ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su QN IL GIORNO Il Resto del Carlino LA NAZIONE (Sezione: Il Resto del Carlino Pag. ) |
Venerdì 4 Aprile 2003 |
di Ugo Bonasi
Il giorno dopo la scivolata
ROMA — Il giorno dopo la scivolata sul decreto Gasparri, la maggioranza ritrova sull'Iraq la sua sostanziale compattezza a differenza di un centrosinistra che esce dall'Aula nuovamente frantumato, tanto da far dire a Bertinotti che «col voto di oggi il contenitore dell'Ulivo è sostanzialmente finito». Mentre la mozione del centrodestra (passata però per soli 18 voti: settanta gli assenti a vario titolo nella Cdl), che chiede principalmente l'invio di aiuti umanitari per i bambini iracheni, è stata approvata, le tre dell'opposizione incassano altrettante sconfitte, una per ogni mozione. Quella di Verdi, Pdci e Prc non raccoglie più di 24 voti: contrari i deputati dello Sdi e dell'Udeur, mentre tutto il resto dell'opposizione alza le mani per rendere ben visibile la propria scheda elettronica, per confermare palesemente la propria astensione. Ancor meno (16 voti) incassa la mozione Sdi-Udeur, mentre quella della Margherita e dei Ds (compreso il correntone, anche se con qualche resistenza al suo interno) si vede sottrarre trenta astensioni: Sdi, Verdi, Udeur e Prc. Pure una risoluzione della maggioranza passa senza problemi, anche se con quattro astensioni. Nell'opposizione s'è sperato fino all'ultimo di potersi compattare dopo la fallimentare riunione mattutina dei capigruppo che aveva sancito la spaccatura in tre, ma non èstato possibile trovare la sintesi sulla questione dell'appoggio agli Usa e l'auspicio della 'guerra breve'. Niente da fare e così anche la mozione di Ds e Margherita, che pure chiedeva all'Onu di sollecitare una tregua delle ostilità e criticava la guerra, non raccoglieva i voti del resto della coalizione se non quelli di Diliberto e l'astensione dei Verdi. Politicamente un fallimento, un'«occasione persa e una divisione sbagliata e miope», come ha commentato Pecoraro Scanio. Le critiche all'ala sinistra dell'opposizione sono piovute anche dal correntone, conscio del danno politico subito. «Mai più errori del genere», ha implorato Folena, mentre per Mussi «non è stato un grande spettacolo politico». C'è chi vede negli schieramenti in Aula un motivo di riflessione per il futuro, come Intini che con sarcasmo definisce un «elemento di chiarezza» il voto unitario di Verdi, Pdci e Prc. Si devono arrampicare sugli specchi i vertici Ds per reggere la botta. Violante spacca il capello in quattro: «L'Ulivo è arrivato sostanzialmente unito al voto». Ancor più annacquato il giudizio di D'Alema su un fatto che considera «normale, non così drammatico...». La spaccatura nell'opposizione è vista come un pessimo segnale da Castagnetti («Un grave errore questi distinguo»), mentre Mastella pensa al voto amministrativo e la prende con più filosofia: «Non c'è niente di scandaloso, tre mozioni riflettono le tre anime dell'Ulivo». L'analisi D'accordo con l'analisi di Bertinotti è Bondi. Per il portavoce di FI, l'Ulivo ha una capacità «strabiliante» di dividersi ed è «definitivamente scomparso». Ma il distinguo di Fiori, An, («La guerra in Iraq non è giusta») e le quattro schede bianche oltre ai settanta assenti dimostra che anche nella maggioranza c'è qualche insofferenza. In Aula, attraverso i sottosegretari Boniver e Mantovano, il governo ha assicurato che ad eventuali profughi dall'Iraq verrà data ogni assistenza e che l'Italia ha già stanziato 15 milioni di euro che darà ai rifugiati (ma in Iraq), oltre ai 13 milioni della nostra quota alla commissione europea.
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