ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO (Sezione: PRIMA PAGINA e Pag. 3) |
Lunedì 1 ottobre 2002 |
Piero Rossano MANTOVANO «Contro gli sbarchi Sicilia e Calabria facciano come in Puglia»
BARI — Un solo dato a beneficio dell’interlocutore che lo pressava al termine del suo intervento: «Nella provincia di Lecce, lo scorso settembre – ha ricordato ieri mattina il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano – abbiamo rintracciato solo cinque clandestini nei pressi della costa. Nei primi 20 giorni del settembre del 2001 erano stati invece 492». Questo per dire che più che limitato il fenomeno degli sbarchi clandestini sulle coste della Puglia, è diventato dall’inizio di quest’anno praticamente «impalpabile». E per riaffermare con forza il concetto che rende merito agli sforzi prodotti nei servizi di vigilanza delle coste, ma anche per meglio delineare la portata della nuova legge sull’immigrazione, la “Bossi-Fini”, Mantovano ha scelto il tavolo dei lavori dell’appuntamento promosso dall’Ufficio territoriale del Governo, a Bari nella Cittadella della Finanza su «L’immigrazione in Italia: aspetti normativi, istituzionali, demografici ed economici». «Dal 2001, ormai, la situazione in Puglia è nettamente migliorata. Lo spirito della nostra azione di governo, che è anche un auspicio, è che accada altrettanto nelle altre aree del Paese», ha detto ancora Mantovano in riferimento alle emergenze degli ultimi tempi rappresentate dagli sbarchi (anche tragici) sulle coste di Calabria e Sicilia. Per l’esponente di An, la diminuzione del fenomeno nel tacco d’Italia è «frutto di un complesso di circostanze: del miglioramento dei rapporti con il governo dell’Albania, in primo luogo – ha rilevato –; ma anche dei rinnovati sistemi di controllo la cui efficacia qui in Puglia è stata enormemente provata». E dell’uno come dell’altro aspetto della più generale questione si è discusso per l’intera giornata. A sollevare il primo era stato nel saluto d’indirizzo alle autorità presenti (ieri a Bari c’erano prefetti giunti da tutto il Sud) il sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia: «Per evitare altri episodi simili a quelli del ’91 a Bari occorre intervenire con maggiore fermezza sui governi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo», ha auspicato quest’ultimo. E sul punto, oltre alle precisazioni di Mantovano, è stato a margine dei lavori il prefetto Anna Maria D’Ascenzo, capo del Dipartimento del Viminale per l’immigrazione, a fare il punto: «Qui dalla Puglia abbiamo cominciato gli accordi bilaterali con l’Albania e i Paesi della ex Jugoslavia, fornendo loro mezzi e aiuti economici. Adesso stiamo per chiudere protocolli analoghi con la Tunisia, a giorni, e con l’Egitto». Resta da definire il rapporto con la Libia, l’ultimo accertato terminale di partenza delle rotte dei disperati verso l’Occidente. «In questo caso abbiamo incontrato alcune difficoltà», ha svelato D’Ascenzo. Per il controllo delle sue coste la Puglia vede dispiegati, ancora oggi, 1.500 militari della sola Guardia di Finanza. Lo ha ricordato sempre ieri il generale Luciano Pezzi, comandante della Scuola allievi delle Fiamme gialle di Bari. Un numero di forze suddiviso fra 66 unità navali, cinque elicotteri e altri sofisticati strumenti per l’intercettazione di navi e motoscafi leggeri. «Un modello che adesso bisogna replicare anche più a Sud» ha lasciato intendere Mantovano che, durante la visita alla mostra di foto risalenti allo sbarco della Nave Vlora del 1991 che il sottosegretario ha inaugurato in compagnia del prefetto di Bari Tommaso Blonda, non ha mancato di replicare a distanza (lo aveva già fatto durante il dibattito) alle critiche del centrosinistra sulla nuova legge. «Basta illustrarla – ha detto fra le altre cose – per smontare tutti i rilievi mossi. Il fatto è che l’opposizione non l’ha nemmeno letta, commenta senza sapere». Sulla “Bossi-Fini” Mantovano ha detto che si ispira «alla necessità di collegare la presenza degli immigrati sul territorio nazionale con un lavoro onesto e svolto con un contratto» e che entro l’anno, al massimo entro l’inizio del 2003, «il governo stabilirà le quote per i nuovi ingressi di immigrati». Piero
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