ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  ESTERI   e   Pag.   13   )
Martedì 21 ottobre 2003

Grazia Maria Mottola

 

 

Nella scuola islamica degli imam arrestati: «Non siamo terroristi»

 


  CREMONA - Arriva carico di bambini. Ogni mattina, fra le sette e le otto. Li lascia in via Massarotti, davanti al portone di un vecchio casale. E’ un modesto furgone adibito a scuolabus. Si sposta fra Cremona e dintorni. Raccoglie bimbi dai 4 ai 9 anni. Voci e parole in lingua araba che svaniscono al primo piano di una palazzina che si affaccia nel cortile. Qui l’altro ieri è stato arrestato Mohamed Rafik, l’imam itinerante che faceva le veci del titolare, Mourad Trabelsi, già in cella da aprile. Entrambi indagati per terrorismo. Qui vanno a scuola i bimbi musulmani della provincia. Sotto, la macchinetta delle bibite. Di sopra, le aule. Da una parte, i minori di sei anni. Dall’altra, i ragazzini. Studiano lingua e letteratura araba. Ma anche disegno e scienze. Infine italiano e inglese.

Un programma (accettato dal Comune di Cremona) sul quale è caduta un’interrogazione parlamentare del leghista Andrea Gibelli: «Nella scuola insegnano il Corano e l’arabo, in contrasto con la vigente normativa italiana sull’istruzione». A peggiorare la situazione ci sarebbero questioni legate alle indagini sul terrorismo internazionale. Ai recenti arresti si aggiunge il mistero sulla sorte di un altro imam, Ahmed El Bouhali: scomparso nel luglio 2001, potrebbe essere morto in Afghanistan. Una cornice poco appropriata per una scuola, secondo Gibelli.

Al quale ha risposto il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano: «Gli ambienti fondamentalisti attorno alla moschea sono sotto costante attenzione. Quanto ai bambini, stiamo indagando per assicurarci che frequentino la scuola dell’obbligo». Gibelli ha comunque inviato ieri una lettera a Pisanu. Alla moschea di via Massarotti si difendono così: «Non siamo terroristi, né imbroglioni.

Vogliamo solo che i nostri bambini parlino l’arabo. Se un giorno tornassimo in patria, come farebbero a comunicare?». La scuola, aperta da tre anni, è partita con due bambini, oggi ne conta una trentina: 21 all’asilo, gli altri alle elementari. Seguono il corso di studio della scuola saudita di Roma. E i genitori sono contenti. «Sappiamo che se vorranno iscriversi alla prima media italiana, potranno farlo dopo aver superato un esame». Una scelta appoggiata anche dal sindaco di Cremona, Paolo Bodini: «Non ci sono irregolarità. I bimbi studiano da privatisti. La legge lo permette e noi abbiamo verificato caso per caso». La direzione scolastica della Lombardia è d’accordo: «Per noi non ci sono problemi», dice il direttore Mario Giacomo Dutto. Per gli islamici di via Massarotti, il caso potrebbe essere solo un pretesto. Sull’immobile che ospita le classi pende una causa di sfratto. I musulmani resistono e hanno già vinto il primo round giudiziario: «Vedremo come finirà. Intanto da qui non ce ne andiamo».


    

 

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