ROMA - Sono 470.000 le pratiche di regolarizzazione concluse. 400.000 immigrati hanno ottenuto il permesso di soggiorno. Gli altri sono stati convocati per la firma del contratto. È questo il bilancio, ancora riservato, dell’attuazione della legge Bossi-Fini. Dopo una partenza difficoltosa e lentezze burocratiche, il Viminale imprime una forte accelerata. E promette di sanare tutte le posizioni entro la fine dell’anno. Ma ad aggravare la situazione ci sono i rinnovi dei permessi scaduti. Davanti agli Uffici Immigrazione, intasati dal carico di lavoro della sanatoria, si stanno creando lunghe code. Ieri a Milano ci sono stati momenti di tensione. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, replica alle critiche: «In sette mesi abbiamo fatto più del doppio del lavoro svolto nella sanatoria della legge Turco-Napolitano. E ora procediamo a ritmo sempre più accelerato. Finiremo nei tempi previsti».
I DATI - Erano 703.000 gli immigrati che hanno presentato domanda di regolarizzazione. Le richieste evase sono più del 66%. Una percentuale che schizza in alto in provincia: su 103 città interessate dalla sanatoria, più di 70 hanno già concluso il lavoro. Tra le prime: Oristano, Nuoro, Isernia, Brindisi, Caltanissetta. Il problema resta invece nelle cinque città dove maggiori sono state le richieste: Milano, Torino, Roma, Napoli, Brescia. Qui le percentuali scendono al 40-50%. Nelle altre, dove l’entità dell’afflusso è stata medio-alta, come Bologna, Firenze, Verona, Vicenza, Venezia, Genova, Caserta, Latina e Padova siamo a circa il 75%.
IL MINISTERO - «Nella partenza abbiamo avuto qualche lentezza - spiega il sottosegretario all’Interno Mantovano - dovuta in parte ai lettori ottici, in difficoltà nel leggere la grafia del cirillico e dell’arabo. Ma ora stiamo procedendo spediti. E siamo contenti che lo "sportello unico" per l’immigrazione sia divenuto una realtà in molte città».
RINNOVI - I problemi ora si stanno spostando sugli immigrati che hanno il permesso e lo devono rinnovare. O devono iscrivere i minori sul loro permesso. Ieri a Milano alla sede decentrata della Questura in via Cagni, a centinaia hanno atteso sotto il sole, con bambini piccoli, il proprio turno. I Verdi sollecitano l’intervento della Protezione civile. L’opposizione chiede al ministro Beppe Pisanu di «mettersi una mano sulla coscienza». Alberto Di Luca, presidente del Comitato Schengen, replica invitando il centrosinistra a mettersi una mano sulla bocca: «Chi oggi parla di una giornata di code - afferma - nel 1989 evidentemente non si occupava né di politica, né del dramma degli stranieri».
RICATTI - Minacciare chi non ha ancora il permesso di soggiorno in tasca è facile. Basta il datore di lavoro: «Non mi presenterò il giorno della firma del contratto». È già accaduto: anzi, secondo i sindacati è un fenomeno molto diffuso. La Filca-Cisl di Bologna ha denunciato il caso di un’impresa edile emiliana, titolare di un subappalto cospicuo, che ha assunto circa 120 immigrati e in cambio della domanda di regolarizzazione ha chiesto a ciascuno dai 1.500 ai 2.000 euro. Ma i ricatti sono continuati e lo stipendio non è mai arrivato. Alcuni degli immigrati si sono rivolti al sindacato che ha sporto una denuncia in procura.
CONSIGLI - Chi non vuole tornare dalle vacanze per regolarizzare la colf, può farsi sostituire da un’altra persona munita di un suo documento valido e di una delega firmata. Per gli immigrati resta il divieto di lasciare l’Italia fino a regolarizzazione avvenuta. Tuttavia in casi gravi, dimostrati da adeguata certificazione da presentare in questura, vengono concesse autorizzazioni a farlo. L’immigrato che perde il lavoro deve presentarsi lo stesso quando viene convocato: se ha un nuovo datore di lavoro si presenterà all’appuntamento con lui, altrimenti da solo e avrà sei mesi di tempo per cercarsi un’altra occupazione.
SOMMERSO - Sono molti gli immigrati che dopo aver perso il posto di lavoro non sono riusciti a trovarne un altro per la paura del datore di lavoro di infrangere la legge assumendo un clandestino, sebbene in attesa di regolarizzazione. Molti preferiscono addirittura far lavorare lo straniero «in nero». Il Viminale, nelle città più grandi, ha destinato a questi casi specifici uno sportello speciale, per fornire una corsia preferenziale ai lavoratori. Ma i sindacati sono scettici: alla fine della regolarizzazione saranno molti gli extracomunitari tornati alla clandestinità.