ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su L'UNIONE SARDA (Sezione: ITALIA Pag. 2 ) |
Venerdì 15 novembre 2002 |
Il presidente del Consiglio: troveremo una soluzione per le carceri. Ma la Lega rimane tiepida «L’appello non cadrà nel vuoto»
ROMA «Abbiamo guardato a lui non solo come al successore di Pietro, come al capo della Chiesa cattolica, ma anche come al campione della democrazia, il campione che da sempre si batte per la libertà e per la verità, quei sentimenti nobili, coraggiosi che debbono sempre muovere i cuori e le coscienze di ognuno di noi». Con queste parole Silvio Berlusconi ha commentato la visita del pontefice alla Camera. «Per chi si dedica alla cosa pubblica, questa visita è non solo un evento storico, ma è anche una esortazione ad un impegno costante, un impegno a favore dei valori universali della libertà, della pace, del progresso sociale ed economico. In una parola: del bene comune di tutti gli uomini e di tutti i popoli».
«Credo che tutti gli uomini amanti della libertà, cattolici o laici o fedeli di qualunque religione, siano profondamente colpiti dalla grandiosa testimonianza che, per un quarto di secolo, Giovanni Paolo II ha dato in ogni angolo del mondo in difesa dei diritti umani, in difesa della dignità, in difesa dell’inviolabilità della persona, in difesa dei perseguitati, levando la sua voce - ha ancora detto il presidente del Consiglio - contro ogni forma di totalitarismo, contro ogni forma di oppressione e di oltraggio all’umanità».
Un discorso alto, ma anche calato nella realtà sociale e politica italiana quello che Giovanni Paolo II ha pronunciato alla Camera e con il quale ha affrontato esplicitamente uno dei temi più spinosi dell’agenda parlamentare: la clemenza nei confronti dei detenuti. Parole accolte con molti applausi e che hanno fatto dire subito a Carlo Taormina che «i numeri ci sono» per adottare un provvedimento del genere in Parlamento. Le parole del Papa hanno rinsaldato l’asse trasversale a favore di un provvedimento di clemenza, hanno indotto alla riflessione alcuni esponenti di An, che da sempre ha sposato il principio della certezza della pena, ma non hanno messo d’accordo proprio tutti. Nessun ripensamento nella Lega, ad esempio, dove si sottolinea che l’alto valore spirituale del messaggio papale non va confuso con i doveri e le responsabilità della politica. E lo stesso leader di An, Gianfranco Fini, ha puntualizzato che sulle parole del Pontefice tutti devono meditare, ma nessuno dovrebbe «tirarlo per la giacca».
E mentre la macchina-indulto prosegue la sua marcia, Silvio Berlusconi ha spezzato una lancia a favore, andando un passo oltre l’auspicio di una grazia per Adriano Sofri. «Dal mio punto di vista e di quello della mia forza politica - spiega Berlusconi - c’è sempre stata una grande apertura in tal senso, anche in considerazione del sovraffollamento delle carceri». Il fronte pro-clemenza si sente rafforzato e ora invita a trasformare in voti a favore gli applausi tributati a Giovanni Paolo II durante il suo intervento. Lo fanno Giuliano Pisapia (Prc), Gianni De Michelis del nuovo Psi, il verde Alfonso Pecoraro Scanio. Se l’impegno trasversale si è rafforzato e si sente fortemente legittimato nella sua battaglia, si cominciano ad intravedere alcuni segnali di riflessione fra coloro che da sempre hanno una linea piuttosto intransigente su provvedimenti di questo tipo. Il messaggio del Papa non si può ignorare e il Parlamento deve dare un «segno», ha detto ad esempio il ministro per l’agricoltura Gianni Alemanno. «Adesso dovremo riflettere e assumere la nostra parte di responsabilità dopo le parole del Papa sull’indulto, che peseranno quando saremo chiamati a prendere decisioni», dice il suo collega di partito e di governo Maurizio Gasparri. Ma una doccia fredda arriva dal sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano: «Il seguito coerente alle parole del Papa sul sovraffollamento delle carceri - dice - è di varare un piano straordinario di investimento nel settore penitenziario, dall’edilizia al personale».
E la Lega? Per Umberto Bossi «il Papa ha parlato di una riduzione della pena, che è una cosa più complessa rispetto all’indulto». Roberto Castelli ministro della Giustizia, dice di condividere le parole del Papa da cristiano, ma ricorda di dover tenere conto di altre ragioni «da ministro». Comunque ribadisce Castelli è il Parlamento che deve decidere e se adotterà un provvedimento di clemenza ne prenderà atto. Tiepido anche il ministro per il Welfare Roberto Maroni: «Il Papa ha parlato di riduzione della pena, pertanto non dell’estinzione del reato, non di un’amnistia».
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