ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il Riformista (Sezione: Pag. ) |
Sabato 13 Marzo 2004 |
WILLING. IL GOVERNO SCEGLIE LA LINEA SOFT, E SULLA MISSIONE IN IRAQ NON CI SONO CREPE
L'Italia pensa basco, ma teme il network indigeno
Dopo gli attentati di Madrid, il ministero degli Interni non ha alzato i livelli di guardia per garantire la sicurezza nazionale italiana, ma soltanto perché l'«allarme arancione» vige in maniera permanente già a partire dall'11 settembre 2001. Unica limatura, si legge in una nota del Viminale, «Giuseppe Pisanu ha disposto una ulteriore verifica delle misure antiterrorismo già in atto». Allo stato attuale delle cose, ha poi spiegato il ministro degli Interni tranquillizzando gli italiani, «il rischio terrorismo resta alto, ma non tale da richiedere il passaggio a misure eccezionali». Parallelamente, Pisanu ha però attivato contatti ai massimi livelli tra l'antiterrorismo italiano e quello spagnolo, oltre che con le intelligence di tutta Europa. Motivo: tentare di capire chi tra Eta e al Qaeda abbia piazzato le bombe madrilene. Al Viminale, sulla base di alcuni riscontri tecnici, si propende al momento per l'ipotesi del terrorismo basco. Ma nel senso di una cellula impazzita dell'Eta che avrebbe agito all'oscuro dello stato maggiore dell'organizzazione. Ovviamente la cosa cambia, e molto, la valutazione delle ricadute che i fatti spagnoli possono avere in Italia. Un conto è trovarsi di fronte al terrorismo interno alla Spagna, un altro è avere a che fare con quello internazionale. Nel secondo caso, l'Italia corre il rischio di ritrovarsi più impaurita. Infatti, se ci fosse lo zampino di Osama bin Laden, gli attentati di Madrid rappresenterebbero una risposta alla missione spagnola in Iraq. La stessa, cioè, che l'Italia sta compiendo a Nassiriya. «Ma questo, comunque, non influirebbe sulla nostra presenza in Iraq. I soldati resterebbero lì, così come in altri teatri di guerra: Afghanistan, Kosovo, Bosnia», spiega Luca Volontè. Il capogruppo dell'Udc alla Camera riflette la posizione dell'intero centrodestra italiano, che peraltro è schierato sulla linea del Viminale: pensa più all'Eta che ad al Qaeda. Ma forti preoccupazioni persistono comunque. Spiega Volontè: «Noi italiani, ma anche tutti gli europei, ci eravamo autoconvinti di aver raggiunto un maggior grado di sicurezza. L'attentato di Madrid, a danno di cittadini e lavoratori inermi, di qualunque matrice esso sia, implica di fatto una maggiore incertezza in Italia e in Europa, anche dal punto di vista dell'economia. Psicologicamente, poi, le ricadute sicuramente non saranno positive». Più allarmista è Bobo Craxi, per il quale «nessuno può sentirsi al sicuro, tantomeno l'Italia, paese politicamente molto esposto nella campagna contro il terrorismo». Volontè, invece, è cauto: «Noi abbiamo di recente decapitato le Brigate rosse, però il pericolo permane. Non credo che si possa escludere una saldatura fra i nostalgici italiani e il terrorismo di matrice islamica». Tesi, questa, sostenuta in parte anche per la Spagna dal sottosegretario agli interni, Alfredo Mantovano: «Ci sono perlomeno tre ipotesi di lavoro: l'Eta, al Qaeda, e quella che prende in considerazione la possibile collaborazione tra le due realtà», spiega l'esponente di An. «Quando noi oggi parliamo di terrorismo - aggiunge - non dobbiamo pensare né all'esistenza di un esercito ben organizzato, né ad una immagine terroristica tipica degli anni '70 e '80, con gruppi strutturati come le Br o la Raf tedesca. Dobbiamo pensare piuttosto all'esistenza di un network al cui interno esistono tanti piccoli gruppi non necessariamente correlati ideologicamente tra loro». Volontè invita però a guardare la faccenda soprattutto dal punto di vista europeo: «I timori sono di tutti i cittadini della Ue». Dunque, per sconfiggere il terrorismo «serve che le forze di polizia lavorino in concorso tra loro, favorendo lo scambio di conoscenze». Un appello in tal senso arriva anche da Gianni De Michelis. L'ex ministro degli Esteri sollecita una riflessione sul «sul salto di qualità che gli attentati di Madrid devono comportare, anche nell'immediato, nell'atteggiamento europeo rispetto al fenomeno del terrorismo mondiale», sia dal punto di vista politico sia da quello del coordinamento della sicurezza. Proprio l'assenza di una strategia comune europea, ha portato ieri il governo greco a chiedere formalmente il contributo della Nato per la sicurezza dei Giochi Olimpici. «Questo contributo - ha spiegato un portavoce - riguarderà il controllo dello spazio aereo, il pattugliamento marittimo e la protezione contro attacchi nucleari, biologici o chimici».
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