Fiorenza Sarzanini
Sei gli italiani fiancheggiatori di Al Qaeda Dal Sisde il rapporto sulla cellula con base in Sicilia. Mantovano (Interno): «In corso indagini molto delicate»
ROMA - Parte da un rapporto del Sisde l’indagine che identifica in un gruppo di cittadini italiani i «fiancheggiatori» di Al Qaeda. Una vera e propria «cellula» con base in Sicilia sospettata di aver compiuto gli attentati con le bombole del gas ad Agrigento e nella metropolitana di Milano. Gli investigatori parlano di «fanatici convertiti all’Islam» che avrebbero deciso di «proporsi» all’organizzazione di Bin Laden portando a termine azioni rivendicate con frasi inneggianti ad Allah. Un’attività criminale che dimostra la volontà di proselitismo, anche tra i nostri connazionali, effettuata da numerosi «soldati» asiatici e nordafricani presenti nel nostro Paese. Personaggi che, come sottolineano gli uomini dell’Antiterrorismo, sono alla ricerca di appoggi e basi logistiche «insospettabili». In particolare appartamenti intestati a cittadini italiani da utilizzare come rifugi.
GLI 007 - La segnalazione dell’ intelligence viene girata alla polizia qualche settimana fa. Parla di due uomini, entrambi residenti in un paesino vicino ad Agrigento, che si sono convertiti all’Islam e che potrebbero aver avuto un ruolo negli attentati al Tempio della Concordia, al carcere e al nuovo tribunale della città siciliana, compiuti tra il 4 novembre del 2001 e il 26 febbraio scorso. Sino ad allora le azioni erano state, almeno ufficialmente, attribuite a un mitomane o a un pazzo. Una pista che perde consistenza l’11 maggio, quando una quarta bombola viene incendiata nella metropolitana di Milano e si sfiora la strage. Il ritrovamento di un lenzuolo con gli stessi slogan di rivendicazione e la firma «Allah Akhbar», identico a quelli lasciati ad Agrigento, dimostrano infatti che tutti gli episodi sono riconducibili a una stessa mano e dunque ad un’unica strategia eversiva.
A fugare ogni dubbio c’è una perizia grafologica comparativa che dimostra come le frasi siano state state scritte dalla stessa persona.
IL GRUPPO - Intercettazioni e pedinamenti condotti in collaborazione tra gli investigatori lombardi e quelli siciliani permettono così di individuare un gruppo composto da almeno sei uomini, tutti residenti in Sicilia e tutti convertiti all’Islam. Persone che frequentano la moschea e che hanno collegamenti anche con il Nord Italia. Le indagini hanno già permesso di individuare due appartamenti nell’hinterland milanese che sarebbero stati usati non solo dalla «cellula», ma anche da fondamentalisti che sono in costante contatto con loro. Gli accertamenti, condotti sinora nel massimo riserbo, sono tuttora in corso. Nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati, ma nei prossimi giorni il primo rapporto investigativo sarà consegnato ai magistrati di Milano e Agrigento.
LO SCENARIO - L’informativa trasmessa dal Sisde si inserisce in un «monitoraggio» più ampio avviato dai nostri servizi segreti sull’attività di proselitismo compiuta dagli islamici nel nostro Paese. Una ricognizione sollecitata anche dagli Stati Uniti preoccupati, dopo il caso del «talebano Johnny» e degli altri americani convertiti, che il fondamentalismo possa continuare a trovare adepti nei Paesi occidentali. Non a caso nell’ultima relazione semestrale trasmessa dagli 007 al Parlamento l’8 marzo scorso si legge: «L’attività informativa verso l’eversione ideologica ha posto in luce una ragnatela di connessioni tra soggetti con differente "ragione sociale" che appare suscettibile di costituire terreno di coltura per il rilancio di strategie antisistema giocate sull’accentuazione dell’antioccidentalismo». Oltre a vigilare su moschee e associazioni culturali, gli uomini dell’antiterrorismo stanno controllando tutti coloro che hanno contatti con gli islamici e in particolare le società che hanno rapporti economici con aziende arabe. Un’attività che ha già portato al sequestro di decine di conti correnti, intestati a ditte fantasma o a prestanome, tutti riconducibili ad Hamas o ad Al Qaeda. Soldi di cui, in molti casi, nessuno ha mai sollecitato la restituzione.
LA PREVENZIONE - «Sono in corso indagini molto delicate, fornire dettagli è dannoso per le inchieste e per la sicurezza nazionale». Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano conferma l’interesse dell’Antiterrorismo per l’attività di proselitismo nei confronti degli italiani e aggiunge: «Le recenti cronache statunitensi confermano l’ipotesi di soggetti convertiti che decidono di darsi al terrorismo e dunque non mi meraviglia che questo possa avvenire anche in Italia».
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