ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO      Pag.    3)
Domenica 1 maggio 2005

Fabrizio Caccia

In semilibertà da sei mesi. Castelli: non parlate più di amnistia. Mantovano: rivedere le regole. Di Pietro: negli Usa sarebbe finito sulla sedia elettrica

 

 «Non doveva essere libero». Polemiche sulla scarcerazione


 

ROMA - La semilibertà di cui godeva «il massacratore del Circeo», Angelo Izzo, sospettato ora di aver ucciso di nuovo in Molise, «non deve scandalizzare»: proprio così dice l’avvocato Leone Zeppieri, che insieme al padre Giorgio, decano del foro pontino, difese l’assassino all’epoca del processo per la morte di Rosaria Lopez. «Alla semilibertà si può accedere dopo aver scontato metà della pena - spiega l’avvocato Zeppieri - La richiesta la presentò a suo tempo mio padre, si tratta di un normale iter giuridico». Già, ma nel frattempo è scoppiata la bufera. «Qua bisogna metter da parte il politically correct - dice sconvolta Jole Santelli, di Forza Italia, giovane sottosegretario alla Giustizia - e avviare una seria riflessione in Parlamento per trovare risposte reali a reati tanto gravi».

«In America Izzo sarebbe finito già 30 anni fa sulla sedia elettrica o comunque non sarebbe certo più uscito di prigione - commenta duro Antonio Di Pietro, l’ex simbolo di Mani Pulite, oggi leader dell’Italia dei Valori - Io sono contrario alla pena di morte, ma credo sia arrivato il momento di restringere le maglie della legge».

«Solo un magistrato folle può aver messo fuori una belva come lui - protesta Carlo Taormina, avvocato e deputato di Forza Italia - Attenti, però, a criticare l’istituto della semilibertà: in 99 casi su 100 essa aiuta davvero il detenuto a reinserirsi. Il problema è che non va concessa in maniera così automatica. Non vorrei, piuttosto, che a Izzo gliel’avessero riconosciuta per qualche favore fatto da confidente: perchè lui ha sempre e solo raccontato fregnacce».

Il ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, aggiunge: «Ora si scateneranno le dichiarazioni giustizialiste, magari anche da parte di quanti fino a poche ore prima parlavano di amnistia. Da parte mia, invece, mi sono sempre dichiarato contrario a provvedimenti generalizzati di clemenza. Vorrei richiamare inoltre l’attenzione di chi fino a ieri chiedeva un indiscriminato svuotamento dei penitenziari, su cosa questo possa significare per la sicurezza delle persone oneste. Prima viene Abele, poi Caino...».

Massimo Brutti, responsabile Ds per i problemi della giustizia, è cauto: «Troppo facile adesso prendersela con i benefici previsti dalla legge Gozzini oppure scagliare attacchi gratuiti contro i magistrati di sorveglianza. Il problema è la vigilanza. Chi si macchia di crimini tanto orrendi va sottoposto a controlli, anche se si trovi in semilibertà».

Alfredo Mantovano, responsabile An per i problemi dello Stato e presidente della speciale commissione che decide i programmi di protezione per i «pentiti», assicura in primis che Izzo non è mai stato un «collaboratore di giustizia». Il problema vero, secondo lui, è un altro: «Dobbiamo dare una registrata - dice - a tutti i benefici dell’ordinamento, che sommati insieme finiscono per abbattere la pena iniziale. Il governo aveva preso una iniziativa, quella del parlamentare Cirielli, che mirava a rivedere i tetti dei benefici concessi. Ma poi la legge Cirielli è diventata un’altra cosa». «La verità - taglia corto il criminologo Francesco Bruno - è che Izzo doveva essere messo in manicomio a suo tempo. Io lo dissi nell’80 che avrebbe ucciso ancora, ma la richiesta di perizia psichiatrica fu ignorata. E ora abbiamo due vittime in più».


    

 

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