ROMA — Italia a rischio attentati, Roma nel mirino. E' questa davvero la situazione, sottosegretario Mantovano?
«Diciamo che questo non è vero perché non ci sono riscontri oggettivi che facciano pensare al fatto che l'Italia sia un obiettivo caldo. Insomma non appare un rischio superiore a quello che esisteva prima della terribile tragedia di mercoledì scorso a Nassirya».
Dunque sarebbero prive di fondamento le dichiarazioni di alcuni esponenti della comunità islamica, come l'Imam di Carmagnola?
«Ripeto, l'Italia non è un Paese tra quelli della fascia più a rischio, come gli Usa o Israele che sono già stati colpiti. Certo, nessuno di noi ha la palla di vetro e gli italiani non hanno certamente l'assicurazione che non ci possano essere attentati sul proprio territorio. Ma le cellule di matrice islamica che hanno addentellati nel Paese guardano a noi più come a una base logistica che come obiettivo di attentati».
Dopo la strage di Nassirya c'è chi si chiede se schierarsi con gli Usa sia stata la scelta giusta.
«A partire dall'11 settembre vi è stato un progressivo rafforzamento delle misure di sicurezza in atto per cui oggi è difficile fare di più. Certamente tutto quanto è a rischio è sotto controllo. Quanto alla domanda sulla scelta politica che ha fatto l'Italia di schierarsi con gli Usa, credo che sia una domanda irricevibile così come penso sia superfluo discettare sulla politica messa in atto in precedenza da altri governi che, di fatto, non hanno messo l'Italia al riparo da attentati terroristici. E' inutile dire: era meglio prima. Comunque, la politica non deve certo fare le scelte sulla base della suggestione di un momento difficile come questo e la fermezza penso sia l'arma migliore. Se mi si chiede se ci convenga o meno rimanere a fianco degli Usa, rispondo, lo ribadisco, di ritenerla una domanda irricevibile».