ROMA - Contro l’ingorgo di pratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati, che ha già messo in ginocchio questure e commissariati, il governo chiede nuovamente aiuto alle Poste. Il servizio «non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato» e, dunque, verrà pagato dagli extracomunitari che così potranno presentare le loro domande direttamente agli sportelli postali: qui verranno identificati e riconvocati per la risposta che arriverà dopo le verifiche affidate sempre e comunque alla Direzione per l’immigrazione del ministero dell’Interno. Tutto nasce dal «collo di bottiglia» creato dalla legge Bossi-Fini che, tra l’altro, ha introdotto il rinnovo annuale del permesso di soggiorno, gettando nel caos le questure. Nel ’99, l’immigrato regolare poteva anche ottenere un documento valido 4 anni mentre con la nuova disciplina le verifiche in commissariato si sono moltiplicate: così i tempi di risposta sono arrivati fino a 12 mesi. Risultato: col cedolino in tasca niente ritorni in patria (fatta salva la circolare della scorsa estate che ha autorizzato i viaggi all’estero da luglio a settembre) e poche certezze per i contratti di lavoro.
PERMESSI - Il primo a rendersi conto della gravità della situazione è stato il ministro Giuseppe Pisanu che ha chiesto al Parlamento una norma correttiva per alleggerire la pressione sulle questure. Ma con la Lega contraria ad affidare ai comuni i permessi e alla biennalizzazione dei rinnovi, è stato necessario individuare una soluzione di compromesso per evitare il collasso. E le Poste, che con l’impulso del sottosegretario Alfredo Mantovano (An) avevano superato la prova della regolarizzazione del 2002 con la gestione di oltre 700 mila pratiche personali, sono tornate ad essere il partner ideale del ministero. Ieri sera, se non fosse saltata la seduta al Senato per mancanza del numero legale, la Cdl avrebbe approvato un emendamento sui permessi di soggiorno al ddl di conversione del decreto legge correttivo della Bossi-Fini. La proposta di modifica, ispirata dal Viminale, riguarda le «Disposizioni urgenti in materia di rilascio e rinnovo di permessi di soggiorno». Per il sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì (FI), che è stato incaricato da Pisanu di seguire il provvedimento, «si tratta di affidare in outsourcing la raccolta e il trattamento dei dati affidandosi a una buona rete di sportelli distribuita sul territorio».
IL SENATO - Nell’emendamento 1.0.14, che verrà posto in votazione stamattina, non si parla di Poste italiane. Ma la formulazione dell’articolo 1 bis è disegnata in modo da escludere i comuni, ancora non affidabili secondo il Viminale, e per includere le Poste. Il ministero dell’Interno potrà dunque «stipulare, senza oneri aggiuntivi per la Finanza pubblica, convenzioni con concessionari di pubblici servizi o altri soggetti non pubblici per la raccolta e l’inoltro agli uffici dell'amministrazione dell’Interno delle domande, dichiarazioni o atti dei privati indirizzati ai medesimi uffici.... Con decreto del ministero dell’Interno, si determina l’importo dell’onere a carico dell’interessato al rilascio dei provvedimenti richiesti». C’è da chiedersi, ora, perché la soluzione di affidare i permessi di soggiorno alle Poste (che già movimentano i passaporti dei cittadini italiani) non sia stata adottata fin dall’inizio. E, invece, per intervenire si sia dovuto attendere la parziale bocciatura della Bossi-Fini da parte della Consulta (perché la legge non garantiva i diritti fondamentali degli immigrati nel procedimento di espulsione coatta). Eppure l’ingorgo delle pratiche di rinnovo va avanti da almeno un anno. E in alcune aree gli imprenditori hanno sostenuto esperienze pilota: è successo in provincia di Brescia dove 43 comuni raccolgono le domande che poi vengono recapitate alla Questura per le verifiche. Invece a Torino e a Ivrea, la polizia si affida agli Sms con i quali, a partire dal 25 ottobre, gli stranieri potranno prenotare l’appuntamento per il rinnovo del soggiorno.
LE CODE IN QUESTURA Con l’introduzione del rinnovo annuale del permesso di soggiorno (che prima poteva essere valido per quattro anni) si è verificato un accumulo di pratiche a carico delle questure. Con la nuova disciplina le verifiche dei commissariati si sono moltiplicate e i tempi di risposta per gli immigrati si sono allungati
I NUOVI SPORTELLI
Davanti alla marea di pratiche in ritardo, il governo ha deciso di chiedere aiuto alle Poste. Gli extracomunitari presenteranno le domande direttamente agli uffici postali e il servizio sarà pagato dagli stessi richiedenti
LE VERIFICHE
Gli impiegati postali identificheranno gli immigrati e li riconvocheranno per la risposta, dopo che la Direzione per l’immigrazione del ministero dell’Interno avrà fatto i relativi controlli