ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Il Gior. La Naz. Il Rest. | 14 aprile 2002 |
Marco Ruggiero
Via Corelli? Un modello
«Via Corelli? È un modello per gli altri centri, compresi quelli che presto saranno costruiti in tutta Italia». È stata una visita lampo quella del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, ma sufficiente per fargli ribadire l'estrema importanza che il governo attribuisce a questo tipo di strutture nella lotta all'immigrazione clandestina e ai reati a essa connessi. Dopo aver presenziato alla Festa della Polizia in largo Marinai d'Italia, Mantovano è arrivato verso le 12 in via Corelli, accompagnato dal prefetto Bruno Ferrante, dal questore Vincenzo Boncoraglio, dal questore vicario Lucio Carluccio e dal capo della mobile Luigi Savina, e con loro ha fatto un breve giro del centro, passando in rassegna i vari reparti. All'uscita, si è detto soddisfatto: «C'è un ottimo rapporto tra lo spazio a disposizione e il numero degli ospiti. Qui il rispetto della dignità è al primo posto, anche se si tratta di un clandestino. E questo lo dico anche a chi non conosce il confine tra la protesta pacifica e la violenza, e cioè a quelli che pochi mesi fa hanno spaccato tutto a Bologna». Insomma il centro-lager è ormai solo un ricordo. Da quando via Corelli è stato riaperto, ovvero il 25 ottobre del 2000 dopo sei mesi di chiusura per le pessime condizioni di sicurezza e vivibilità, le cose sono radicalmente cambiate. «Centri come questo - ha concluso il viceministro - saranno sempre più importanti anche in vista della nuova legge che porta il tempo massimo di permanenza a 60 giorni, proprio per dare maggiore possibilità di identificare gli immigrati». Attualmente, invece, sono 30 i giorni a disposizione dell'Ufficio immigrati per scoprire nome e nazionalità degli ospiti. Spesso, però, non bastano. «In media sono circa il 30 per cento - spiega il direttore Riccardo Cappelletti - gli extracomunitari che vengono rilasciati: alcuni perchè dimostrano la regolarità della loro posizione, ma altri perchè non c'è stato tempo sufficiente per identificarli». E non è cosa da poco, se si considera che dall'ottobre del 2000 a oggi sono 4000 gli immigrati transitati in via Corelli e che il 30 per cento equivale a 1200 persone lasciate libere in gran parte per legittimi motivi, ma in parte solo perchè la legge è carente. Al momento, comunque, sono 126 gli ospiti del centro (111 uomini e 15 donne), su 140 posti disponibili. E a detta del direttore Cappelletti vivono tutti benissimo: «Dormono in stanze da quattro e hanno bagni puliti e docce sufficienti. Inoltre possono usare i cellulari e ricevere visite tutte le volte che vogliono. Se si tratta di familiari, avvocati o autorità senza nessun preavviso; per gli amici, invece, devono solo avvertire il personale di servizio. Infine ognuno dei sette settori del centro ha una sala comune con tv satellitare e snack bar».
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