Dopo l’intervista al Corriere. Il Viminale: saranno resi noti i dati dell’affluenza. Per il non voto firmano 400 medici
ROMA - Si abbassa l’età di «primo contatto» in cui una discreta percentuale di ragazzi incontra le droghe. Ora l’hashish può diventare una scoperta, ma non un’abitudine, tra i 13 e 15 anni mentre nel quinquennio precedente la soglia era compresa tra i 16 e 19 anni. E il discorso vale anche per la micidiale cocaina che ormai si fa conoscere anche dai liceali (15-16 anni) quando prima del ’99 era esclusiva di chi la scuola superiore l’aveva finita (19-22 anni). Si abbassa, poi, anche l’età media in cui chi assume droghe ne fa un’abitudine: 15-19 anni per l’hashish e le anfetamine, 15-22 anni per l’eroina e la cocaina.
DROGA A 11 ANNI - Il dato riguarda il quinquennio 1999-2004 ed è contenuto nella relazione che il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio consegnerà a fine giugno al Parlamento. L’anticipazione del documento è arrivata ieri al congresso della Federserd del Lazio con l’intervento del direttore generale del Dipartimento, Andrea Fantoma: «In alcuni casi anche a 11 anni, in un’età tra l’infanzia e l’adolescenza, quando ancora si frequenta la scuola media, c’è il primo occasionale contatto con la droga. Ma già tra i 15 e i 16 anni l’uso non è più occasionale. Si prendono cannabinoidi, ma non è il vecchio spinello degli anni ’70, che conteneva una piccola dose di sostanza, perché adesso la percentuale ha raggiunto anche il 15-16 per cento. Sono ragazzini insospettabili, che vanno bene a scuola e giocano al calcio, e ragazzine acqua e sapone». Claudio Leonardi, medico e presidente della Federserd, è ancora più drastico: «Cocaina e hashish già si usano a 11-12 anni, gli spacciatori aprono linee di credito ai ragazzini e alle ragazzine chiedendo prestazioni sessuali per saldare il debito».
ALLARME - L’allarme lanciato da Fantoma cade nel momento in cui il Dipartimento antidroga ha perso il suo capo, Nicola Carlesi, che si è dimesso dopo un anno di lavoro in stretta collaborazione con Gianfranco Fini. Ora la delega ce l’ha il ministro Carlo Giovanardi che si troverà a gestire un momento difficile del Dipartimento lanciatissimo con l’organizzazione della conferenza nazionale sulle tossicodipendenze prevista a Pescara dal 20 al 23 settembre: «La conferenza di Pescara potrà svolgersi senza alcun problema se ci sarà la volontà politica di volerla fare. I componenti della Consulta e del comitato scientifico hanno ben lavorato».
LEGGE FERMA - Carlesi non lo dice ma lascia intendere l’impasse in cui si trova il governo: si è esaurito lo sprint con cui la maggioranza aveva varato il ddl Fini che inasprisce le sanzioni anche per i consumatori di droghe leggere.
Al Senato, infatti, il testo di 103 articoli sta languendo tra le commissioni Sanità e Giustizia e dopo mesi di discussioni non c’è stata una sola votazione: ci si è limitati ad illustrare il primo blocco di emendamenti (fino al 48), mentre gli altri 55 che riguardano le sanzioni neanche sono stati affrontati. Inoltre, in contemporanea alle dimissioni di Carlesi, al Senato non è passato inosservato il cambio di sottosegretario incaricato di seguire i lavori: prima c’era sempre Alfredo Mantovano (An) mentre adesso il testimone è passato a Saponara di FI.
Spiega il senatore Luigi Bobbio (An): «Mi sembra di capire che solo noi di An siamo rimasti a tenere il punto mentre gli altri partiti dimostrano scarso entusiasmo. Ci riserviamo, comunque, una brusca accelerata su questo argomento». Diversa, invece, l’analisi di Leopoldo Di Girolamo, capogruppo dei Ds in commissione Sanità: «Secondo me, la Cdl non insiste più di tanto perché sa che, con tutte queste assenze in Senato, rischia di andare sotto con i voti. In ogni caso, l’obiettivo di varare in prima lettura il ddl Fini prima della conferenza di Pescara mi sembra irraggiungibile».