ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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CORRIERE DELLA SERA (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag. 11 ) |
Domenica 15 Settembre 2002 |
Dino Martirano A Copenaghen vertice dei ministri Ue allargato agli Stati Uniti. John Ashcroft ammette: « Ci sono difficoltà». La Svezia accusa Washington di violare la Convenzione di Ginevra
Europa e America divise sull’estradizione dei terroristi che rischiano la pena di morte
DAL NOSTRO INVIATO COPENAGHEN - «L'informazione è la migliore amica della prevenzione e la prevenzione è la migliore amica della libertà». Il ministro della Giustizia dagli Stati Uniti ricorre a uno slogan a effetto per chiedere ai 15 Paesi dell'Unione europea una spinta ancora più forte nel campo della collaborazione giudiziaria e investigativa contro il terrorismo internazionale. Ma John Ashcroft deve anche rassicurare gli europei che temono uno strappo forte (tutela della privacy e dei diritti umani) imposto dagli Usa per alzare il livello di sicurezza del mondo occidentale: «Nessun patto segreto, gli accordi saranno pubblici e il loro unico obiettivo è quello di difendere la libertà». E agli svedesi, che lamentano le condizioni di detenzione a Guantanamo di un loro concittadino sospettato di appartenere alla rete di Al Qaeda, il «General Attorney» ricorda che nella base di Cuba i «diritti sono rispettati come stabiliscono le convenzioni internazionali, ma quando c'è una guerra i cittadini sleali vengono trattenuti quantomeno per tutta la durata del conflitto». E' una trattativa lunga quella che gli Usa e la Ue stanno tessendo, anche in questo vertice informale di Copenaghen allargato agli Stati Uniti, per individuare un «punto di svolta» nella collaborazione giudiziaria (accordo di assistenza estradizione) e investigativa (scambio delle informazioni). Gli ostacoli sono molti e basta leggere le dichiarazioni del ministro della Giustizia svedese per avere il polso della situazione: «Non sappiamo di cosa sia accusato e questo è in violazione della Convenzione di Ginevra», ha detto Thomas Bodstroem riferendosi a Mehdi Muhammed Ghezali (un algerino naturalizzato in Svezia) che da mesi è rinchiuso in una cella di di Guantanamo. Ma lo scoglio maggiore riguarda l'accordo per l'estradizione dall'Europa dei presunti terroristi che negli Usa rischiano la pena di morte se ritenuti colpevoli. E nonostante le dichiarazioni di ottimismo («Abbiamo intrapreso un percorso che presto ci consentirà di fare reali progressi») è lo stesso Ashcroft ad ammettere che esistono difficoltà: «Il problema non è semplice né io posso prevedere quando sarà risolto perché le questioni complesse richiedono pazienza, perseveranza e sforzi continui». Questo il ministro americano lo ha detto dopo che i rappresentanti di quattro Paesi (Germania, Austria, Portogallo e Grecia) gli avevano illustrato i meccanismi costituzionali interni che impediscono l'estradizione di un cittadino europeo in uno Stato dove vige la pena capitale. Il discorso vale anche per l'Italia che, per esempio, si rifiutò di consegnare Pietro Venezia agli Usa e Abdullah Ocalan alla Turchia. Ma il Guardasigilli Roberto Castelli ha osservato che, forse, «non era il caso di sollevare questo problema» al vertice di Copenaghen anche perché l'accordo comunque si farà e «porterà un valore aggiunto rispetto alle intese bilaterali già esistenti con gli Usa». Mentre il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano ha ricordato che sul problema sollevato dall'Austria e da altri partner finora «nessuno ha mostrato di essere disposto a cedere», aggiungendo che «il problema esiste e quindi bisogna affrontarlo». E non sono solo casi teorici quelli che si sono discussi a Copenaghen. In un incontro bilaterale con la delegazione tedesca, Ashcroft ha affrontato il caso dello yemenita Ramzi Binalshib, arrestato a Karachi e ricercato dagli americani perché ritenuto uno dei terroristi che, facendo base anche in Germania, avrebbe pianificato gli attentati dell'11 settembre. Otto Schily, ministro dell'Interno tedesco, ha annunciato che la Germania chiederà l'estradizione al Pakistan: «La decisione è logica, visto che le autorità tedesche avevano spiccato un mandato di cattura, ma, ora, non c'è motivo di una disputa» con gli Stati Uniti. Aschroft non ha voluto commentare e si è limitato a dire che «questo caso dimostra quanto sia importante la collaborazione». Aschroft domani incontrerà a Bruxelles il commissario europeo per la Giustizia, Antonio Vitorino, che poi è il «mediatore tecnico» in questa difficile trattativa destinata ad andare ben oltre la fine dell'anno.
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