ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Secolo d'Italia Domenca 17 febbraio 2002

Alfredo Mantovano

Tangentopoli dieci anni dopo

LA TENTAZIONE DEL CONTROLLO SULLA POLITICA


Dieci anni fa la corruzione c'era, era diffusa, e con Mani pulite è emersa, sia pure in parte e con mille limiti. Oggi la corruzione c'è, è diffusa, ed emerge solo episodicamente. Ridotto a questo, dopo dieci anni, il bilancio può apparire banale, ma non si allontana di molto dalla realtà, se non - forse - per alcune connotazioni ulteriormente negative: sia il grado di credibilità che il livello di efficacia dell'intervento giudiziario sono oggi certamente più ridotti rispetto al febbraio 1992. Il discorso diventa ripetitivo, e quindi noioso, se, in occasione del decennale, coincide con la mera rilevazione statistica della quantità di arresti effettuati, seguiti dall'assoluzione dell' indagato, e con l'accusa di collateralismo con la sinistra, accompagnata dalla sdegnata smentita dei magistrati direttamente interessati, oltre che della sinistra.

L'uso della giurisdizione per finalità politiche non inizia il 17 febbraio 1992, ma viene teorizzata all'incirca trent'anni prima, nel 1964, allorché, in ossequio alla strategia gramsciana di conquista del potere passando per la conquista culturale, e poi politica, delle istituzioni, viene fondata la corrente di Magistratura democratica. Nel programma di quel raggruppamento rientrava, fra gli altri, l'obiettivo della "formazione di un nuovo tipo di giudice, il quale sappia rendersi conscio di essere strumento delegato e parziale della sovranità popolare e, pertanto, sappia mediare nella sua giurisprudenza le esigenze espresse dalla medesima" mentre nel 1971 la stessa Md proponeva l'istituzione dei consigli di giustizia, quali organi "di collegamento fra gli operatori della giustizia e la classe operaia e come centri di attenzione e di controllo (democraticamente esercitati) sull'amministrazione della giustizia". Chi, nell'esercizio della professione, condivideva questi moderati principi nella prima metà degli anni 70 trasformava in sentenza le rapine in espropri proletari e giustificava i picchetti duri davanti alle fabbriche in occasione degli scioperi.

Poi sono accadute tante cose e sono trascorsi degli anni, connotati, fra l'altro, dall' esperienza del terrorismo, che ha inciso fortemente pure sulle fasce della magistratura ideologicamente orientate più a sinistra. Nel corpo giudiziario - non in tutto, ma certamente in quello più esposto politicamente - è maturata la convinzione che il compito della magistratura sia non solo quello di sanzionare specifiche condotte illecite di singoli esponenti politici, bensì quello di esercitare una forma di controllo sulla politica nel suo insieme. Questa convinzione non coincide con il collateralismo di 25 anni prima, e presenta aspetti di trasversalità; spesso alla tesi secondo cui le indagini di Milano sono state funzionali alla sinistra si è contrapposta l'obiezione che più di un esponente del pool era orientato diversamente dal punto di vista personale: l'obiezione non vale a contestare l'evidente uso di alcuni passaggi processuali per danneggiare lo schieramento di centrodestra (basta ricordare, per tutti, la notifica dell'informazione di garanzia a Berlusconi al vertice della criminalità a Napoli), ma soprattutto non tiene conto di quel dato, che è ideologico e culturale, prima ancora che politico. Con riscontri anche periferici: più volte in quegli anni è capitato che l'amministratore locale, dovendo adottare una delibera delicata, si sia recato prima dal procuratore della Repubblica del territorio per ricevere una sorta di avallo, sia pure informale; un comportamento oggettivamente abnorme, ma comprensibile nel contesto di quegli anni, quando il solo controllo che incuteva timore era quello di una giurisdizione ordinaria che aveva esteso a dismisura la sua sfera operativa (in questo quadro, la contestazione dell'abuso d'ufficio era lo strumento privilegiato per esercitare il controllo su tutto).

Anche l'aver lasciato fuori dalle indagini, salva qualche eccezione, il Pds non rientra necessariamente nell'ottica del segretario di quel partito che alza il telefono e trova dall'altro capo il p.m. sull'attenti, come certe semplicistiche ricostruzioni vorrebbero indicare. Fermi restando rapporti personali, che possono esserci stati, probabilmente la spiegazione è un'altra; il magistrato inquirente ha sul tavolo due fascicoli: per il primo, che riguarda una elementare vicenda di corruzione imprenditore-politico gli è facile arrestare entrambi e innescare il meccanismo manette-confessione-riscontri reciproci. Per il secondo, che riguarda una serie di illeciti ipoteticamente imputabili al sistema di finanziamento del Pds, non trova chi confessi e ha necessità di accertamenti molto articolati, da quelli bancari alla lettura dei bilanci di varie società. Domanda (dalla risposta scontata): a quale darà la precedenza? Ma la scelta non dipende solo dalla propensione politica; dipende anche dall'efficienza.

In questi dieci anni non è aumentato il livello dei controlli. Anzi. Norme approvate nella legislatura dell'Ulivo hanno eliminato i Co.re.co., hanno trasformato il segretario comunale da garante della legalità nel municipio a segretario del sindaco, hanno ridotto la stessa estensione del vaglio della Corte dei Conti. Gli uffici giudiziari sono impegnati in misura certamente minore per indagini sulla pubblica amministrazione e sui politici; non per una scelta di equilibrio, spesso per inefficienza, talvolta per quieto vivere. Restano in piedi, col loro carico di polemiche quotidiane, i processi costruiti nel momento culminante di Mani pulite, a testimonianza della resistenza (per riprendere il termine tristemente riecheggiato un mese fa nell'aula magna del Palazzo di giustizia di Milano) attorno a un ridotto sempre più distante dalla realtà. Con questi dati il bilancio è, come direbbe il giurista, in re ipsa. La sfida per una politica che è certamente meno condizionata rispetto al passato è, al di là dell'esito di questo decennale, di individuare strumenti ordinari e seri per un controllo rigoroso dei propri atti.

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