di Gasparri prima e La Russa e Matteoli poi. Tanto leader da permettersi di mettere in dubbio il vero leader con il quale, come ha detto a un quotidiano oggi, "ormai è finito anche l'affetto". Storace, naturalmente, si augura che le cose assumano una piega positiva. "A Fini - afferma - chiedo poche cose: coraggio e non fuga dalle responsabilità, più democrazia e meno cesarismo, più umiltà e meno superbia". "A Fini rammento che la tripartizione in An (i tre vicepresidenti ora annullati ndr) non è nata a Orvieto, ma a Bologna in un congresso le cui conclusioni furono disegnate da chi guida il partito". Ma ora Fini ha azzerato tutto, anche se per Storace "mostrare equilibrio non significa azzerare tutta una classe dirigente, umiliare chi lavora, minacciare repulisti". "Non mi piace il metodo - va avanti Storace - con cui il presidente del partito Fini anticipa futuri esercizi di dispotismo verso un partito che ora sembra costretto più a difendersi dal suo leader che dagli avversari politici". A Storace non sono piaciute le ultime scelte di Fini in tema di organizzazione dopo lo scoop del Tempo che ha riportato le critiche dei tre ex colonnelli al vicepremier. "Sembra che An sia diventata un vero partito solo perché uno stagista del Tempo ha soffiato sciocchezze in una caffetteria romana. Ma meritocrazia non è saper origliare - dice il ministro - e chi non c'era in quella caffetteria, che demeriti ha acquisito? O forse Alfredo Mantovano non paga per aver contribuito all'ordine del giorno unitario in assemblea nazionale? E invece Adriana Poli Bortone viene forse premiata per aver minacciato solo poche settimane fa di fare un nuovo partito con Alessandra Mussolini?". Per Storace "ora non si può rinunciare all'unità. Veder frantumare tutto quello che abbiamo costruito da quattro chiacchiere al bar". E poi, incassando uno dei suoi 37 applausi, il ministro ricorda che "a Fiuggi ci si è chiesto di abbandonare la casa del padre, non di bombardarla". Queste le critiche sul metodo. Poi c'è il merito e Storace non è meno tenero. "Si può discutere sul partito unico - dice il ministro - ma Fini nella direzione del 28 deve darci una sicurezza e una certezza: deve giurarci che alle politiche del 2006 andremo con il nostro simbolo e con la nostra lista". La Destra Sociale, come dirà più tardi anche Alemanno, non si chiama fuori dal processo costituente. Ma Storace non nasconde di essere "scettico". "Credo - afferma - che il partito unico non si farà. E non so quanti di noi rappresentanti di quella metastasi (altro riferimento polemico a un'infelice definizione di Fini ndr) chiamata Destra Sociale potranno eventualmente partecipare alla costituente. Saremo quattro, forse cinque? Bene, ho l'impressione che in quel meccanismo infernale della costituente non decideremo noi". Poi fa ironia sulla nuova casa comune. "Più di una casa comune - dice - un luogo dove Berlusconi invita ad entrare tanto Francesco Rutelli che Alessandra Mussolini mi sembra un casino".
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