ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: Primo Piano   Pag.   6 )
Martedì 18 giugno 2002

Daria Gorodisky

L’INTERVISTA / Il sottosegretario Alfredo Mantovano: passi avanti sul controllo delle frontiere ci sono già stati

«Italia bocciata? No, e a Siviglia un’intesa si troverà»
La legge Bossi-Fini non rischia di contrastare con le posizioni che potrebbero emergere in seno all’Ue»



ROMA - L’Italia è tra i sostenitori, con Spagna e Inghilterra, della necessità di prevedere sanzioni a livello di Unione europea contro i Paesi che non cooperano nella lotta all’immigrazione clandestina. Alfredo Mantovano, in qualità di sottosegretario agli Interni del nostro governo e di esponente di An, come reagisce alla seconda bocciatura incassata su questa proposta ieri a Lussemburgo?
«Non si può parlare di bocciatura. Tutti questi vertici, compreso quello di ieri dei ministri degli Esteri, sono preparatori dell’appuntamento a Siviglia dei leader dell’Unione: si lavora ancora, ieri si è approfondito il tema e si è registrata soltanto una mancanza di accordo. Alla fine una soluzione si troverà, probabilmente basterà intendersi sul principio dell’automatismo evitando di vincolarsi a un rapporto rigido di causa-effetto. E poi a opporsi sono stati in pochi».

Ma al no di Francia e Svezia si sono aggiunte le perplessità di Portogallo e Finlandia. E anche la Germania ha «dubbi sull’efficacia» dello strumento sanzioni, come ha detto il ministro degli Esteri tedesco Fischer.
«Sono Paesi che contano, certo. Ma l’importante è condividere una logica comune e in questo senso sono stati compiuti molti passi avanti. Ancora due anni fa l’Europa riteneva che l’immigrazione clandestina fosse un problema che riguardava principalmente l’Italia, in parte forse la Spagna e la Grecia. Oggi invece c’è consapevolezza del fatto che è un tema di interesse generale: altre nazioni sono intervenute e si sono già raggiunti accordi come quello sulle polizie di frontiera. Se fosse dipeso solo da Bruxelles, saremmo ancora fermi».

In Italia il governo ha già previsto quelle sanzioni che l’Europa per ora non approva. L’articolo 1 del disegno di legge sull’immigrazione che sta per tornare all’esame del Senato parla proprio di «revisione dei programmi di cooperazione e di aiuto» verso i Paesi che non collaborano nella prevenzione dei flussi migratori illegali.
«Il testo dà la possibilità ma non obbliga, lascia un margine di elasticità. L’articolo 17 poi introduce già un’alternativa, cioè la restrizione della quota di ingressi concessa ai Paesi che non contrastano l’espatrio clandestino dalle proprie coste. Questo tipo di provvedimento è già stato applicato nella scorsa legislatura, per esempio nei confronti della Tunisia».

Ma se il no alle sanzioni dovesse resistere anche a Siviglia, la proposta di legge italiana, la cosiddetta Fini-Bossi, contrasterebbe con le norme Ue?
«I se lasciamoli maturare a Siviglia. E poi ripeto che non ci sono elementi rigidi, non è un problema di sanzioni ma di modulazione degli aiuti, alternando ampliamenti e restrizioni».

Sostituire alle sanzioni gli incentivi per chi collabora è proprio l’alternativa che propongono Francia e Svezia. An, che con la Lega ha sempre sponsorizzato una linea dura verso l’immigrazione clandestina, potrebbe accettare questa versione morbida?
«Penso che come sempre prevenire sia meglio che reprimere. Fermare il fenomeno a monte è certamente meglio che condizionarlo con il potenziamento delle forze di polizia: che naturalmente serve; ma quando poi una carretta del mare arriva con persone in pericolo di vita, la polizia deve per forza essere utilizzata in operazioni di soccorso. Però insisto, alla fine si troverà un’intesa tra i Quindici: basta trovare un punto tra automatismo ed elasticità».

           

   

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