ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
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Mercoledì 12 aprile 2006

Fiorenza Sarzanini

   

 

 Grasso: ora cercheremo le coperture politiche

Il Viminale: la cattura a urne chiuse? Solo illazioni Il procuratore: ieri la certezza che il boss era lì


 

ROMA - L’annuncio più atteso della sua carriera di ministro dell’Interno lo fa a urne chiuse. E forse non è soltanto una coincidenza. Perché la cattura di Bernardo Provenzano arriva quando gli italiani hanno ormai votato, i risultati sono noti e nessuno potrà dire che è stata sfruttata a fini elettorali. Giuseppe Pisanu adesso può ostentare soddisfazione, sorridere davanti a flash e telecamere e dire che «questo è il mio giorno più bello, dopo la cattura degli assassini di D’Antona e Biagi».


LA COMUNICAZIONE - La versione ufficiale assicura che al ministro viene comunicato soltanto ieri mattina verso le 9 che qualcosa potrebbe accadere: «Abbiamo una verifica in corso, speriamo sia la volta buona». Due ore dopo il capo della polizia lo informa che «l’operazione è conclusa». Il capo di Cosa Nostra è in manette. Il resto, almeno per ora, passa in secondo piano. L’uomo del giorno è il prefetto Gianni De Gennaro che può permettersi di parlare di «gioco di squadra che ci ha consentito di fare una buona partita» concedendo anche alle altre forze dell’ordine il merito di un blitz che porta la sua firma.

Tocca ai politici sgomberare il campo da quelle che il sottosegretario Alfredo Mantovano definisce «illazioni», quando gli chiedono come mai l’arresto sia avvenuto il giorno dopo le elezioni. «La polizia è intervenuta quando era certa di andare a colpo sicuro», dice. Il suo collega Michele Saponara è più cauto: «Forse si poteva fare prima e invece è stata data dimostrazione di grande serietà». Per Pisanu è soprattutto un successo personale e probabilmente non è un caso che il forzista Antonio Gentile lo definisca «l’ultimo regalo che abbiamo fatto al Paese». Nessuno nega che in questi anni il ministro sia stato costantemente informato sulla caccia al latitante più ricercato d’Italia. «Ma stavolta, come del resto era già successo in passato - chiariscono al Viminale - non avevamo alcuna certezza di essere arrivati al bersaglio e dunque ci siamo mossi con estrema cautela».


NESSUN PENTIMENTO - È il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso a negare che ci sia stata trattativa, a giurare che in questa storia non ci sono stati «né collaboratori, né soffiate». «Capisco che è una cosa che non si può credere - scandisce - ma soltanto ieri mattina abbiamo avuto la certezza che fosse in quel casolare. Nessuno ha parlato, abbiamo fatto soltanto pedinamenti e intercettazioni». Poi affronta il capitolo che riguarda le possibili mosse future del boss: «Spero di essere smentito, ma sono sicuro che Provenzano non si pentirà. Può sembrare strano a chi non conosce a fondo Cosa Nostra, ma il capo di una simile organizzazione si può sacrificare a una vita del genere per solidarietà nei confronti di chi è in carcere e di chi si trova sul territorio. Proprio come un capitano responsabile della propria nave». Come già aveva rivelato nei mesi scorsi, l’alto magistrato conferma che «la sua latitanza è stata coperta da imprenditori e politici e dunque le indagini vanno avanti per identificarli tutti».

Se la pista imboccata dai poliziotti ha avuto alla fine l’esito sperato grazie a qualcuno che ha indicato il rifugio giusto, nessuno lo dice. Perché oggi è il giorno della festa e perché tutti i protagonisti si godono quella che il ministro definisce «la sconfitta della mafia visto che nessuno è invincibile». E così anche i partiti dell’opposizione, usciti vincitori dalle urne, è a Pisanu che rivolgono complimenti e felicitazioni come forse non sarebbe avvenuto se il boss fosse stato preso prima della scadenza elettorale.


    

 

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