LUCILLA PARLATO
Il sottosegretario all'Interno, Mantovano, spiega i contenuti del provvedimento che arriva in aula il 13 maggio
Immigrati, nuova legge entro giugno
"Il tavolo promosso da Fini è stato determinante per sciogliere i nodi della riforma"
ROMA. Alfredo Mantovano, sottosegretario
all'Interno con delega all'immigrazione,
è soddisfatto. Il vertice di giovedì scorso, a Palazzo Chigi, promosso dal vicepremier Gianfranco Fini, al quale Mantovano
ha preso parte insieme al ministro per le Riforme Umberto Bossi, al ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, alla relatrice del provvedimento Isabella Bertolini (Fi) e al responsabile di An per le politiche dell'immigrazione, Giampaolo Landi di Chiavenna, è stato l'ennesimo momento di costruttivo confronto tra le forze di maggioranza. Confronto nel quale Alleanza nazionale ha avuto un ruolo rilevante.
«Sì, fin dall'origine del dibattito sulla nuova legge, il vicepremier Fini ha voluto promuovere questo tavolo tecnico per facilitare il confronto tra le forze del Centrodestra. Così, via via che si è proceduto -racconta Mantovano - sono stati promossi questi approfondimenti politici, senza i quali non saremmo arrivati fin qui. Volevamo che la maggioranza, alla fine, parlasse con
una voce sola su una materia delicata come l'immigrazione. E, al di là di qualche inevitabile dissonanza, il risultato è stato raggiunto: la Cdl ha trovato una solida intesa sulla Bossi-Fini. Io, quale rappresentante del governo, mi sono posto in Parlamento sulla stessa scia di Fini, cercando di mantenere la barra dell'equilibrio tra istanze contrapposte. Così non ci sarà un primo
o un secondo classificato nella Cdl: la Bossi-Fini sarà soddisfacente per tutti. In questo contesto devo dire grazie anche a Landi di Chiavenna, per la sua collaborazione costante e per aver promosso alcuni qualificanti emendamenti alla legge».
Quali sono stati i punti di maggiore discussione e su cosa, alla fine, si è dovuto trovare un ccordo? «Anche l'altro giorno il confronto devo dire che è andato molto bene, proprio in linea con il metodo seguito fin dall'inizio nell'affrontare il disegno di legge. Ogni passaggio, infatti, ha corrisposto a un confronto politico, proprio affinché non prevalesse la voce dell'uno o dell'altro ma quella del governo. Alla vigilia del voto, dunque, era opportuno un nuovo confronto per fare in modo che anche alla Camera vi fosse compoattezza all'interno della coalizione. Diciamo che da questo
tavolo è emerso che i punti chiave della legge dovevano essere mantenuti e in sostanza che l'impianto del testo passato al Senato, a sua volta frutto di un confronto politico e di un approfondimento tecnico, non doveva essere cambiato».
Sulle badanti, però, c'era stato contrasto tra Lega e Udc. Come si è risolto? «Non ci sarà nessun limite per regolarizzare chi si prende cura dei malati, ma le famiglie dovranno presentare adeguate certificazioni. Le novità in arrivo riguardano invece i minori senza famiglia, che sono tantissimi. Il testo unico del '98 prevede che la posizione del minore
abbandonato passi al vaglio del Comitato dei minori il quale deve adoperarsi per rintracciare la famiglia di origine o altrimenti affidarlo a una famiglia italiana che lo richieda o a un istituto. Il precedente governo, però, ha avviato il lavoro del Comitato dei minori solo nel 2001, il che ha fatto accumulare un certo ritardo. Il governo presenterà un emendamento che riconosce il permesso di soggiorno a quei minori che hanno raggiunto la maggiore età, che sono qui da 4 anni, e che in Italia hanno seguito
un progetto di integrazione sociale per almeno tre anni. Per ottenere questo permesso occorrerà la certificazione dell'istiuto o dell'ente che li ha ospitati».
E le norme sul diritto d'asilo? Saranno stralciate? «Fermo restando che le norme sul diritto d'asilo non verranno stralciate e fermo restando che la maggioranza si impegna ad approfondire la disciplina che regola il diritto d'asilo in un futuro ddl, si è ritenuto opportuno mantenere fermi alcuni punti, per evitare strumentalizzazioni. La novità è che nelle commissioni territoriali incaricate di esaminare le domande verrà introdotta la figura di un garante. Inoltre, in caso di domanda respinta, lo straniero potrà fare ricorso, cosa che sospenderà il suo rimpatrio per il tempo necessario all'esame della sua richiesta, vale a dire 15 giorni. In questi quindici giorni lo straniero sarà alloggiato nel centro di permanenza affinché non ne approfitti per dileguarsi e affinché sia garantita la sicurezza».
Il Carroccio chiede che la Bossi-Fini venga approvata prima delle elezioni amministrative».
Ritiene che sia possible? «Mi sembra difficile. La Camera purtroppo è chiusa fino al 5 maggio e prevedo che sarà chiusa, come è prassi, per la settimana delle amministrative. L'obiettivo, in queste due settimane di maggio, è far sì
che dal 6 ci sia il voto e l'approvazione in commissione e che dal 13 il testo ritorni in aula, dove potrebbe essere approvata prima delle amministrative. Poi, dopo le elezioni, il testo dovrebbe tornare in Senato. Prima dell'estate, entro giugno, credo sarà approvato definitivamente. nnn Casini si augura che la Bossi-Fini possa coniugare rigore e solidarietà».
Ma per la Sinistra la Bossi-Fini è una legge poco solidale. Qual è il suo parere in merito? «E' ovvio che in materia di immigrazione non si può pretendere di aver detto la parola defintiva. Siamo consapevoli che non abbiamo scritto i dieci comandamenti: stiamo solo modificando un testo del 1998 che probabilmente andrà rivisto tra qualche anno, dal momento
che quella dell'immigrazione è una materia in continuo movimento ed evoluzione. Certo è che la nostra legge promuove la solidarietà non solo a parole, ma con realismo: e lo dimostrano i tanti collegamenti che abbiamo promosso con il mercato del lavoro. A chi dice che trattiamo l'immigrato come se fosse merce noi rispondiamo che garantire allo straniero che entra in Italia un lavoro certo è, invece, garanzia di dignità per gli extracomunitari. Altrimenti prolificherebbero ulteriormente lo sfruttamento, il lavoro nero, la criminalità. Al tempo stesso chi desidera entrare deve essere consapevole che c'è un percorso che lo collega al mondo del lavoro. Credo che, poi, dal punto di vista delle espulsioni ci sia un capovolgimento rispetto
alla legge precedente. Cioé oggi è previsto il riaccompagnamento al proprio Paese d'origine, non più solo una semplice sanzione. Inoltre puntiamo anche a un'azione più incisiva delle forze polizia e ad un incremento delle risorse finanziarie su questo fronte».
Dando uno sguardo alle presidenziali francesi, secondo lei quanto ha influito il problema dell'immigrazione
sui risultati del primo turno? «L'nfluenza c'è stata, ma non credo sia stato quello l'elemento determinante. Certamente in Francia ha prevalso un senso di insicurezza, dovuto sia alle aggressioni criminali sia alla presenza di clandestini assorbiti dal mondo criminale. Credo che la legge italiana, invece, dia delle risposte senza calcare la mano e senza fobie particolari. Forse
su questo atteggiamento diverso la Sinistra potrebbe riflettere anche alla luce delle osservazioni fatte dalla stessa Sinistra in altri Paesi europei, come Germania e Gran Bretagna».
Publio Fiori ha criticato l'emendamento presentato dalla Sinistra in commissione Affari costituzionali che prevede
la concessione del diritto di voto agli immigrati. Pensa che quello del voto sia un discorso prematuro? «Penso che alcuni discorsi vadano affrontati con una certa gradualità. Un immigrato può avere varie prospettive in Italia e Europa. Può starci
una parte dell'anno, per il lavoro stagionale. Oppure a tempo determinato, per risparmiare soldi da portare nel proprio Paese. O, infine, a tempo indeterminato: se si consolida questa prospettiva, con un doppio rinnovo biennale degli anni di permanenza in Italia, l'immigrato passa dal rinnovo del permesso di soggiorno alla carta di soggiorno. Il discorso del voto va collegato, dunque, a una prospettiva di integrazione piena, che parte dal riconoscimento della cittadinanza. La prospettiva non deve
spaventare, ma deve passare sicuramente attraverso un preciso percorso: insomma, è ovvio che ai diritti devono corrispondere anche i doveri».
Proprio ieri i ministri degli interni della Ue, riuniti a Lussemburgo, hanno espresso apprezzamento per l'iniziativa
assunta dall'Italia sul problema dell'azione di contrasto all'immigrazione clan destina, in particolare a quella via mare, ed alla tratta degli esseri umani. Quale politica europea occorre per contrastare l'immigrazione? «
Occorre una politica che guardi anzitutto in prospettiva: tutti i 15 devono avere la consapevolezza che il problema dell'immigrazione va affrontato insieme. Nessun Paese può fare da solo e l'Europa deve recitare la parte del soggetto unitario
senza delegare ruoli. E' evidente che se c'è un problema Turchia un conto è che lo affronti l'Italia da sola e un contro è che ad affrontarlo sia Bruxelles. Alcune iniziative sono già in corso. L'Italia è capofila, ad esempio, di uno studio di fattività
della polizia europea di frontiera, che sarà illustrato tra la fine di maggio e l'inizio di giugno dal ministro dell'Interno spagnolo, che ha la presidenza di turno dell'Ue, per fare in modo che i confini di Spagna, Grecia, Italia, siano considerati confini europei e presidiati, dunque, da una forza comune. Si sta lavorando a un accordo, anche con alcuni stati membri dell'Unione che, soprattutto per motivi geografici, non hanno ancora avuto l'impatto con l'immigrazione».
Quale dovrebbe essere l'atteggiamento dell'Unione europea rispetto a Paesi come la Turchia, che continuano
a far partire dai propri porti le carrette dei mari? «A differenza di quanto ha sostenuto, ancora una volta strumentalmente la Sinistra, l'intervento della Marina italiana non serve a fermare queste carrette. E' chiaro, infatti,
che se una nave della Marina incontra una di queste imbarcazioni che trasporta dieci volte di più di quanto dovrebbe, l'unica cosa che si deve fare è salvare le vite umane. Il problema va affrontato, invece, a monte, prima che le navi partano.
Noi stiamo intesificando il presidio del territorio sia con azioni delle forze dell'ordine che, soprattutto, con azioni politiche. L'Egitto, ad esempio, si sta mostrando abbastanza sensibile a questo discorso. Io, personalmente, su incarico del
ministro Scajola, guiderò una delegazione interministeriale che sarà al Cairo ai primi di maggio, per promuovere un contatto bilaterale e un approfondimento. Questa, infatti, resta la strada migliore. Alcuni Paesi, però, devono avere la consapevolezza
che far parte dell'Unione vuol dire avere rispetto per un'area di comune interesse quale quella del Mediterraneo».
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