ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO   e   Pag.   3  )
Sabato 11 ottobre 2003

Livia Michilli

LA PROPOSTA DI AN

I «regolari» alle urne dopo otto anni di residenza in Italia Il progetto


ROMA - Quattro anni. E’ questo l’arco di tempo entro il quale gli immigrati residenti in Italia da almeno sei anni potrebbero ottenere il diritto di voto in sede amministrativa, senza bisogno di richiedere la cittadinanza ma rispettando precisi requisiti. Il progetto di legge costituzionale di An non è ancora nero su bianco, ma il gruppo di lavoro ha cominciato a tracciare le linee guida su cui articolare la discussione. Martedì prossimo si riuniranno il coordinatore del partito, Ignazio La Russa, i due capigruppo, Gianfranco Anedda e Domenico Nania, il responsabile immigrazione, Gian Paolo Landi di Chiavenna, e i sottosegretari agli Esteri Alfredo Mantica e agli Interni Alfredo Mantovano.

A metà settimana la bozza sarà illustrata ai parlamentari durante un forum. «Il dibattito sarà aperto e terrà conto delle fibrillazioni che ci sono state», assicura La Russa. Venerdì Fini presenterà il testo. L’idea è di individuare una tappa intermedia tra il momento in cui l’immigrato chiede la carta di soggiorno, dopo sei anni di permanenza regolare in Italia, e il momento in cui chiede la cittadinanza, dopo 10 anni. L’ipotesi caldeggiata da Landi di Chiavenna è che il voto sia consentito solo a chi ha già in mano la carta: considerando che dalla richiesta al rilascio effettivo passa almeno un anno e mezzo, per andare alle urne gli immigrati dovrebbero attendere circa otto anni. Non è però escluso che i tempi siano più stretti per i cittadini dei Paesi dell’Est vicini all’ingresso in Europa.

Per accedere al voto dovranno ovviamente essere soddisfatti quei requisiti già necessari per ottenere la carta di soggiorno: assenza di precedenti penali, reddito sufficiente al mantenimento proprio e di eventuali familiari, alloggio idoneo, pagamento delle tasse. Secondo Anedda, a questi requisiti potrebbero aggiungersi anche quelli oggi indispensabili per la richiesta della cittadinanza. Landi di Chiavenna pensa invece di inserire, come limite per la partecipazione al voto, anche il rispetto dei principi fondamentali della Costituzione. «Mi riferisco soprattutto alle popolazioni islamiche - spiega - ma questo profilo potrebbe essere incostituzionale». Ancora da sciogliere i nodi del diritto di voto passivo e il principio della reciprocità (cioè il diritto di voto agli stranieri residenti nel Paese d’origine dell’immigrato).

Resta molto improbabile l’ipotesi di ridurre i tempi per la richiesta della cittadinanza, come proposto dal ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia. In effetti, l’Italia ha norme molto severe in materia: la media europea è di sette anni di permanenza regolare, contro i nostri dieci, ma in Gran Bretagna e Paesi Bassi ne bastano cinque. Senza considerare che, da noi, la burocrazia ritarda ulteriormente le procedure. Il voto amministrativo agli stranieri, poi, è già garantito in molti Paesi. «Arrivare ad una uniformità normativa in Europa sarebbe più che auspicabile», dicono Anedda e Landi di Chiavenna.

IL TESTO Venerdì della prossima settimana, Fini presenterà la proposta di legge di An sul voto agli immigrati. Le linee guida del testo di legge saranno messe a punto da La Russa, Anedda, Nania, Landi di Chiavenna e Mantovano

TEMPI E VOTO L’arco di tempo entro il quale gli immigrati residenti in Italia da almeno sei anni potrebbero ottenere il diritto di voto alle elezioni amministrative è di quattro anni. Gli stranieri non dovrebbero richiedere la cittadinanza, ma rispettare precisi requisiti


    

 

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