Fiorenza Sarzanini
Clandestini, Pisanu «convoca» gli ambasciatori A partire dalla Libia, il Viminale chiede rigore nella vigilanza dei porti. Pera: impediamo nuove tragedie, poi il confronto politico
ROMA - Convocazione formale dell’ambasciatore libico in Italia per chiedere il rispetto degli accordi internazionali e spianare la strada alla firma di un trattato bilaterale di cooperazione. L’attività del ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu per cercare di fermare i nuovi sbarchi di clandestini, è cominciata in gran segreto la scorsa settimana. Dopo aver incontrato il rappresentante di Tripoli, il titolare del Viminale ha già fissato nuovi appuntamenti con i diplomatici dei Paesi nordafricani e dell’area maghrebina, Tunisia in testa. La strada intrapresa d’accordo con la Farnesina e naturalmente con Palazzo Chigi, prevede di intensificare la collaborazione tecnica e politica con quei Paesi che negli ultimi tempi hanno mostrato scarso impegno nella vigilanza dei propri porti. Una linea condivisa dal presidente del Senato, Marcello Pera, che parlando del naufragio dell’altra notte afferma: «Al di là delle politiche sull’immigrazione bisogna subito fare qualcosa perché non si verifichino più tragedie come queste. Occorre prendere misure nei confronti dei Paesi che consentono questi crimini e c’è da chiedersi se non sia il caso di aumentare la vigilanza: non è possibile morire ad un miglio dalla costa. Questa tratta degli uomini, delle donne e dei bambini è vergognosa».
LA DIPLOMAZIA - Tra Italia e Libia esiste un trattato di cooperazione che l’Italia non ha ancora ratificato proprio perché è in attesa di risposte concrete sulla politica di contrasto ai trafficanti di uomini. L’intesa con la Tunisia è stata invece già siglata e prevede anche la riammissione dei clandestini. Un accordo che non viene però rispettato, visto che le «carrette» del mare continuano a salpare. Da qui la decisione del ministro di incontrare gli ambasciatori e «rafforzare - come sottolinea in un comunicato diffuso ieri pomeriggio - le attività bilaterali con tutti i paesi di maggiore interesse sia per dare concreta e piena attuazione agli accordi già esistenti, sia per stabilirne di nuovi e più efficaci». «Di fronte a questa nuova tragedia che offende ed indigna ogni persona civile - afferma Pisanu - rinnovo l’impegno del governo a combattere quei trafficanti di esseri umani, quei negrieri del ventunesimo secolo che ne sono i maggiori responsabili. Sono certo che l’iniziativa del governo italiano troverà ancor più ampia disponibilità alla collaborazione presso i governi amici dell’intera area mediterranea».
L’ATTACCO - L’opposizione attacca la nuova legge Bossi-Fini. Tuona contro l’esecutivo Livia Turco, autrice della vecchia normativa. «La tragedia di Porto Empedocle - dice - deve suonare come monito al governo a guardare in modo realistico i problemi dell’immigrazione affrontandoli in modo pacato, non mettendo da parte i sentimenti della pietà e del rispetto della dignità umana. Né navi, né fili spinati, né opzioni zero, arresteranno l’ondata di clandestini, se non una politica intelligente fatta di accordi bilaterali, di aiuti alla cooperazione. E’ quella politica che avevamo iniziato a fare e che la Fini-Bossi interrompe. Riflettano, riflettano bene». «Questo governo - aggiunge il leader Ds, Piero Fassino - aveva fatto credere agli italiani che bastava che ci fosse un governo di centrodestra perché non ci fossero più immigrati clandestini. Era una grandissima bugia, detta demagogicamente per speculare sulle emozioni e sulla paura della gente. Ora si è visto che le cose non stanno così».
LA MAGGIORANZA - La risposta di Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia, è altrettanto dura. «Queste dichiarazioni sull’ennesima tragedia degli immigrati clandestini morti sono vergognose e dimostrano come questa sinistra non abbia alcuno scrupolo a strumentalizzare ogni problema per rivolgere accuse senza fondamento al governo. Colpire le mafie che sfruttano la disperazione degli immigrati clandestini è proprio ciò che la nuova legge consente di fare in maniera più efficace che nel passato». E mentre il sottosegretario Alfredo Mantovano invita a «non strumentalizzare i morti», il leghista Roberto Calderoli sostiene che «per evitare tragedie come questa bisogna realizzare delle campagne per informare i possibili immigrati nei loro Paesi di provenienza, affinché sappiano che in Italia le cose sono cambiate». Lo stesso dice il ministro del Welfare, Roberto Maroni, che avverte: «Il rigore di questa legge è tale che tutti noi possiamo stare tranquilli: non c’è e non ci sarà nessuna sanatoria, il decreto che abbiamo approvato è l’ultimo provvedimento di regolarizzazione».
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