ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su QN
IL GIORNO il Resto del Carlino LA NAZIONE

(Sezione:  il Resto del Carlino     Pag.     )
Mercoledì 1 ottobre 2003

di Marco Mangiarotti

 

Il fronte del palco «Noi non cantiamo l'inno alla droga»

 


 

MILANO — L'arco è costituzionale, dalla musica che suona a sinistra al liberalismo sabaudo di Conte. E il «documento dei ventinove» vuole parlare finalmente di «depenalizzazione», senza intimidazioni e censure, di fronte a una legge Fini che cancella le droghe leggere e prevede sanzioni amministrative e penali, oltre una certa quantità, non solo per chi spaccia ma anche per chi ne fa uso. Lo firmano Vasco Rossi, Ligabue, Paolo Conte, Jovanotti, Francesco Guccini, Antonello Venditti, Enzo Jannacci, Fiorella Mannoia, Articolo 31, Irene Grandi, Stadio, Gemelli Diversi, Francesco Renga, Laura Pausini, Lucio Dalla, Negrita, Niccolò Fabi, Piero Pelù, Francesco Baccini, Samuele Bersani, Frankie Hi-Ngr Mc, La Crus, Simona Bencini, Avion Travel, Pacifico, Omar Pedrini, Daniele Silvestri, Zucchero e Giorgia.


Attacco ai politici
Il primo bersaglio sono i politici che hanno lanciato lo slogan «attenzione ai cantanti che dicono che la droga è un diritto». Fini, Mantovano e Gasparri, in modi diversi, nei loro interventi a favore della nuova legge. Ma c'era stata una polemica forte anche fra Vasco e Girolamo Sirchia, quando Rossi mise la maglietta con la piantina e 'legalize' a San Siro. Come può un cantante, diceva il medico ministro, dire che le droghe leggere non fanno male? Ultima sassata dal parere del Consiglio superiore di sanità: anche la cannabis fa danni e dà assuefazione. Così i ventinove rispondono, chiedendo «libertà di parola e di opinione». E precisano: «Nessun artista propaganda o incita dal palco il suo pubblico a fare uso di stupefacenti».


«Basta demonizzarci»
Quindi la prima richiesta: «Basta demonizzare il mondo della cultura e dello spettacolo. Siamo tutti per la vita. Noi anche per la salute e per la dignità umana. Depenalizzare — continua il documento — non significa affermare che ci sono droghe buone e droghe cattive: siamo tutti contro la droga, ma non possiamo fare finta che non ci sia differenza fra droga leggera (cannabis, marijuana, campari) e droghe pesanti (eroina, ecstasy, cocaina)».

Chiedono allo Stato di «informare correttamente il cittadino sulle conseguenze dell'uso delle varie droghe». E ai politici «di non ricorrere a invettive o illazioni che attribuiscono ai cantati il ruolo di promotori della droga. Da loro ci aspettiamo un dibattito costruttivo che eviti mistificazioni, strumentalizzazioni e abusati luoghi comuni su eventuali 'vite spericolate' che tutti sogniamo a occhi aperti, a 20 anni come a 40, senza che questo significi 'vite drogate'...». Ricordano che «l'eroina, senza bisogno di leggi speciali ma solo con l'informazione sui rischi e le conseguenze, è notevolmente diminuita. E' ormai fuori moda parlare di quella 'cultura dello sballo' che abbiamo visto noi negli anni '70 e '80. Il mondo è cambiato, la realtà di oggi è un'altra: c'è l'ecstasy del sabato sera, contagiosa, vigliacca, attraente e facile soprattutto per i più giovani».

Non accettano il pregiudizio che chi fuma lo spinello passa all'eroina. «Una sola cosa hanno in comune lo spinello e l'eroina, lo stesso spacciatore. Oggi pronto a vendere qualsiasi cosa davanti a qualsiasi scuola». Poi si va al nocciolo della proposta di legge. «Parificare droghe leggere e pesanti non aiuta i giovani a comprenderne le conseguenze e la pericolosità, punire addirittura il consumo spicciolo con il carcere potrebbe influire solo in modo negativo sulla loro vita futura». Scatta il paragone con tabagismo e alcolismo. «Giusto o sbagliato, ma non è reato... Quanti morti ha fatto la marijuana e quanti ne fanno l'alcol o i tumori indotti dal tabagismo? Legalizzare significa soprattutto privare la criminalità organizzata dell'immenso valore aggiunto creato dall'illegalità. E controllo sanitario sul prodotto». Si può non essere d'accordo, ma non è giusto spegnere la loro voce.


 

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