ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Il Gior. La Naz. Il Rest. | Venerdì 22 febbraio 2002 |
La Marina anti-sbarco
ROMA — Il voto del Senato sul disegno di legge del governo sull'immigrazione è slittato a martedì prossimo. La maggioranza avrebbe voluto chiudere già ieri il capitolo del ddl per la modifica della Turco—Napolitano, ma l'ostruzionismo messo in atto dall'opposizione ha imposto un lieve ritardo rispetto alla tabella di marcia. Non solo: al momento della discussione sugli emendamenti relativi all'uso delle navi della Marina militare per contrastare il traffico di clandestini (uso poi approvato dalla maggioranza dell'assemblea di Palazzo Madama), la seduta si è surriscaldata e in aula si è avuto un durissimo scontro tra CdL e Ulivo. «Rischio incidenti» Massimo Brutti, vice presidente dei senatori Ds, ha criticato aspramente l'ipotesi prospettata dal governo definendola «una tassa pagata alla Lega di Bossi». «Chi contesta — è stata la replica del sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano — ricopriva incarichi di governo all'epoca della tragedia del Venerdì Santo». Evidente il riferimento dell'esponente dell'esecutivo allo stesso Brutti il quale, all'epoca della tragedia che vide colare a picco al largo della Puglia un'imbarcazione albanese, ricopriva la carica di sottosegretario. In quel tragico marzo '97 persero la vita più di ottanta persone. Immediata la risposta del senatore diessino che, rivolto a Mantovano, ha esclamato: «Lo dica espressamente se ritiene che fummo noi a dare l'ordine di speronare, perché la magistratura ha detto una cosa ben diversa. State introducendo un sistema che renderà molto probabile il ripetersi di quegli incidenti». Ma il governo è di diverso avviso. Il sottosegretario alla difesa, Francesco Bosi, ha infatti assicurato che la Marina militare continuerà a rispettare le vite umane. In quanto, ha spiegato, «l'interesse sovrannazionale dell'incolumità dei trasportati sarà prevalente su ogni altro interesse di polizia». E ancora: «Le misure coercitive autorizzate dal governo saranno adottate con elevatissima cautela». Le navi militari italiane, ha stabilito l'aula di Palazzo Madama, potranno fermare le imbarcazioni sospettate di trasportare clandestini, ispezionarle e, una volta appurata la presenza illecita di persone verso le nostre coste, condurle in un porto italiano. «Incarico legittimo» D'altra parte, ha tenuto a ricordare Bosi, la nostra Marina militare «già da cinque anni assicura il controllo delle frontiere nazionali nel Canale d'Otranto, nello Jonio settentrionale e nello Stretto di Sicilia con più di diecimila ore l'anno dedicate a questo compito». Dunque, i nuovi incarichi per la Marina militare sono perfettamente legittimi e in linea con quanto già fa. In più, ha aggiunto Bosi, è previsto che le modalità di intervento siano stabilite da un decreto interministeriale emanato in accordo dai vari ministri interessati: interno, difesa, economia, infrastrutture. «E questo decreto — ha aggiunto il sottosegretario alla difesa — potrà essere anche sottoposto al parere delle commissioni parlamentari». Francesco Bosi ha infine ricordato alcune cifre significative: «Negli ultimi sei mesi sono stati arrestati 79 scafisti e sequestrate 39 imbarcazioni, permettendo di fermare e rimpatriare soggetti potenzialmente pericolosi».
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