ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su CORRIERE DELlA SERA (Sezione: CORRIERE DEL LAVORO Pag. ) |
Giovedì 7 novembre 2002 |
SANATORIA/1 Ultimi tre giorni per consegnare in Posta i moduli per la regolarizzazione di badanti e lavoratori extracomunitari
Immigrati, conto alla rovescia per un futuro normale C onto alla rovescia quasi ultimato. Mancano tre giorni alla scadenza per la regolarizzazione dei lavoratori subordinati extracomunitari. Tre giorni, se non ci saranno proroghe, per consegnare le pratiche, il kit celeste per i lavoratori e quello bianco per colf e badanti, e dare il via alla seconda fase della legge Bossi-Fini. La regolarizzazione dei lavoratori stranieri sta facendo i conti con una serie di problemi, di perplessità, di soprusi e di truffe a danno dei lavoratori che in qualche occasione sono stati costretti a sborsare sino a dieci volte la cifra necessaria per la sanatoria. Gli imprenditori hanno messo sotto accusa le regole confuse, i tempi stretti e l’efficacia della sanatoria. La regolarizzazione, hanno gridato ai quattro venti molte imprese, in testa gli imprenditori del Nord Est, non risolve il problema della carenza di manodopera e della lotta al lavoro nero «visto che ci sono attività completamente sommerse che continueranno a privilegiare le irregolarità». Lo stesso sottosegratario agli Interni, Alfredo Mantovano, ha preventivato modifiche alla nuova legge: «L’immigrazione è un fenomeno in continua evoluzione - ha dichiarato - è la stessa realtà a chiedere di volta in volta nuove regole. Tra qualche anno si dovrà aggiustare il tiro». Molte famiglie di fronte a colf e badanti da mettere in regola hanno fatto marcia indietro costringendo i lavoratori a pagarsi le spese della regolarizzazione o hanno preferito un rapporto di lavoro in nero, visto che il rischio da correre è più che accettabile. Sulla Bossi-Fini le critiche erano piovute da più parti. Dall’industria come dal sindacato. Dalle associazioni del volontariato, Caritas in testa. LE CRITICHE DELLA CARITAS «Persino la legge del mercato - ha dichiarato monsignor Benito Cocchi, presidente della Caritas in occasione della presentazione del rapporto annuale sulla emigrazione- ci ricorda che nella situazione demografica italiana l’immigrazione è anche una risorsa, quasi una necessità. Ormai ampi settori del mondo produttivo mostrano di dipendere dal lavoro degli stranieri. Prendere atto di questa necessaria interdipendenza è il primo passo per non precipitare nel vuoto. Chi ha esperienza in questo campo sa che la meta, l’integrazione, si comincia a vedere non prima di due generazioni. Ma il lavoro va cominciato senza indugio». «Ed è a questo punto che ci si imbatte nei dispositivi della nuova legge - aggiunge monsignor Bocchi - anzi nel nucleo portante che è l’introduzione del contratto di soggiorno per cui, in astratto, chi ha un contratto di lavoro entra, chi perde il contratto di lavoro, e non se ne procura un altro, in poche settimane, esce. E’ evidente che lo stretto collegamento tra il titolo di soggiorno dello straniero e il contratto di lavoro proietta un’immagine strumentale dello straniero ridotto a soggetto utile solo se e fino a quando produce ricchezza». LE ACCUSE DI FINI Che qualcosa non stia funzionando al meglio lo dimostrano anche le parole, di poche settimane fa, del vicepremier, Gianfranco Fini firmatario della legge: «Invito gli extracomunitari che lavorano in nero e quindi sono sfruttati - ha tuonato senza mezze misure - a denunciare il comportamento dei loro datori di lavoro che si rifiuteranno pretestuosamente di regolarizzarli. E’ evidente che se un datore di lavoro dice ad un lavoratore extracomunitario che non può metterlo in regola per motivi economici e poi dopo sei mesi si scopre che al posto dello straniero di prima il datore ne ha assunto un altro ancora più disperato, che sfrutta ancora di più, pagandolo sempre in nero magari meno del precedente, siamo in presenza di un atteggiamento che non si può non definire di schiavismo e di sfruttamento». LO SFRUTTAMENTO E gli esempi di schiavismo e di sfruttamento non sono mancati. In una fabbrica di Pieve Emanuele, vicino a Milano, i carabinieri hanno scoperto otto operai bulgari, senza permesso di soggiorno, sfruttati da una sorta di kapò loro connazionale. Gli schiavi lavoravano senza stipendio per pagarsi la regolarizzazione e un futuro nel nostro Paese. Un esempio, tra i tanti che la cronaca nera ha elencato in queste ultime settimane. Ma aldilà di polemiche e perplessità quante saranno le regolarizzazioni? Secondo le ultime stime del ministero degli Interni i lavoratori extracomunitari che si conquisteranno un permesso di soggiorno saranno circa mezzo milione. Nel 1995 con la legge Dini furono 244.000 e con la Turco-Napolitano, del 1998, furono 217.000. Tre giorni, salvo proroghe, poi la parola passerà alle prefetture che avranno due mesi a disposizione per chiamare i datori di lavoro e i lavoratori.
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