ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Secolo d'Italia (Sezione: Prima Pagina e Pag. 14) |
Sabato 27 novembre 2004 |
ALDO DI LELLO
LE IDEE
Conservatori
di tutto
il mondo
unitevi
capita frequentemente, in Italia, che un politico o un intellettuale, o chiunque abbia a che fare con la cultura politica, rivendichi a sé ed esibisca con orgoglio la qualifica di conservatore. La vecchia egemonia progressista nella circolazione delle idee c’entra fino a un certo punto. Si tratta, il più delle volte, di vera e propria autocensura, praticata dagli stessi conservatori, che quasi si vergognano di esibire un connotato, diciamo così “ideologico” che conosce viceversa un successo durevole nei Paesi occidentali, soprattutto in quelli dell’area anglosassone. Alfredo Mantovano è uno dei pochi a non nutrire un simile, irragionevole timore, tanto che il suo nuovo libro, “Ritorno all’Occidente”, reca questo sottotitolo: “Bloc-notes di un conservatore”. Con prefazione di Gianfranco Fini e introduzione di Giuliano Ferrara (Spirali, pp. 283, euro 20). Doppiamente temerario, l’autore, in questo suo associare il concetto di conservatore a quello di Occidente, termine risulta all’indice nel canone del “politicamente corretto”, che non tollera la rivendicazione orgogliosa delle radici culturali innestate nel proprio emisfero. Lo scopo del libro di Mantovano non è ovviamente quello di rivalutare questi due concetti, quanto piuttosto la sottolineatura della necessità della Destra, e delle motivazioni storiche profonde che l’hanno portata, nel maggio del 2001, al governo del Paese. Richiamo quanto mai opportuno in un momento di bassa tensione come quello odierno, alla fine di un anno politicamente duro e nel pieno di settimane febbrili, al termine delle quali capiremo che carattere avrà il cammino futuro della legislatura e come il Centrodestra riuscirà a riscaldare i cuori intiepiditi di un parte della sua opinione pubblica di riferimento. La cosa peggiore, in questi momenti, è quella di farsi risucchiare dal vortice della contingenza, perdendo di vista il profilo della scommessa storica legata alle sorti del governo. Ebbene, l’indicazione che viene da Mantovano, lo spirito che egli trasmette in queste sue pagine, rappresentano la smentita radicale di tutti gli stereotipi che circondano l’idea del conservatore, e cioè quelli dell’immobilismo, della paura del nuovo, del basso profilo ideale, del pragmatismo esasperato. Al contrario, l’autore sollecita la politica a proiettarsi al di là del microorizzonte che emerge dalle cronache di questa fase della vita italiana. Il libro si apre con il Gandalf di Tolkien che invita a guardare al futuro e a lavorare pensando a «chi verrà dopo di noi, senza farsi soffocare dalla stretta quotidianità». E si chiude con l’esortazione del Piccolo Principe di Saint-Exupery, che indica la “nostalgia del mare” come motivazione fondamentale per tutti coloro che intendono costruire una nave. Sono due metafore forti ed evocative a beneficio di una politica che intenda riscoprire il gusto dei grandi orizzonti ideali. In mezzo ci sono questi dieci anni incandescenti, di straordinaria accelerazione storica, seciamoguiti alla nascita del primo governo Berlusconi e culminati nelle sfide internazionali di questi mesi. Il “vero conservatore” è quello che sa attraversare gli oceani della nuova storia senza perdere la bussola dei valori. È quello che sa distinguere, o, per meglio dire, che possiede l’idea della distinzione, tra le forme storiche, necessariamente mutevoli, e la sostanza intangibile dell’uomo: «Il nocciolo del discorso è il diritto naturale: e cioè un quadro di valori, la cui esistenza non dipende dai mutamenti della storia, dai conflitti di classe o di razza, dalla costruzione di mondi utopici, o dai pensierini degli opinionmaker, ma i valori sono iscritti in modo stabile e immutabile nella natura dell’uomo». Questi valori sono innanzi tutto la vita, la famiglia, le libertà, attorno alle quali si combattono le “battaglie ultime”, quelle che, sia detto per inciso, hanno determinato la travolgente vittoria di George W. Bush nelle recenti elezioni presidenziali americane, dominate non solo dalla guerra, ma dal dibattito sulle cellule staminali e sul futuro della famiglia. In questo senso Antonio Socci ha rilevato l’altra sera, nell’affollata presentazione romana del volume a cui ha partecipato insieme con Gennaro Malgieri, Giuliano Ferrara e l’editore Armando Verdiglione, ha rilevato, dicevo, che per la politica è importante non solo quello che si “vede”, ma anche quello che si “guarda”, intendendo con ciò che non bisogna mai perdere di mira, nell’agire pubblico, la verità naturale dell’uomo. E proprio il respiro corto della politica europea, questo velo che nasconde il diritto naturale, sono all’origine, secondo Malgieri, della crisi dell’Occidente e della bassa tensione ideale che sembra pervadere spesso l’opinione pubblica. La lezione americana di queste settimane ci ricorda che il fronte cruciale della politica odierna, ciò che rilegittima le élites nel profondo, torna ad essere la visione dell’uomo e del mondo, con buona pace di tutti coloro che pretendono di giustificare la loro incapacità di levare gli occhi al cielo con l’abusato richiamo al tramonto delle ideologie. Mantovano ci invita a diffidare dei profeti del minimalismo e ci ricorda che le ideologie non vanno confuse con gli ideali. Sono proprio questi, gli ideali, che continuano a fare la differenza in politica. Il ritrovamento di queste ragioni passa per il rilancio dell’agire pubblico. Ed è in nome di queste stesse cose che rinasce la passione politica. Tra le tante annotazioni presenti nel suo libro, Mantovanoricorda un incontro con i militanti di un circolo di Alleanza nazionale in un piccolo comune in provincia di Frosinone abitato da poco più di tremila persone, Vallecorsa. L’autore si aspettava di dover rispondere a quesiti sulle piccole-grandi questioni del territorio. E invece si trova sotto un fuoco di fila di domande sulle principali questioni del nostro tempo, dalla riforma costituzionale alla lotta internazionale al terrorismo. Tanto interesse e tanta passione Mantovano li indica come segni della vitalità che percorre il mondo umano di An. Ecco, è questo il “popolo” vero della Destra, il suo volto autentico. Questo “popolo” compare solo sporadicamente sui grandi media, là dove la cittadinanza politicamente attiva è ridotta a semplice target degli istituti demoscopici. «Sì, no, non so»: la partecipazione politica va ben al di là del quiz. Vive nel presente e nella terra. Ma guarda sempre in alto e non si lascia travolgere dallo schiocchezzaio quotidiano.
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