ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  IN PRIMO PIANO   Pag.   9  )
Martedì 19 novembre 2002

Dino Martirano

L’INTERVISTA

«L’ordinanza sarà bocciata dal Tribunale del riesame»


 

ROMA - È una «magistratura schizofrenica» quella che a Napoli e a Genova non riesce ancora a individuare i responsabili degli scontri verificatisi al Global Forum e al G8 e che ora, a Cosenza, contesta gravi reati associativi per quegli stessi episodi: «Così, se a Napoli e a Genova dovessero emergere accuse più circostanziate, quello che è successo a Cosenza avrebbe, per così dire, il "pregio" di aver bruciato il terreno». Non sono certo lievi i dubbi sollevati dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (An) sugli effetti dell’inchiesta calabrese: «Chi doveva intervenire non lo ha fatto mentre chi forse non aveva titolo lo ha fatto. Così, quando gli arrestati di Cosenza verranno liberati, avremo qualche "certificato di martirio" in più che si poteva anche evitare».

Il movimento torna in piazza a Napoli. Il clima è cambiato?
«Le preoccupazioni ci sono e anche l’intervento del ministro Pisanu lo sottolinea. Comunque, è emerso chiaramente che siamo di fronte a una decisione autonoma della magistratura, anche nella tempistica. Un’ordinanza così ponderosa non si scrive certo nei due giorni successivi a Firenze: per sintetizzare in modo rozzo, non è un siluro contro il movimento. Detto questo, però, siamo di fronte a un dato che crea preoccupazione: le manifestazioni finora sono andate bene, ma è pure vero che Napoli è una piazza difficile da gestire».

Qualcuno soffia sul fuoco?
«Ho sentito le valutazioni di Bertinotti. E mi sembra che il clima post fiorentino si stia faticosamente ricomponendo».

Ha letto l’ordinanza di custodia cautelare?
«I dubbi emergono già leggendo le imputazioni. Anche se nell’ordinanza si fa riferimento ai fatti (danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale) di Napoli e di Genova, si radica l’inchiesta in Calabria sulla base dell’avvenuta costituzione della associazione sovversiva a Cosenza nel maggio del 2001. Ma l’associazione sovversiva non è una Spa, non si va dal notaio per depositare l’atto costitutivo. Semmai è un’aggregazione di fatto».

Gli ordini di arresto supereranno il filtro del Riesame?
«Dall’ordinanza risulta che questa aggregazione aveva già attivamente operato a marzo del 2001, due mesi prima la sua formale costituzione, in occasione degli incidenti di Napoli. Come si fa, dunque, a ritenere competente la procura di Cosenza? Mi sembra quindi molto concreto il rischio che il tribunale della Libertà possa capovolgere la situazione. E ci potrebbe anche essere un ricorso di legittimità in Cassazione».

Ma il pm è autonomo.
«Ma in questo caso sembra di assistere a un atteggiamento schizofrenico della magistratura. Al di là dell’equilibrio dei singoli magistrati, che si deve presumere, oggettivamente tutto questo genera disorientamento. E dimostra quanto sia ampia la discrezionalità dell’autorità giudiziaria: in presenza di fatti gravi, filmati e certificati a Napoli e a Genova, non vi è l’intervento repressivo che pure ha la custodia cautelare. Invece in altra sede, per fatti che derivano da una complessa e analitica ricostruzione, si arriva a una misura così estrema».

Le risulta che il materiale raccolto dai carabinieri sia stato presentato ad altre procure prima di giungere a Cosenza?
«Ammesso che questa ricostruzione sia fondata, e ho i miei dubbi, all’autorità giudiziaria un’informativa di polizia può anche chiedere di arrestare il Santo Padre. Non è detto, però, che poi il magistrato debba disporre un provvedimento restrittivo nei confronti del Pontefice».

Parliamo delle ipotesi di reato.
«Sono reati associativi gravissimi, quelli che venivano contestati alle Br trent’anni fa. Senza polemica mi limito a ricordare ai colleghi della sinistra che nella scorsa legislatura è stata approvata una riforma di depenalizzazione e che ci furono alcuni emendamenti presentati dal centrodestra e dalla Lega per restringere l’area dell’operatività dei reati d’opinione: ma vennero respinti, anche in modo sdegnato dalla sinistra. E ora se c’è un ripensamento, ben venga: affidiamo alle commissioni Giustizia, o a un comitato ad hoc , lo screening delle norme che concedono una discrezionalità amplissima all’autorità giudiziaria».


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