ILARIA FICARELLA
Biagio Moretti, genitore di una vittima dell'incidente di due settimane fa, risponde al sottosegretario
Il padre di Vinny a Mantovano "Grazie dell'appello, ora i fatti"
«Illustrissimo dottor Mantovano, la ringrazio per avere compreso a fondo la tragedia che ci ha colpito, ma voglio soprattutto chiarire gli intenti che sono alla base dei nostri programmi perché tutto non si esaurisca in una sterile discussione teorica». Biagio Moretti, papà di Vincenzo detto Vinny, uno dei due ragazzi scomparsi due settimane fa in un terribile incidente stradale, ha risposto così all'appello del sottosegretario Mantovano sulla sicurezza stradale: ma, dopo averlo ringraziato, ha messo subito in chiaro che il suo intento è quello di produrre fatti. «L'approccio che stiamo utilizzando per dare forma compiuta al nostro progetto sulla sicurezza al volante dice Moretti, primario al Policlinico di Ortopedia è quello scientifico. Puntiamo a raccogliere dati inoppugnabili da presentare all'opinione pubblica, ai ragazzi, alle famiglie ed alle istituzioni. Perché nessuno possa più sfuggire alle proprie responsabilità».
Professor Moretti in questi giorni la sua iniziativa ha già raccolto moltissimi consensi. Rispetto al timore espresso di rimanere rapidamente solo, che sensazione prova? «Più che una sensazione è una realtà. Da una parte c'è il lavoro dei ragazzi. Stanno facendo il possibile, e l'impossibile, per approntare i progetti e presentarli entro la prima quindicina di maggio. Per quella data speriamo di riuscire a organizzare l'incontro con tutte le cariche istituzionali presenti sul territorio, dal sindaco al comandante dei vigili urbani, dall'assessore al Traffico al questore e al prefetto. Noi non possiamo intervenire nel merito delle scelte operative. Ma lavorare sul piano della prevenzione e sulla predisposizione di proposte, sì. È anche per questo motivo che intendiamo ampliare l'eco della nostra iniziativa, non soltanto a livello locale. Ma anche a livello nazionale. Recentemente il Maurizio Costanzo Show, parlando di quanto accaduto ad Alex Baroni, ha trattato l'argomento. È chiaro che tutti, oggi, si stanno ponendo un problema che in realtà non è mai stato affrontato. Ne sia prova il fatto che proprio la via che porta da San Giorgio a Bari sarebbe la strada più semplice da controllare. Sono appena quattro chilometri: basterebbe un'auto con lampeggiante acceso per dissuadere i ragazzi dallo schiacciare l'acceleratore».
In cosa consiste il progetto?
«Prima di tutto nella prevenzione. Sulla strada ed anche all'interno dei locali. In occasione dell'incontro con le istituzioni porremo ai rappresentanti delle precise domande e forniremo loro il frutto delle ricerche che, in questo momento, stiamo portando avanti. La prima fase della prevenzione riguarderà l'informazione. Chiederemo al comandante dei vigili, al questore, all'assessore di darci la mappa delle strade e degli orari a rischio. Questa sarà la base della nostra azione. Dal canto nostro, forniremo dati sull'entità del problema con un'analisi del numero degli incidenti in Puglia, confrontata al dato nazionale, europeo e statunitense. Questi dati saranno resi noti anche ai ragazzi attraverso seminari e simposi: sono loro i primi a dovere avere chiara la dimensione del rischio. La formazione prenderà sostanza in una serie di corsi: di educazione stradale, di guida sicura, di primo soccorso. In questo s'inserisce la collaborazione con la Facoltà di Medicina di Bari. Il preside, Salvatore Barbuti, ha garantito l'appoggio dell'università al progetto di realizzare parte del tirocinio per laureandi e laureati a bordo delle ambulanze».
E all'interno dei locali, invece?
«I problemi più gravi sono ovviamente legati all'abuso di alcol e allo stress derivato dalle sollecitazioni acustiche e visive. Sempre con la Facoltà di Medicina pensiamo di organizzare dei corsi di formazione, diretti ai ragazzi, sulle patologie alcolderivate e sullo stress acustico e visivo. Sarà un corso itinerante in tutti i più grandi locali di Puglia. Siamo sicuri che ci sarà grande partecipazione dei ragazzi. Sottoporremo i ragazzi a dei test di valutazione spontanea. All'uscita della discoteca chi vorrà potrà misurare il proprio tasso etilico e far testare la propria reattività psicofisica. Un modo per far prendere coscienza ai ragazzi e allo stesso tempo per raccogliere una mole di dati inoppugnabili, che saranno elaborati dall'Osservatorio Epidemiologico della Facoltà di Medicina di Bari, da sottoporre alla valutazione delle autorità. Ipotizzeremo anche l'attuazione del cosiddetto 'deflusso antistress' che permetta ai ragazzi di uscire dai locali già rilassati».
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