ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  Primo   Piano      Pag.    8)
Domenica 18 dicembre 2005

Paolo Conte

MAGNA CARTA/ «L'interruzione di gravidanza può essere una tragica necessità ma è soppresione di una vita». No ai Pacs per i gay

 

 Valori e idendità, la discesa in campo di Pera

Il presidente del Senato: siamo ambiziosi. Duello a distanza con Ferrara


 

ROMA - Marcello Pera, presidente del Senato e presidente onorario della fondazione «Magna carta», non nomina mai Giuliano Ferrara dal palcoscenico del teatro Valle nel cuore di Roma. Ma il direttore de Il foglio, dopo i suoi editoriali e le risposte della fondazione, è inevitabilmente il coprotagonista (assente) di questa mattinata dedicata a «Il dovere dell'identità». A parlare con Pera ci sono i giornalisti Magdi Allam e Fiamma Nirenstein nonchéil sottosegretario An Alfredo Mantovano. Dice Pera che «la nostra identità giudaico-cristiana è specifica perché è nostra, qui ed ora. Ma è anche universale perché, se riconosce la dignità dell'uomo viene prima delle leggi degli Stati e quindi vale per tutti, dà ospitalità a tutti, mette gli stessi princi e valori a disposizione di tutti». Prima spedisce un messaggio diretto a Giuliano Ferrara. Dopo aver annunciato che «Magna Carta» intende partecipare al dibattito sull'identità afferma: «Si, facciamo politica. E siamo ambiziosi».

Una replica all'editoriale de Il foglio in cui Ferrara ha accusato giorni fa Pera con ironia di «mettere all'incasso quattro moralità valoriali in una campagna elettorale» allestendo rapidamente un «partitino dei valori». C'era già stata ieri su il Giornale la risposta di Gaetano Quagliariello, consigliere di Pera e presidente di «Magna Carta»: Ferrara non ha avuto la disponibilità di «rischiare sulla crescita di chi ti sta accanto», ma ormai «molti uomini e donne hanno avviato un percorso rivoluzionario per questo Paese e andranno avanti anche senza di lui, se sarà necessario».

Il percorso è il riconoscimento dell'identità e dei valori, dice Pera, contro l'attacco proveniente «dal terrorismo e dal fondamentalismo che si richiamano all'Islam». L'Europa ha proposto «due modelli sbagliati, il multiculturalismo e l'integrazione nazionalista e giacobina», ovvero la Gran Bretagna e la Francia: sempre «ghetti, incomunicabilità, conflitti». Per il presidente del Senato l'identità si difende «affermando i nostri principi, sostenendo i nostri valori». Il matrimonio eterosessuale «va tutelato, quello tra persone dello stesso sesso è un divieto morale dettato dalla nostra identità». L'aborto «può essere una tragica necessità ma resta una soppressione di una vita e di una persona», occorre far si che la «tragica scelta non si verifichi o si verifichi il meno possibile».

Alfredo Mantovano indica quattro cardini: «La difesa della vita, la tutela della famiglia, la, libertà di educazione e la libertà dal terrorismo». A suo avviso tutto ciò è correlato perché, per esempio, il diritto df aborto affiancato a quello dell'eutanasia e quindi, in prospettiva, la possibilità di sopprimere chi abbia un deficit (handicap, vecchiaia) prefigura «uno Stato totalitario nel quale l'uomo viene ridotto a strumento». E ancora: «La classe dirigente di centrodestra non può essere distratta e svogliata sull'essenziale difesa della vita innocente».

Magdi Allam esclama «Povera Italia! Povera Europa! Povero Occidente! Dobbiamo uscire dal sonno della ragione». Lo dice dopo aver elencato alcuni episodi per lui inaccettabili: l'assoluzione di Mohamed Daki «nonostante figuri in una lista dell'Onu per il suo coinvolgimento nell'11 settembre», l'attività «illegale della cosiddetta scuola islamica di via Quaranta a Milano che ha operato per quindici anni senza che nessun magistrato sia intervenuto», la mancanza di reazioni a settembre quando «Nabil Bayoumi, direttore della moschea El Nour, legittimò a Matrix il massacro dei bambini e dei civili-israeliani nonché il terrorismo di Osama bin Laden». Occorre per Allam aiutare «a crescere e a conquistare spazi» quei musulmani che stanno affrontando «una complessa e magnifica gestazione di idee liberali e di un pensiero critico che si basa sulla sacralità della vita».

Fiamma Nirenstein descrive un mondo «cristiano e dei musulmani moderati» attaccato «dal terrorismo islamico». E cita come esempio di identità di Israele il caso «della poliziotta incinta che ha tentato a Netanya di disattivare la bomba di un terrorista suicida e dello studente lavoratore che ha volontariamente bloccato col suo corpo quel terrorista salvando molte vite umane». La sfida di Israele, conclude, è «restare se stesso».


    

 

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