ROMA - Il «no» del cardinal Ruini ai «piccoli matrimoni» perché «contrari alla Costituzione» innesca una nuova polemica sui Pacs (Patti civili di solidarietà). La Cdl plaude al presidente della Cei e marca su questo tema la differenza dal centrosinistra, sottolineando con il ministro Baccini (Udc): «La divisione di fondo è sulla sopravvivenza della famiglia». L’Unione colta in piena polemica interna sulla proposta lanciata da Rutelli di abbandonare i «patti» e ripiegare su meno impegnativi «contratti», stenta a trovare una via unitaria. Ds, Verdi, Italia dei Valori e Rifondazione, protestano, assieme ai radicali, per «l’interventismo» dei vescovi. Il leader dell’Unione, Romano Prodi, fatica a sposare (o a far convivere) le diverse posizioni con quelle sue personali. Dopo l’attacco subìto dall’ Osservatore Romano per l’apertura alle coppie di fatto ci tiene a puntualizzare a Famiglia Cristiana di non aver «mai pensato di favorire i matrimoni gay». E sulle parole di Ruini evita commenti. Salvo esternare il proprio «rispetto» per la posizione «di un responsabile così elevato della Chiesa» e convenire con lui sul «poco sostegno alla famiglia che è stato fatto fino a questo momento».
PRODI - Al direttore del settimanale cattolico, don Antonio Sciortino, Prodi invia una lettera ribadendo: «Non ho mai sostenuto l’opportunità e la possibilità di matrimoni tra persone dello stesso sesso, né è mia intenzione proporre provvedimenti che mettano minimamente in discussione la famiglia». E ricorda di essersi pronunciato contro i matrimoni gay e contro la linea Zapatero. Questo però, specifica, «non significa che anche nei casi di unioni tra persone dello stesso sesso non vi siano ingiustizie da sanare, affinché si abbia un completo rispetto delle scelte individuali che non possono essere socialmente discriminate».
CONTRO RUINI - L’interpretazione della Costituzione in chiave anti-Pacs indigna il radicale Capezzone: «Quello di Ruini è un vero programma di governo. Peccato che non spetta (ancora) a lui farlo», denuncia. Il ds Turci attacca «l’interventismo inaccettabile» del cardinale. E la Melandri aggiunge: «I Pacs non tolgono diritti a nessuno, ma ne concedono a chi non ne ha mai avuti». Di Pietro (Idv) ricorda che «l’Italia è uno stato laico e sovrano» che deve tutelare i diritti di tutti.
CONTRO RUTELLI - Nel merito dei Pacs l’Unione è ancora più divisa. Si va da Bertinotti che li considera «il minimo indispensabile», a Mastella (Udeur) apertamente contrario. La proposta di Rutelli complica invece di semplificare le cose. Chiti (Ds) lamenta la mancanza di «spirito di squadra» di queste iniziative, e Di Pietro la definisce una «furbata» per distinguersi. Ma anche dalla stessa Margherita non arriva particolare sostegno al presidente. E anche i suoi più fidati, come Gentiloni, Realacci e Giachetti, dicono apertamente di non essere d’accordo. Ne discuteranno oggi nell’esecutivo del partito.
CON RUINI - Il Polo glissa sulla strigliata del cardinale per lo scarso sostegno alle famiglie. E loda il suo no ai Pacs. Baccini (Udc) esalta l’appello «alla centralità della famiglia». Mantovano (An) rileva come le indicazioni di Ruini «non riguardino interessi cattolici bensì il bene dell’uomo». Calderoli (Lega) attacca la sinistra «razzista contro la normalità». Mentre il ministro Buttiglione (Udc) approva la proposta dei Ccs e dice: «Con Rutelli si può dialogare, con Prodi è fuori discussione».