ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su L'UNIONE SARDA - IL MATTINO
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Giovedi' 5 Settembre 2002

di Bruno Vespa

Giustizia e centrodestra

Quando volano le colombe


 

E se tornassero a volare le colombe? E se la mediazione di Casini per votare la legge sul legittimo sospetto fosse il segnale d’inizio oltre che il frutto di un clima di ragionevolezza che comincia a farsi strada? Non ci fosse il processo Berlusconi di mezzo, pochi solleverebbero obiezioni sulla proposta Cirami. Perfino nel diritto europeo più lontano dal nostro, quello inglese, se un cittadino sospetta dell’imparzialità del suo giudice, prima gli chiede di rinunciare al processo e se quello insiste inoltra la domanda all’Altra Corte. Ma il processo Berlusconi c’è. E vero che l’Italia è il solo stato occidentale in cui all’assenza di garanzie speciali per i parlamentari si affianca l’indipendenza assoluta del pubblico ministero. E vero che altre leggi “ad personam” sono state votate dal centrosinistra e una proprio contro Berlusconi (si evitò con una postilla che il giudice Rossato dovesse abbandonare l’udienza preliminare contro il Cavaliere per la riforma che distinse il gip dal gup).

Ma non conviene assolutamente al centrodestra dare l’impressione che quella legge non sia “una” priorità quanto “la” sua priorità. Ben venga, dunque, la decisione di Casini di far discutere la proposta insieme dalle commissioni giustizia e affari costituzionali per evitare che l’orchestra venga diretta soltanto dall’onorevole Pecorella, che è anche difensore del presidente del Consiglio. Ben venga la proposta di Alfredo Mantovano di rimettere ordine a tutto il “pacchetto giustizia” dopo l’approvazione del legittimo sospetto, senza nuovi strappi.

A Via Arenula hanno perso un anno di tempo sperando di concordare ogni mossa con l’associazione dei magistrati. La risposta è stata uno sciopero. Ora il Guardasigilli e il Parlamento dovranno provvedere a una riforma dell’ordinamento giudiziario che è importante e urgente, come lo sono alcuni aggiustamenti dei codici penale e di procedura penale. Ma non si può fare un’altra corsa, dando l’impressione che Berlusconi sia andato a palazzo Chigi soltanto per questo. La prudenza del presidente della Camera, la mediazione di Gianni Letta, la “moral suasion” del Quirinale hanno ottenuto un eccellente risultato.

Voleranno a questo punto le colombe anche nel centrosinistra? La tentazione di agitare la bandiera sulle barricate è forte, sullo slancio del Grande Girotondo del 14 settembre. Ma poi? A un agitato compagno che nella primavera del ’45 gli annunciava trionfante l’occupazione della prefettura di Milano, Giancarlo Pajetta rispose: “E adesso che ne fai?”. La legge Cirami sarà approvata, si sa. E si sa anche che non è in sé una legge inaccettabile. Ha senso per l’opposizione rompere ogni rapporto con la maggioranza, rinunciando ai miglioramenti possibili? Sarebbe un bene per la democrazia italiana se la logica dei girotondi orientasse quella del centrosinistra?

D’Alema fa sapere che il 14 settembre non sarà in piazza del Popolo. Era un segnale atteso, ma non per questo meno importante. Con i girotondi si agita la piazza, non si fa politica. E se vuole sperare di vincere nel 2006 il centrosinistra deve fare politica. A piazza del Popolo andranno per dovere d’ufficio Fassino e Rutelli, ma anche il presidente della Margherita dice che i girotondi non bastano. Ed è un bene che i leader restino in piazza, lasciando il palco a Nanni Moretti e Pancho Pardi. Una protesta condivisa è altro da una direzione di marcia. L’ha capito anche Sergio Cofferati, che da qualche giorno usa il freno più dell’acceleratore. Parla di Ulivo, solo di Ulivo. Ha capito che Moretti gli garantisce gli applausi, ma Prodi può garantirgli un futuro politico.


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