ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su QN IL GIORNO il Resto del Carlino LA NAZIONE (Sezione: il Resto del Carlino Pag. ) |
Martedì 21 ottobre 2003 |
Lorenzo Bianchi
Colpire l'Islam pericoloso, aiutare quello buono Avrà anche ragione il sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano, convinto che il Bel Paese non sia nel mirino dei terroristi quanto gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Ma molti segnali inducono a pensare, purtroppo, che le cose stiano cambiando. Il proclama di Osama Bin Laden del 18 ottobre è solo l'ultima clamorosa conferma. Un anno fa dal chiacchiericcio indistinto dei confidenti della polizia si è levato un grido più netto e acuto. Un informatore ritenuto attendibile ha segnalato il rischio di attentati contro il duomo di Cremona e contro la metropolitana di Milano. E' una novità dirompente. L'Italia, a differenza della Francia, era tradizionalmente considerata una retrovia sicura e tranquilla per il terrorismo islamico, in particolare per il Gia algerino del quale di tanto in tanto emergevano traffici inconfessabili, compreso l'acquisto di armi. Per questo motivo nella rigida schematizzazione coranica era considerata «Dar al salam», ossia casa della pace. Dall'Italia sono partiti combattenti che hanno partecipato alla resistenza antisovietica in Afghanistan, e pii musulmani accorsi a sostegno dei musulmani della Bosnia durante la guerra civile che si è conclusa nel 1995 con gli accordi di Dayton. L'11 settembre, la tragedia delle torri gemelle, ha costretto il mondo a schierarsi in maniera netta, pro o contro i fautori del terrore. L'Italia come molti altri paesi di tutto il pianeta ha preso posizione contro i professionisti della paura. Abbiamo già pagato prezzi altissimi alle avanguardie convinte che il sangue possa trainare una rivoluzione ai tempi delle Brigate Rosse. I nostri militari sono andati in Afghanistan e in Iraq con l'atteggiamento giusto di chi pensa più a ricostruire che a reprimere. Ora l'attenta moderazione deve essere trasferita sul piano interno. L'errore peggiore (e il regalo più cospicuo a Osama e ai suoi sostenitori) è trasformare ogni musulmano in un nemico, nella notte della ragione. Le moschee che cercano trasparenza chiedendo la trasformazione in onlus (enti senza fine di lucro) debbono essere incoraggiate. Niente è più sbagliato dei ghetti. Ma chi si organizza concretamente per colpire il paese deve essere messo in condizione di non nuocere, senza italici lassismi o, peggio, cialtronerie. La democrazia deve usare la forza del diritto. Questo la rende diversa dal buio medioevale degli integralisti. Non a caso Omar Mohammed Bakri, messaggero in Europa dello sceicco saudita, a precisa domanda risponde: «Democrazia significa potere del popolo, Islam potere di Dio. Come possono stare insieme?». Con lui il dialogo è impossibile.
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