ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su QN IL GIORNO il Resto del Carlino LA NAZIONE (Sezione: il Resto del Carlino Pag. ) |
Giovedì 22 Maggio 2003 |
Silvia Mastrantonio
Premi ai pentiti
Ora il Parlamento
recita il mea culpa
ROMA — Ancora polemica sulla legge sui pentiti. Una normativa che oggi viene contestata, alla luce della concessione degli arresti domiciliari a Enzo Salvatore Brusca, ma che due anni fa venne votata da tutti, con la sola eccezione di Antonio Di Pietro. Ed è proprio la sua formazione, l'Italia dei valori, a ricordarlo, mentre l'Osservatore romano si fa interprete dei sentimenti di sgomento dell'opinione pubblica. Perché Brusca, prima di diventare collaboratore di giustizia, era un mafioso accusato di almeno otto omicidi e soprattutto l'assassino del piccolo Giuseppe Di Matteo, il cui corpo fu sciolto nell'acido. Troppe contraddizioni «Prima votano la legge, poi si scandalizzano. Ma così discreditano il Parlamento», commenta Luigi Li Gotti di Italia dei valori: «L'etica in politica imporrebbe ai parlamentari di spiegare ai cittadini perché vollero quella legge (peraltro la precedente neanche prevedeva un limite di pena scontata in carcere per ottenere i domiciliari), perché hanno riflettuto su di essa per quattro anni e alla fine l'hanno approvata». A cose fatte, sembrano contare poco le mosse a riparazione: l'ispezione ordinata dal ministro della Giustizia al tribunale di sorveglianza di Roma che ha detto sì al provvedimento, le parole atterrite della sorella del giudice Giovanni Falcone, i distinguo. La normativa esiste e prevede simili possibilità che poi sono affidate alla discrezionalità dei magistrati. Lo spiega, dal punto di vista politico, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. «Bisogna fare un calcolo costi-benefici. Si vogliono spunti d'indagine, si vogliono strumenti per accertare la verità su fatti mafiosi: bisogna capire se si è disponibili a pagare anche questi prezzi, che sono dolorosissimi e creano sconcerto. Esiste una legge, è stata applicata, forse con larghezza, da parte dell'autorità giudiziaria che ha assoluta autonomia sul punto specifico. Bisogna chiedersi — conclude Mantovano — se si è disposti a pagare questo costo». Quanto avvenuto, ha seguito un preciso percorso 'tecnico'. Dice il procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna: «Nulla di scandaloso, è la legge che lo prevede». Il suo ufficio ha redatto una relazione da questo punto di vista che si è conclusa con valutazioni sostanzialmente 'positive'. Vigna ricorda inoltre che Brusca aveva già usufruito di benefici che gli avevano consentito di uscire per un giorno dal carcere. Interviene Vigna E, come previsto dalla legge, il pentito aveva redatto il suo 'verbale illustrativo' nel quale aveva raccontato tutti i fatti commessi o dei quali era a conoscenza. Non solo. Secondo gli atti, ha sottolineato Vigna, il pentito ha già scontato un quarto della pena come stabilito dalla legge. Resta lo sconcerto sottolineato da esponenti degli opposti schieramenti, mentre il ministro Stefania Prestigiacomo parla di «offesa alla Sicilia degli onesti».
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