ROMA - L’ordine di sfratto per il crocifisso è già nelle mani dell’ufficiale giudiziario. Glielo ha consegnato ieri l’avvocato di Adel Smith, Dario Visconti. E stamattina il provvedimento d’urgenza del giudice Mario Montanaro, che prevede la rimozione delle due croci dalle aule frequentate dai figli musulmani di Smith, potrebbe essere eseguito. Per impedirlo, o almeno manifestare la propria contrarietà, si sono dati già appuntamento a Ofena (L’Aquila) attivisti di Forza nuova e della Lega. Messe da parte le aspre polemiche col Vaticano, il partito di Bossi è in prima fila nella battaglia in difesa del crocifisso che mobilita le più alte cariche dello Stato, fino al presidente Ciampi(«è il simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità», ha detto lunedì ricordando che «si tratta di una decisione non definitiva, suscettibile di impugnazione»). Roberto Calderoli ha persino appuntato Gesù sulla giacca, al posto di Alberto da Giussano.
ISPEZIONE - Il guardasigilli Roberto Castelli l’ha disposta nel sospetto che la decisione sia «abnorme». Ieri le 30 pagine dell’ordinanza sono state analizzate punto per punto e oggi gli ispettori gli scioglieranno il dubbio: se l’interpretazione delle leggi è corretta o se c’è una forzatura. In tal caso il ministro avanzerebbe proposta di provvedimento disciplinare contro Montanaro al pg della Cassazione e al Csm, dove è stato già aperto un fascicolo.
Sempre oggi anche governo e Parlamento saranno investiti della questione. Il vicepremier, Gianfranco Fini, risponderà a un «question time» di Forza Italia che chiede di «difendere le nostre radici». E la commissione Cultura di Montecitorio discuterà una risoluzione della Cdl, firmata da Ferdinando Adornato, favorevole all’applicazione della circolare Moratti, che prevede un crocifisso in ogni aula e spazi per la meditazione, e una campagna di sensibilizzazione sul tema. L’Ulivo prende le distanze: «Non intendiamo politicizzare ulteriormente la vicenda», dice Pierluigi Castagnetti. E chiede che a dicembre venga ridiscusso il ddl del governo sulla libertà religiosa, bloccato dalla Lega in Aula e rinviato in commissione Affari costituzionali. «Si tratta - spiega il ds Luciano Violante - di capire che cosa è la laicità dello Stato, senza negare il valore culturale della religione».
POLEMICHE - «La Croce non ce la faremo togliere» titola l’ Osservatore Romano , definendo il provvedimento «terroristico e vigliacco». Il sottosegretario Alfredo Mantovano (An) parla di «pagina oscura» che verrà superata nei prossimi gradi di giudizio. Di contro, Giuliano Amato dichiara: «E’ stato nominato il nome di Dio invano». Rifondazione presenta un ddl per abrogare i regi decreti del ’24 e del ’28 sul crocifisso in classe che Lega e Forza Italia ripropongono in due proposte di legge. E Giorgio La Malfa critica Ciampi: «La croce è un simbolo della cultura italiana, ma lo sono anche i testi greci, romani e valdesi».
PAURE - Secondo Giuliano Vassalli «è in atto un grande piano organizzato di invasione musulmana dell’Europa». Fini precisa che «non c’è collegamento tra la proposta di dare il voto agli immigrati e la provocazione del magistrato». Ma molti, come Walter Veltroni e Roberto Formigoni, temono ricadute negative sull’integrazione degli stranieri. Paure condivise nella stessa comunità islamica.