ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA | Lunedi18 marzo 2002 |
Roberto Buonavoglia
Naufragio di Otranto, liberi i tre scafisti
LECCE - «Il naufragio è avvenuto quantomeno in acque internazionali, se non addirittura albanesi»: per questo motivo i tre scafisti fermati dopo il naufragio dell’11 marzo, costato la vita a sei kosovari, sono stati scarcerati, perché ritenuti non perseguibili dalla legge per difetto di competenza territoriale. La decisione è stata presa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Vincenzo Scardìa, che ha deciso di non convalidare i fermi dei tre presunti scafisti albanesi bloccati dopo il naufragio avvenuto al largo di Otranto (Lecce). E non sono servite a nulla le scene descritte dal pubblico ministero Paola Guglielmi: l’esplosione sul gommone, le fiammate che uscivano dal serbatoio, le urla dei clandestini che si gettarono in mare e annegarono. Né è servito lo sforzo interpretativo del pm, il quale ha ricordato che il reato di naufragio colposo va perseguito anche se questo avviene in acque internazionali: «Vale il principio del luogo di primo approdo dei naufraghi». Sul difetto di giurisdizione il giudice può avere sbagliato, secondo il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (Alleanza nazionale): «Esiste una norma del Codice della navigazione secondo la quale la competenza si radica nel porto dove vengono portati i naufraghi». Quella mattina, fu la base area di Galatina (Lecce) dove atterrano gli elicotteri della Marina con i superstiti. I ventidue naufraghi (scafisti inclusi) descrissero la tragedia. Raccontarono di aver avuto pietà per i sei morti: «Abbiamo legato i loro cadaveri al gommone con una cima - dissero in lacrime - perché volevamo seppellirli in Patria». Ma neppure questi racconti hanno evitato la scarcerazione dei tre scafisti. Il difetto di giurisdizione ha fatto «cadere» il reato di naufragio colposo e quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il gip ha spiegato i motivi della decisione. Alcuni sottufficiali della Marina avevano raccontato di aver soccorso i naufraghi 30 miglia al largo di Otranto. Nell’informativa finale la distanza era stata ridotta a 20 miglia, comunque in acque internazionali. Da sabato sera i tre scafisti sono tornati in libertà. Hanno visitato un centro d’accoglienza, poi si sono diretti al porto di Brindisi in attesa del traghetto per l’Albania.
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