ROMA - La precisazione arriva di buon mattino, per evitare nuove polemiche: «Per An la famiglia è al centro della società, ma bisogna tutelare i diritti dei singoli cittadini come previsto da un articolo della nostra Costituzione. Parlare di uno strappo è una sciocchezza». Andrea Ronchi, portavoce del partito, si affretta a chiarire la posizione di Gianfranco Fini su Pacs e coppie di fatto, per fugare il rischio che un nuovo terremoto scuota An come accadde in occasione del referendum sulla fecondazione assistita e il voto agli immigrati. Stavolta la sordina sembra funzionare, almeno fino all’esecutivo di oggi. Solo Mirko Tremaglia, Maceratini e Selva esprimono un aperto dissenso, gli altri scelgono la via minimalista di interpretare, puntualizzare, correggere la nuova sortita del presidente del partito.
FRAINTENDIMENTI - Ronchi sottolinea che «il partito è moralmente, culturalmente e politicamente contrario a ogni tentativo di equiparare la famiglia fondata sul matrimonio ad altri tipi di unione». Cioè no ai Pacs, ma sì alla tutela dei diritti individuali contro eventuali discriminazioni. È la lettura formale che delle parole di Fini danno pure i "colonnelli", pronti a piazzare mille paletti: «Non bisogna giocare sull’equivoco - sottolinea infatti Gianni Alemanno -. Rifiutare le discriminazioni nei confronti di ogni persona non significa costruire delle figure giuridiche ibride che non possono non avere come obiettivo ultimo la parificazione tra la famiglia e i diversi tipi di unione». Maurizio Gasparri invita ad attenersi «alla lettera» delle parole del vicepremier, precisando che «è inutile dire che unioni di fatto riguardanti persone dello stesso sesso non possono trovare specifiche forme di tutela». «La posizione di Fini è correttissima perché le unioni di fatto non vanno criminalizzate ma accettate, seppure con precisi paletti» osserva Altero Matteoli, mentre Riccardo Pedrizzi tuona contro il tentativo di «distorcere le dichiarazioni del vicepremier» e chiarisce che «i diritti dei conviventi sono già garantiti». «Certi problemi come l’assistenza sanitaria possono essere affrontati sul piano amministrativo, non certo creando un istituto alternativo alla famiglia tradizionale» dice Alfredo Mantovano.
MALUMORI - Insomma, una pioggia di puntigliose sottolineature che paiono voler ingabbiare le parole del presidente del partito. Mirko Tremaglia però parla di «errore più grave di quello sulla procreazione assistita», Giulio Maceratini accusa Fini di «disorientare l’elettorato», Gustavo Selva chiede che vengano convocati gli organismi di partito. Una nuova frattura cova sotto la prudenza di tutti gli altri? «Sciocchezze» ripete ancora Ronchi. Anche se lo stesso Fini, parlando dei Pacs, ha spiegato che le scelte recenti, dal voto agli immigrati al referendum fino al viaggio in Israele, non sono «strappi» ma parte di un percorso che «dimostra che in Italia c’è una destra che non guarda indietro». Percorso risultato indigesto a una bella fetta di An, che più di una volta ha criticato la gestione poco collegiale del partito (e le ultime nomine di vertice). Malumori solo sopiti che potrebbero risvegliarsi oggi, alla riunione dell’Esecutivo.